Sothis «Fusion» [2006]
Sothis
Titolo:
Fusion
Nazione:
Italia
Formazione:
Devis Ercole :: Guitars
Gaetano Ettorre :: Bass
Michele Melchiorre :: Drums/Vox
Franco Topitti :: Vox
Adriano Quaranta :: Guitars
Genere:
Durata:
40' 0"
Formato:
2006
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Era il 31 Gennaio 2003 quando al Riverside di Marta, un fantastico locale nella provincia di Viterbo,
ora chiuso per fare spazio ad un ristorante, conobbi per la prima volta i Sothis e già al tempo mi resi conto che stavo dividendo il palco con un gruppo che avrebbe fatto parlare di se.
Oggi mi arriva tra le mani 'Fusion' il loro primo full lenght album e le premesse che avevo intuito in quel di Viterbo sono state mantenute e addirittura superate.
Già comunque il combo dei cinque ragazzi di Teramo, con il loro terzo demo 'Instinct' registrato presso i Temple of Noise, si era fatto spazio
all'interno del panorama underground italiano ed europeo collezionando ottime recensioni su webzines e riviste specializzate tra cui Metallus, Heavy Metal Universe (FRA.), EUTK.it, Metal Italia, Metal Shock (Watch Out), Metal Maniacs,
Holy Metal, Haternal, Stargazer, Metal Empire portandolo a dividere il palco con nomi importanti della scena metal europea e non tra cui Shaman, Entombed, Inpaled Nazarene, Konkhra, Lacuna Coil, Eldrich, Centurion, Undertakers, Teatres Des Vampires.
Era quindi necessario e atteso il loro primo debutto per un'etichetta con un prodotto di maggiore qualità e durata dove si potessero apprezzare più dettagliatamente le capacità di questi ragazzi.
Ascoltando 'Fusion' si posso trovare influenze dai più disparati gruppi della scena death thrash, dagli In Flames di 'The Jester Race', ai Testament di 'The Gatheting' passando dai Metallica, quelli di '..And justice for all' il tutto rielaborato e personalizzato secondo uno stile originale che contraddistingue il suond di questo gruppo. Data la commistione di tutte queste influenze è riduttivo, secondo me, classificare questo disco sotto l'etichetta di thrash metal, a tratti infatti ci si sposta da atmosfere di death melodico
di stampo svedese a bordate di furia distruttiva tipiche del thrash americano, con inserti chitarristici squisitamente azzeccati e ripresi dal classico heavy metal.
Lo screming di Franco Topitti, ricorda molto quello che Thomas Lindberg faceva con i suoi At the Gates, cattivo, incessante, senza pietà, lasciando spazio di tanto in tanto, su pezzi come 'Skeletal Presence' e 'Turn Off the Light', a inserti puliti molto simili a quello che propone Bjorn Strid nei Soilwork.
Le chitarre, magistralmente suonate da Devis Ercole e Adriano Quaranta, rafforzate ottimamente da Gaetano Ettorre al basso suonano massicce, potenti, precise coniugando ottimamente momenti di furia cieca a spazii più melodici, il tutto condito da un gusto e da un'originalità che è molto difficile riscontrare oggigiorno. Il drumming di Michele Melchiorre, a mio modesto parere, è incredibile sia dal punto di vista tecnico che dal punto del groove. L'uso molto azzecato dei piatti, lo sviluppo di soluzioni ritmiche molto azzeccate ed originali, il gusto nell'accompagnamento del pezzo delineano un musicista che conosce a menadito il genere che suona e lo fa suo. In molti passaggi ricoda il miglior Dave Lombardo ma per il mondo in cui interpreta ritmicamente
i pezzi e la ricchezza dei tempi mi riconda molto Richard Evensand (ex Soilwork).
'Fusion', sempre registrato ai Temple of Noise, si snoda in pezzi molto ispirati dal punto di vista compositivo, come 'Dust', dove viene lasciato spazio anche a frangenti quasi elegiaci con le chitarre designate a tessere intrecci melodici che riportano alla mente paesi fatti di neve e fiordi.
L'opener, 'The Purifier' ha il suo incipit con un palese omaggio a 'Blackened' dei Metallica ma poi si evolve in fraseggi orietaleggianti, molto interessanti e particolari.
'Skeletal Presence' a mio parere la migliore del disco, è contraddistinta da tutti gli ingredienti che delineano un vero e proprio capolavoro, melodia, bei riffs, potenza e concretezza.
Andando ad analizzare la produzione del disco direi che è forse una delle migliori che ho sentito provenire dalla penisola, un bel suono definito e preciso, tutti gli strumenti sono ben valorizzati, il suono di batteria, in particolare, è molto presente, a tratti forse un po troppo invasivo.
Non mi sento di dover fare alcun appunto a questi ragazzi anche perchè un disco di questa portata è raro da queste parti, potrei tranquillamente affermare che questo è un prodotto che non sfigurerebbe in un panorama molto più competitivo come quello europeo.
Un consiglio a tutti coloro a cui piace sentire buona musica, trovate il modo di ascoltarlo e non ne rimarrete delusi.
Track by Track
- The Purifier 90
- Blood Effect SFX 85
- Dust 87
- Beyond the Bound 83
- Psychonoise 80
- Skeletal Presence 93
- Turn Off the Light 84
- RIP 88
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 85
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
85Recensione di BlackWingAngel pubblicata il --. Articolo letto 2269 volte.
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