Legion of Darkness «Legion of Darkness» [2003]
Legion of Darkness
Titolo:
Legion of Darkness
Nazione:
Italia
Formazione:
Flagellum (Guitar, bass, backing vocals, drum-programming)
Lord INferos (Vocals, Guitars)
Genere:
Durata:
18' 20"
Formato:
2003
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Il duo sicialiano si è formato alla fine del 2001 ed ha prodotto nel 2002 il primo demo a titolo "Hymns to Blasphemy" che però ha avuto solo una piccola distribuzione locale.
L'anno scorso i due agguerriti palermitani hanno confezionato il demo che sto per recensire, e dal loro sito leggo che stanno per iniziare la produzione del loro debutto discografico (autoprodotto) sulla lunga distanza.
Ma basta ciarlare ed addentriamoci per i sentieri oscuri che l'iconografia dell'efficace (seppur spartana) copertina lascia presagire.
Apre le danze (è proprio il caso di dirlo) "La Danza del Satiro", uno strumentale molto semplice nel riffing, ma interessante nelle armonizzazioni tra le due chitarre, inframezzate da un bell'arpeggio.
Parte subito con un tempo veloce la successiva "This Woods ...", interessante nel riffing e nell'impostazione vocale, che ricorda molto una delle influenze che cita la stessa band: i Behemoth dei primi periodi, nonché quella di mostri sacri del genere, quali sono Dark Throne ed Immortal.
Il problema principale risiede nella produzione del demo: la batteria (programmata) suona sin troppo finta, ed i vari strumenti risultano un pò troppo scollati tra di loro. Non sto parlando di scelte sonore (visto che, per esempio, le chitartre zanzarose in questo tipo di black metal suonano fottutamente bene!), ma proprio di difetti di mixing.
Purtroppo, i demo di questi ultimi anni suonano tutti molto meglio di questo, ed è un vero peccato perché i LoD ci sanno davvero fare nel miscelare le varie situazioni ed umori di cui sono composti i loro brani, così ben arrangiati e mai noiosi nei vari cambi di tempo.
Un arpeggio molto triste apre la successiva "All This.." dai rimandi sospesi a metà tra la musica di certi western e le sonorità ispaniche che spesso si sentono nei film d Almodovar.Sopra questi intrecci musicali, si può sentire una voce recitata con discreto pathos.
Davvero buona l'impressione che suscita la successiva "Ancient Pagan Rites", che dopo un inizio veloce si assesta su un mezzo tempo sostenuto da un buon riffing delle due chitarre, che disegnano melodie malsane. La voce è in classico stile black-metal nordico alla Dark Throne/Immortal.
Un altro ottimo pezzo in cui però si possono ascoltare i limiti della batteria programmata.
Insomma, il combo palermitano è un'ottima realtà che paga qualche piccola inesperienza ma che mostra degli ottimi numeri, che spero riesca a giocare con il debut che stanno confezionando in questo periodo!
Prendere in considerazione l'utilizzo di un drummer in carne ed ossa potrebbe aiutarli molto.
Consiglio loro, visto che non mi sento di imporre il mio punto di vista su quelle che sono le scelte della band, quantomeno di chiedere aiuto di un batterista nella fase di programazione della drum-machine: risolverebbe loro alcune "incertezze"nei cambi di tempo!!!!
Consiglio, infine, a tutti voi che state leggendo questa recensione di contattare la band al loro sito, per conoscere meglio questo promettente gruppo palermitano!
Track by Track
- La Danza del Satiro 65
- The Wood Stretched Inside Me 75
- ... All This will Become Past 65
- Ancient Pagan Rites 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
65Recensione di Alcio pubblicata il --. Articolo letto 2774 volte.
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