Red Warlock «Sabrewolf» [2009]

Red Warlock «Sabrewolf» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Rocket Queen »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1664

 

Band:
Red Warlock
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Titolo:
Sabrewolf

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Marco Piu: Vocals
Andrea Giribaldi: Guitars
Gianni Corazza: Guitars
Tony Rassu: Bass
Claudio Sechi: Drums

 

Genere:

 

Durata:
29' 92"

 

Formato:
Promo CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

E’ una luna nel pieno del suo cupo splendore sanguigno a sovrastare l’astante, regina di una notte imbrunita dalle fosche tenebre che s’intrecciano nelle dita di rami sottili e contorti. Per quanto evocativa, è un’immagine emblematica che aleggia nelle coscienze di tutti coloro siano avvezzi a una minima dose di dettami fantasy o epici. Erroneo. Abbandonate le parvenze di tutto ciò che potete avere ascoltato sinora, e preparatevi all’impatto che genera la sorpresa di un tuffo nel gelido ma rigenerante heavy metal d’impronta progressive con influenze ammiccanti ad un thrash pregno di groove. Il tutto miscelato con maestria sbalorditiva e presentato attraverso un art work che la dice lunga sullo stile della band: dimensione crepuscolare dalla quale affiorano sprazzi di violenta consapevolezza, elementi che in qualche modo associo al romanticismo inquieto di C.D. Friedrich.
Stiamo parlando dei Red Warlock, e anche se la formazione di Sassari ha genesi recente (2005), non ci mettono molto a farsi conoscere dal pubblico piazzando prima il demo “Rising from Hell” (2006) e ora il promo “Sabrewolf” che prelude all’uscita del loro primo full-length “Chapter I” su cui stanno attualmente lavorando.
Ed è proprio “Sabrewolf” che si insinua persuasivo ascolto dopo ascolto rivelandosi come un prezioso di infinito valore in un mare di vetrini.
Ciò che ascolterete dai Red Warlock non è il solito piglio ispirato dalla lezione di grandi maestranze impostata come una fotocopia sbiadita di generi ritriti e sfruttati fino all’osso, c’è innovazione su un tappeto intricato di stile tradizionale, c’è personalità nello stravolgere noti pentagrammi per sfornare qualcosa dal sapore unico.

Fin dalla prologo “Sabrewolf” (first track omonima dell’ep) cresce in grooving puliti e tecnici un heavy moderno su cui si innesta l’eccezionale voce potente ed intensa di Marco Piu, artista capace di una performance impressionante nel coniugare il carisma di screams che ricordano un sorprendente Rob Halford all’estensione di una tecnica irta che lo avvicina al leggendario Bruce Dickinson senza la minima sbavatura.
E’ nel crescendo di “The mark of Betrayal” che esplode la potenzialità del quintetto, dal solido pavimento di chitarre capaci di intessere un riffing corposo e asprigno di Andrea Giribaldi e Gianni Corazza cementate dalla performance godibile del basso di Tony Rassu attorno ai quali si attorciglia il drumming di Claudio Sechi, magistralmente congeniato. L’interpretazione ha un che di evocativo, a tratti maestosamente epica a tratti capace di stilettate rapide e prestanti, come nel momento in cui la chitarra sa ritagliarsi lo spazio di un mirabile assolo.
Traspare evidente l’abitudine manowariana cui è cara l’ouverture in “Awakening”, pezzo intriso di rabbia accesa dalla vigorosa performance e dai ritmi tetramente avvolgenti attraverso cui esalano chorus e sonorità più acustiche che intessono un’intesa invitante fra alternanze ritmiche e pathos abissale.
Riffing dark per “Endless Line”, anche qui i Nostri si destreggiano perfettamente nel coniugare momenti più intimistici nel preludio che accoglie il tuono repentino di “Slave to the Master”, partitura complessa in cui il fascino del ramingo errante s’intreccia alla solida struttura strumentale infiocchettata da strilli di chitarre che allacciandosi al timbro vocale creano un sound caratterizzato dalla folle armonia d’esecuzione perfetta.

L’interpretazione e la maturità compositiva dei Red Warlock è qualcosa che non t’aspetti di trovare: la difficile gestione di track dalla durata notevole viene ammortizzata dalla bravura del quintetto e noi d’altra parte ci compiacciamo del fatto di avere stampato Made in Italy su uno dei prodotti più promettenti che mi è capitato di analizzare ultimamente. Tanti meriti, e non solo dal punto di vista critico: si respira la frescura di note ombrose e ammalianti che avviluppano l’ascolto ricreando una sensazione mista a impazienza e desiderio bruciante di raggiungere lo stereo per ascoltare ancora una volta quelle note da sobbalzo cardiaco che ormai sembravano un ricordo sbiadito nel profumo un po’ stantio di vecchi album che ci accompagnano da una vita intera. Senza parole.

Track by Track
  1. Sabrewolf 85
  2. The Mark of Betrayal 85
  3. Awakening 90
  4. Endless Line 90
  5. Slave to the Master 95
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
86

 

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