Recensione

Ogni tanto, molto raramente a quanto pare, sopraggiungono dischi di un certo spessore che per fortuna non tutti riuscirebbero a comprendere indi il loro valore originario resta immutato e, anzi, acquista importanza se ascoltato in modo intimo, personale, come ho fatto io.
Lloyd Turner è una formazione romana assolutamente distante da un genere specifico, niente Metal, niente Rock ma solo tanta sperimentazione votata ad un gusto minimale e minimalista di eteree e malinconiche musiche rigorosamente strumentali.
Il severo e profondo pianoforte tesse la trama sonora e dipinge suggestive immagini sbiatide, autunnali per così dire, sopra cui una chitarra serpeggia e ammalia con un suono dolce, ovattato ma a tratti oscuro come la notte più nera.

Non è un disco allegro naturalmente ma qui ci troviamo nel trascendere lo stesso concetto di tristezza in quanto il tutto appare intimo, estremamente sofisticato e la stessa durata dei pezzi -morto corta- richiama una ricerca musicale derivante dall'essenzialità, senza giochi inutili o costruiti per piacere, tant'è che le molte dissonanze sottolineano ciò che ho appena scritto.
Qui ci troviamo nell'apice della ricerca musicale minimalista contemporanea e, sotto sotto, sono ben felice che non sia materiale per tutti.
Bellissimo disco senza alcun dubbio!

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