Recensione

Self titled datata 2007 per i sardi Deviant Cult. La band unisce il Death Metal di chiaro stampo Svedish con connotati Thrash-Black (anche se di Black c’è ben poco a mio parere).
I nostri, formatasi quasi un lustro fa, hanno ricevuto nel corso del tempo continui elogi per quanto riguarda i testi e le singole composizioni. E come dare torto ai giudicanti ? Le liriche sono molto oscure e inquietanti, affascinanti per così dire.

Nel maggio 2006 i nostri sono stati votati come migliore demo del mese su niente popò di meno che Metal Hammer. Il sottoscritto possiede almeno gli ultimi 4 anni di numeri della suddetta rivista specializzata e ben si ricorda di quel maggio 2006 in cui mi chiedi chi diamine fossero i Devian Cult. Beh, ora lo so.
I nostri non sono ancora entrati nella mia top ten di band favorite ma se continuano di questo passo, di certo faranno il loro ingresso nel migliore dei modi.

Vi aspettate “pulizia sonora” Dark Tranquillity Mode? Allora siete fuori strada, nemmeno figurandovi gli In Flames. I nostri suonano sporco, ma quello sporco che rende il suono più vissuto, più vero con produzioni buone sì ma lasciando agli strumenti quella “vita” che ultimamente viene tolta con produzioni stellari, troppo fredde per i miei gusti.
Che dire? In Deviant Cult, il Thrash stile Slayer e Destriction a volte prende il sopravvento sulle melodie oscure che i nostri intendono proporre ma l’album in sé per sé non annoia mai, è vario e a noi piacciono le situazioni dinamiche per cui “bravissimi DC !“. Attendiamo con ansia la vostra prossima release!

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