Tumulus Anmatus «Ave Casus Mundi» [2010]

Tumulus Anmatus ŤAve Casus Mundiť | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
830

 

Band:
Tumulus Anmatus
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Titolo:
Ave Casus Mundi

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Tumulash - Vocals, Bass
Gerion - Guitar
A. - Guitar
MG4259 - Drums

 

Genere:

 

Durata:
37' 34"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2010

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Eccolo qua il classico disco che non sai che voto mettergli a fine ascolto. Il nuovo dei TA è infatti un disco nel quale, ascoltandolo vi ho trovato parecchi pregi e difetti, tutti sparsi, tanto che sinceramente sulle prime non sapevo che voto mettere a questo disco. A causa di ciò, sulle prime non mi è stato facile inquadrare quest’album, e mi sono serviti più ascolti per cercare di inquadrarlo, il che non è una cosa così positiva a volte.
L’opener dell’album è devastante: un riff semplice in apertura posto su una base ritmica veloce e senza fronzoli, su di una produzione dell’album molto d’impatto, con voce e chitarra sbattute in primo piano e con basso distorto a dare qualche rinforzo mentre la batteria sta in secondo piano. La canzone è molto classica, ma ciononostante colpisce l’obiettivo e la preferisco al per me molto sopravvalutato full length dei Frangar, band della quale i TA hanno in comune il riffing semplice nelle parti veloci. Sfortunatamente l’album non sempre è così: la title track infatti parte con un riff non molto diverso dal main riff della canzone precedente, possiede uno stacco centrale (attorno a 1:24) manieristico e banale e una parte col cantato veloce successivo che non mi hanno impressionato. “Voci dal Profondo” e “Ecce Homo” sono altre due canzoni che pestano veloce, ma la prima canzone non è continua in intensità come la seconda, e francamente trovo orrenda la ripresa alla fine della stessa. E se “Post Mortem” riesce ad essere maestosa, “Baratro” annoia perché possiede dei riff (soprattutto un paio di quelli melodici) molto scontati e soprattutto sembra non andare in nessuna precisa direzione. Resta “Cenere”, una canzone che trovo molto noiosa e ripetitiva, francamente sembra fatta per fare volume, e tutto questo mentre la produzione, dopo aver appassionato, comincia a rompere perché è troppo d’impatto, senza molta atmosfera e rende anche le parti veloci abbastanza troppo simili. Andava bene per un gruppo più orientato verso il thrash, ma non per i TA, che invece necessitano di una produzione più calda.
Alla fine dell’ascolto del cd ho trovato, come detto, tanti pregi e tanti difetti. Ma se trovarli è stato facile, inquadrarli e ricondurli ad una probabile causa è stato molto più difficile. Tanti sono i pensieri che mi sono venuti in mente, come: “Ma i TA oltre ad andare veloci e devastanti sanno fare qualcos’altro?” “Sanno essere continui a livello di intensità?” “Sono maturi a livelli d’influenze o vanno ancora sgrezzati?”. La risposta a questa e molte altre domande è come in molte cose, nel mezzo: dopo ripetuti ascolti, sono giusto alla conclusione che, nonostante l’impegno messo e i buoni punti espressi, alla fine i Tumulus Anmatus per ora non sono ancora niente di che. Ci hanno provato a fare il discone, e non escludo che ne hanno le possibilità, ma non adesso: per ora sono acerbi. La loro difficoltà non sta nella qualità dei brani, ma nel mantenerla costante per un intero full length senza ripetersi, senza cali d’intensità o senza auto citarsi per tutta la durata dell’album (che poi in questo caso non è neanche molto lunga). Probabilmente era troppo presto per i TA per fare un full length, era meglio fare prima un altro demo ancora.
E la domanda da un milione di dollari adesso è: e che voto gli metto adesso? La risposta è una sufficienza sul filo del rasoio, che premia l’impegno, la buona tendenza a spaccare tutto di questa band e i buoni brani. Nondimeno, questa band ha per ora problemi da risolvere come il songwriting da sgrezzare, affinare e rendere più adatto a sostenere un album. Oggettivamente, il cd è carino, ma la stessa proposta musicale la fanno anche molte altre bands, alcune delle quali più giovani, per cui il rischio che questo album vada nel dimenticatoio dopo non molto tempo c’è, ed è alto. Pertanto, un miglioramento (profondo e definitivo, visto che il prossimo album di questa band sarà il secondo) dovrebbe essere imperativo.

Track by Track
  1. Intro 60
  2. Umbrae Ante Solem 70
  3. Ave Casus Mundi 60
  4. Baratro 50
  5. Voci dal Profondo 65
  6. Post Mortem 70
  7. Cenere 50
  8. Ecce Homo 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 55
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
61

 

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