Abletobe «Sintoma» [2009]
Abletobe
Titolo:
Sintoma
Nazione:
Italia
Formazione:
Nicola Muzzioli :: Vocals + Strings + Samples
Oliver Pranzini :: Bass
Simone Ascari :: Drums + Samples
Genere:
Durata:
51' 0"
Formato:
CD
2009
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Non dico una bugia se affermo di aver atteso per almeno due o tre anni un album come questo.
Più che altro mi ero lasciato carta bianca. “Chissà quale sarà il prossimo gruppo che mi farà sognare davvero?” e a quanto pare il sottoscritto sembra averlo finalmente trovato (almeno per questo fruttuoso Anno Domini 2009).
La band in questione è incredibilmente italiana e si tratta degli Abletobe, gruppo fino a pochi giorni fa completamente anonimo nella mia libreria di CD, ma da oggi nei primi posti degli ascolti più frequenti, questo è poco ma sicuro!
La proposta dei nostri non è di facile collocazione dato che prende in esame diverse fette di generi inserendole in un calderone, mescolando il tutto e restituendocelo in un modo assolutamente originale.
Fin da subito capiamo di trovarci di fronte ad un ibrido costituito da elementi quali Tool/A Perfect Circle, gli ultimi e incattiviti Porcupine Tree, i migliori Deftones che possiate ascoltare, gli ultimi O.S.I. di “Blood” e un'ottima farcitura di elettronica fatta di samples, loop ed effettistica dell'ultima generazione (filtri, campionature sopraffine e pattern interessanti).
L'atmosfera che si viene a creare è oscura e a tratti opprimente (specie per tracce quali “Krop” e il suo seguito “The Deepest Area”) ma viene relegata da dei ritmi assolutamente perfetti sotto degli incredibili e granitici riff di chitarra e basso. I tappeti sono in secondo piano e sono costituiti soprattutto da elementi campionati ed effetti riempenti più che da un'esecuzione vera e propria.
Gli arpeggi non lasciano quasi tregua (in senso buono ovviamente) e dominano gran parte del disco, così come la malinconica voce del singer-chitarrista, motore della band.
Un ottimo disco da ascoltare di continuo e sicuramente riguarda i gusti di veri intenditori delle frequenze sonore, più che per amanti del metal classico in sé per sé. “Questo non è metal, questo è molto di più.” Paradossalmente è la stessa frase che mi venne in mente dopo aver ascoltato “I” dei Meshuggah. Naturalmente mi rendo conto che il genere sia completamente differente così come lo stile e il songwriting..ma il fatto è che provai la stessa sensazione anni fa trovandomi di fronte ad un disco pieno di estreme sperimentazioni.
Stavolta (perdonatemi il gioco di parole orrendo) la “musica non cambia” e sempre di sperimentazione si tratta, sebbene riguardante più l'alternative che il technical-post-thrash.
Capolavoro? Per quanto mi riguarda sì.
Track by Track
- A Place To Live 80
- Fawu 75
- Just One World 80
- A Spiral 80
- Body Of a Soul 80
- Rebound Of a Rubber Head 75
- The Filth 80
- Iter 90
- See Through My Eyes 85
- Krop 85
- The Deepest Area 80
- Restless 80
- Disinfection 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
80Recensione di carnival creation pubblicata il --. Articolo letto 797 volte.
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