Egomass «Estreme Conseguenze» [2009]
Egomass
Titolo:
Estreme Conseguenze
Nazione:
Italia
Formazione:
Luca Pintore : Vocals
Paolo Lubinu : Guitars
Antonio Mulas : Bass
Flavio Fancellu : Drums
Genere:
Durata:
41' 12"
Formato:
CD
2009
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
L'affermazione delle proprie idee e del proprio credo mediante il sacrificio, il lavoro incessante, la passione, il sudore, la coerenza sempre, senza macchiarsi del compromesso se non di quello che si raggiunge con la propria esperienza e la propria crescita, perchè quello con le tendenze del momento non è niente se non mera prostituzione intellettuale, che al massimo porta alle vetrine luminose ma non alla forma solida e rabbiosa del fuoco che ti brucia dentro.
Grandi capacità, mani, mente, cuore, respiro.
Questo è il riassunto, la matrice più intima e profonda del lavoro che gli Egomass (formazione Sarda Death-Progressive con chiare sfumature core e thrash) ci propongono con il loro ESTREME CONSEGUENZE.
Per chi come me condivide con i nostri quattro la terra, la bandiera e il senso di appartenenza alle proprie radici è facile capire che solo quanto sopra scritto può portare a quello che le mie orecchie hanno ascoltato (più e più volte) in questo primo travolgente full-lenght.
La formazione completa suona assieme dal 2004, e pur senza aver mai varcato il confine nazionale conta un'attività live di tutto rispetto e una buona fama fra cultori e adepti del genere e non, testimoniando di fatto la validità del progetto e la capacità di trasmettere forte il proprio messaggio.
Ci si aspetta da una formazione attiva da ormai cinque anni che il primo disco arrivi magari con un pò di anticipo, ma non è stato questo il caso, e poco importa quale sia il motivo se poi il risultato è quello che abbiamo ora fra le mani.
Difficile trovare un genere esatto, sappiamo di per certo che ci muoviamo nella sfera del Death Progressive, come la band stessa si autodefinisce, ma non possiamo non respirare alcune atmosfere particolari, immerse nel thrash, immerse nel core, venate di old school ma così attualizzate e personalizzate da rendere per certi versi il tutto una dovuta fase evolutiva, poichè di quello che alla mente richiamano i brani che ascoltiamo niente è ripreso, ma piuttosto ricreato.
C'è un cuore nero e pulsante in questo lavoro, che irrora sangue e adrenalina alla complessa struttura che lo caratterizza.
E' coraggiosa la scelta della lingua adoperata nella scrittura dei testi, ma non è cosa che mi stupisce, se all'idioma di anglo-sassone matrice sia stata preferita la più personale lingua Italiana.
Il disco si apre con 'Coscienza Due' e subito dopo l'esplosione iniziale si respira una velata malinconia, consapevole, intima, rassegnata in un pezzo che si snoda potente e coinvolgente; ma è forse fuorviante per quello che sarà poi il resto del lavoro.
La crescita è costante e non c'è spazio per il riposo e per il vuoto, perchè laddove si possono attaccare in modo furente gli spazi che il silenzio reclama troviamo una soluzione originale e convincente ad abitarli.
'Come Fare?' e 'Dubbio' proseguono incalzanti ed eccoci dinnanzi al dedalo malato di chitarre de 'Il Solito Gioco', alle sonorità cibernetiche ed industrial di 'Chi Sono' e alla prepotente vena sperimentale della band che si palesa, indiscutibilmente in 'Posso Ancora Chiedere' dove il basso si inventa in maniera jazzistica lama agile e imprendibile, viva e indipendente, che da la sensazione quasi di intagliare un solco morbido e affilato dentro una struttura convulsa quanto quadrata e potente, precisissima nell'esecuzione e mai banale.
In chiusura i pezzi 'Io Spero' e 'Dal Dolore al Pianto, forse il più rappresentativo dell'intero album.
Il disco è autoprodotto ma i suoni sembrano addirittura trarne giovamento, precisi, ben modulati, dalla forte connotazione stilistica.
I singoli sono tecnicamente ineccepibili e dotatissimi.
Luca Pintore alla voce sembra avere 8 polmoni e pare saperli pure adoperare abbastanza bene, Paolo Lubinu alle chitarre è una fucina di suoni e soluzioni di raccordo e seppure ci tempesti di riff non lo fa mai in maniera scontata rendendo il lavoro dinamico quanto "ben piantato", di Antonio Mulas al basso abbiamo già detto, e benissimo, ultimo ma non ultimo, Flavio Fancellu alla batteria che riesce incredibilmente a rendere concreta e solida un'esecuzione impregnata di doppi e variazioni, finemente lavorata al fine di essere scheletro
vibrante di un organismo che difficilmente immaginerei retto meglio.
Sono stato in una fabbrica, veloce, incalzante, frenetica, sono stato nella mente di un uomo, rassegnata, furente, mai doma, sono stato dentro una culla tagliente di suoni, vivi, imprevedibili, guizzanti, e quando questo succede ascoltando un album (tanto più se di esordio) è segnale, inequivocabile che ci si trovi di fronte a qualcosa di nuovo, ricco di suggestioni, caustico quanto piacevole e sicuramente di cui essere fieri.
C'è da essere certi che con queste premesse e con un pò di attenzione in più da parte di qualche etichetta discografica, il prossimo lavoro difficilmente sarà autoprodotto !!!
Track by Track
- Coscienza Due 90
- Come Fare ? 70
- Dubbio 80
- Il Solito Gioco 70
- Chi Sono 80
- Posso Ancora Chiedere 95
- Io Spero 75
- Dal Dolore al Pianto 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 90
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 95
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
83Recensione di ojumalu pubblicata il --. Articolo letto 782 volte.
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