Recensione

“Marching On” è un motto che fa parte un po’ dello spirito di ogni metallaro che si rispetti e che gli Highwind, band di Civitavecchia qui alle prese con il proprio secondo demo, devono aver molto caro, tanto da elevarlo a titolo dell’opera che qui vi presentiamo.
La band è attiva da circa cinque anni, con una formazione abbastanza stabile, e ci propone un heavy metal dalle tinte epicheggianti, dove le tastiere hanno un ruolo decisamente importante, complice anche una registrazione e un missaggio di buon livello, nel definire il sound senza schiacciare gli altri strumenti, chitarre in primis. Il loro utilizzo è quasi più da Hollywood metal che hard-rock, come le influenze della band avrebbero lasciato presagire, senza però risultare mai fastidiose o soverchianti e lasciandosi andare qua e là a passaggi pianistici ben riusciti.
La confezione del demo, sia dal già citato punto di vista audio che da quello dell’artwork, è decisamente buona, anche se forse la voce risulta un tantino alta, così come buona è la prova dei singoli, in particolare del drummer Ruben Ramirez e del tastierista Dario Morgillo. Anche il vocalist Enrico Giannacco, dotato di una voce acuta, squillante e pulita, offre una buona prestazione anche se talvolta appare un po’ freddo nell’interpretazione e qua e là eccede nei vibrati.
Il dittico di apertura è composto da “Spirits of The Earth” e dalla title-track, due pezzi dalla metronomia medio-alta ben costruiti che possiedono strutture abbastanza articolate, con qualche stacco sognante dal sapore medievaleggiante e buone melodie. La successiva “Fairytales” è la ballad “di rito” con chitarre acustiche intrecciate a quiete partiture di pianoforte, con un buon break centrale che irrobustisce il tutto prima del solo, e via verso l’outro. “Bringer of Madness” è il brano di chiusura del demo ed è anche il pezzo più “lanciato” e power-oriented, con il pianoforte a cesellare melodie su rocciose parti di chitarra.
“Marching On” è dal punto di vista formale un lavoro molto buono, fatto con cura, professionalità e passione che risulta piacevole ed efficace anche dopo diversi ascolti. Per ciò che riguarda il songwriting i nostri mostrano infatti buone capacità anche se dei miglioramenti, che si ottengono solo con l’esperienza, possono essere ancora fatti, soprattutto per integrare meglio i vari passaggi e le diverse atmosfere così come per ottenere melodie più catchy, che in una proposta come quella degli Highwind non fanno mai male.

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