Wojtek «Petricore» [2023]

Wojtek «Petricore» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Susie Ramone »

 

Recensione Pubblicata il:
05.02.2024

 

Visualizzazioni:
647

 

Band:
Wojtek
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Titolo:
Petricore

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Simone Carraro: basso & cori;
Francesco Forin: batteria;
Mattia Zambon: voce;
Morgan Zambon: chitarra & cori
Riccardo Zulato: chitarra & cori.

 

Genere:
Heavy Rock

 

Durata:
38' 27"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
19.09.2023

 

Etichetta:
Fresh Outbreak Records
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Shove Records

Teschio Dischi
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Doppio Clic Promotions
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Recensione

Un sound che spazia dallo sludge al post-hardcore, sfociando in macigni sonori sinistri, lunghissimi, grevi e destrutturati. Sembra essere questo il fulcro di “Petricore”, il nuovo album dei Wojtek. Pubblicato a settembre del 2023, il quarto lavoro del gruppo veneto costituisce la risultante di una collaborazione tra più label: Flames Don’t Judge, Fresh Outbreak Records, The Fucking Clinica, Dio Drone, Shove records, Violence in the Veins e Teschio Dischi. Il titolo “Petricore” è stato scelto per il significato letterale del termine, che rievoca l’odore della pioggia sulla terra asciutta, e simboleggia una “rinascita” spirituale dei componenti del quintetto provenienti dalla provincia di Padova: Simone Carraro al basso e cori, Francesco Forin alla batteria, Mattia Zambon alla voce, Morgan Zambon e Riccardo Zulato alle chitarre e cori. I sei brani, che hanno un’ampia durata, arrivando – in alcuni casi - a superare gli otto minuti, sono contrassegnati da un minimo comune denominatore: una linea vocale che, in un mix di growl e scream, sovrasta le parti di tutti gli strumenti, sconfinando spesso in urla e lamenti disumani. Sono tutti in inglese tranne Giorni persi”, il primo brano in italiano che ha anticipato l’uscita dell’album.
Più che aver composto canzoni, sembra che i Wojtek abbiano vomitato la parte più oscura della loro anima e, perché no, dell’inconscio collettivo. I cori elementari e frequenti, le “strutture destrutturate”, il riverbero della chitarra, la piattezza delle parti strumentali, i frequenti ma spesso non decisamente appropriati cambi di ritmo, rendono ancora più pesante l’ascolto di questo album, che corrisponde – a detta degli stessi Wojtek – a rumore vero e proprio. Ma forse è proprio questo l’obiettivo del quintetto: generare un pathos greve, trascinare implacabilmente il fruitore in un cupo viaggio nel loro essere, nel loro eterno dolore esistenziale, costringendolo ad abitare una prigione sonora di oscurità.

Track by Track
  1. Hourglass 40
  2. Dying breed 30
  3. Now that you’re gone 20
  4. Giorni persi 25
  5. Inertia reigns 30
  6. Hail the machine 20
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 40
  • Qualità Artwork: 30
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 45
Giudizio Finale
32

 

Recensione di Susie Ramone pubblicata il 05.02.2024. Articolo letto 647 volte.

 

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