Mandragora «Carnal Cage» [2011]

Mandragora «Carnal Cage» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Karmator »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1528

 

Band:
Mandragora
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Titolo:
Carnal Cage

 

Nazione:
Lituania

 

Formazione:
Arvydas Grišinas: Voce
Rimas Ganseniauskas: Chitarra
Kirill Degtiarenko: Chitarra
Vilius Stasauskas: Batteria
Almantas Jasiūnas: Chitarra Folk

 

Genere:

 

Durata:
48' 18"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ci troviamo questa volta nelle fredde terre Lituane per ascoltare il secondo album dei Mandragora, una band che negli ultimi anni si è pian piano creata un nome nella propria nazione. Dopo essersi esibita al Wacken nel 2006 e aver condiviso il palco con Benediction e Gamma Bomb, il 2011 diventa per loro il grande scalino da superare a pieno voti per confermare la loro ottima attività musicale. Con il fortunato debutto "At The End" coloro che già conoscevano questa realtà Lituana sicuramente non stavano aspettando altro che un nuovo album in Studio. "Carnal Cage" si presenta a noi con una copertina non proprio d'impatto e un totale di 9 canzoni, ma come dice il detto: l'abito non fa il monaco. Iniziamo quindi subito con la opening-track "Masquarade" che in sordina grazie ad una miscela folk molto nordica ci accompagna all'inizio della canzone, che esplode in un insieme di suoni tipicamente melodeath. Si scatena poi un riff thrash cattivo, arrogante ma potente che ci prende fin da subito. Il Bridge, da head-banging e da pogare, passa poi ad un intermezzo classico del genere per riprendere la brutalità iniziale e chiudersi con la voglia di sentire tutto l'album. "In Doubt" ha una struttura molto più Wiking metal, sonorità che si accompagnerebbero molto bene in una scena di guerra medioevale, ma fino ad ora di Melodic Death Metal ho sentito poco. "Desolates Fields" porta con se la cattiveria dei riff e della distorsione di questo gruppo che da davvero molto effetto alla loro musica. Qui la cavalcata delle chitarre e un tappeto velocissimo di batteria sono i due ingredienti chiave della canzone, ma rimango sempre nel dubbio del perché si presentino come gruppo Melodeath. "Unconsciousness" ci porta a metà del disco e quello che ci presentano è qualcosa che è già stato ascoltato poco prima nell'album. Riff thrash, intermezzi velocissimi e classiche cavalcate con le chitarre, tutto già utilizzato e la voce non da segno di cambiare tonalità o sfaccettatura, sempre un growl diretto misto a qualche pezzo in pig squeal. "Curse of Existance" presenta un ottimo intro, ma sempre non Melodeath. E' un misto tra Thrash e Wiking, ma con la questa traccia possiamo ascoltare qualche linea musicale un po' più elaborata e diversa rispetto a prima. Diciamo che man mano che i secondi passano però possiamo dire che questa canzone finalmente è di stampo Melodic Death Metal. "Walk To Fall" inizia sempre in maniera puramente Thrash spacca ossa, lasciandoci poi con un riff molto originale e brutale. Il ritornello non so come mai, ma mi ricorda molto gli ultimi lavori dei Megadeth. Per il resto classica costruzione di una canzone con riff e ritornello che si susseguono. "Uknown" possiede un intro che è l'unico vero intro Melodeath sentito fino ad ora. Molto orecchiabile e colmo di suoni, lascia spazio poco dopo ad un riff che ci prende subito. Il ritornello contiene le sonorità iniziale mischiate con qualche altra nota perfetta per un pezzo finalmente al 100% Melodeath. "Sand And Dust" è nuovamente una canzone che descrive perfettamente cosa suonano, avessero fatto tutte le tracce in questo modo sarebbe stato un grandissimo disco. Per rendervi l'idea, in queste tracce finali sembra di ascoltare sotto l'aspetto vocale gli Amon Amarth, sotto quello strumentale gli Insomnium. "After" chiude l'album in maniera eccezionale, lasciando come ultima traccia quella più tranquilla e calma, una specie di balda metal. Apprezzabile il gesto e sicuramente bellissima canzone. 3:24 minuti strumentali in cui la voce di tutto il pezzo è l'assolo melodico della chitarra che ci lascia vagare un po' con la testa.
Purtroppo cari lettori metallari questo album non è ancora la prova finale per i Mandragora per diversi motivi. Punto primo 3/4 dell'album non è assolutamente Melodeath, ma molto Thrash metal misto a qualche pezzo in Viking. Punto secondo la fantasia si è fatta notare solamente alla fine, quindi un coloro che non leggeranno questa recensione e compreranno il CD per sbaglio sicuramente non aspettano la sesta canzone per ascoltare un po' di sano Melodic Death Metal. Punto tre la voce rimane piatta dalla prima all'ultima frase, secondo me ci stava molto bene un poco più di pathos. Punto quattro non si può fare Melodic senza la presenza di un bassista nella line-up, è un elemento fondamentale!!
In conclusione è un mezzo passo falso, le idee ci sono sicuramente ma bisogna svilupparle ancora un po'. Aspetteremo dunque il terzo album.

Track by Track
  1. Masquarade 70
  2. In Doubt 65
  3. Desolated Fields 60
  4. Unconsciousness 60
  5. Course of Existance 70
  6. Walk To Fall 70
  7. Unknown 70
  8. Sand and Dust 70
  9. After 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
66

 

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