Vehement «All That's Behind» [2009]

Vehement «All That's Behind» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Edowar »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2280

 

Band:
Vehement
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Titolo:
All That's Behind

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Stefano Savi - Drums
Michele Cordioli - Voice and Bass
Filippo Buzzi - Guitar
Davide Girardi - Guitar

 

Genere:

 

Durata:
44' 43"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Nati dalle ceneri dei Morpheus, i veronesi Vehement a quattro anni di distanza dal demo "Needless to Oppose", danno alla luce il loro primo full-lenght.Il nome di questa band non lascia certo dubbi, ed è facile intuire l'attitudine di questi musicisti: brutalità,violenza sonora, durezza sono i caratteri fondamentali che emergono all'ascolto di "All That's Behind". I Vehement forgiano un sound che risente l'influsso di band quali Slayer, Fear Factory e Machine Head, solo per citarne alcuni; il loro è un trash estremo, molto spinto, tecnico, quasi ai limiti del death.
Il chitarrista Filippo Buzzi è l'unico membro della formazione originale ad essere "sopravvissuto" ai continui avvicendamenti susseguitisi nel corso di questi anni, l'ultimo in ordine cronologico quello che ha visto Alberto Todeschini lasciare il posto a Davide Girardi alle sei corde; fortunatamente, però, il giovane quartetto sembra ora aver trovato il giusto equilibrio e la giusta serenità per portare avanti il progetto musicale auspicato.
Estenuato uso del doppio pedale, ritmiche serrate, riff tiratissimi,cantato sporco e irruente, assoli frenetici costituiscono la colonna portante su cui si erge un muro sonoro travolgente, che non lascia tregua.
L'intro al "Al Suelo Todo El Mundo" ha un incedere ben cadenzato e promette bene, ma a parte alcuni episodi significativi come la title-track, dotata di un groove fluido e potente, o la sepulturiana "The Slow Drowing Of Morality", il più delle volte ci si perde nell'anonimato e in ostentati tecnicismi; è evidente che manca quel tocco personale, un tratto stilistico distintivo. Il punto debole più evidente risiede nell'impostazione della voce , un growl approssimativo, piatto, che a lungo andare stanca e rende l'ascolto ripetitivo. Peccato perchè le idee ci sono e alcuni spunti non sono affatto male, ma appaiono isolati, fini a se stessi, e non vengono valorizzati a dovere; caso esemplare il micidiale riff introduttivo di "Peachers of Warfare", smorzato malamente nel proseguio del brano, un vero spreco!
La strada da percorrere è ancora lunga, e le cose da affinare sono tante, ma le credenziali sicuramente non mancano, e fanno ben sperare per il futuro di questa giovane band e per quello del trash made in iItaly; un album nel complesso ampiamente sufficiente.

Track by Track
  1. Al Suelo Todo El Mundo 65
  2. The Slow Drowing Of Morality 70
  3. All That's Behind 75
  4. Preachers Of Warfare 65
  5. Mask 60
  6. Slaughter House Of Parliament 65
  7. Memento Mori 60
  8. High Blood Pressure 60
  9. No Reason To Fight For 60
  10. The Art Of Oppression 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
64

 

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