No Forgiveness «The Divine Tragedy» [2011]
No Forgiveness
Titolo:
The Divine Tragedy
Nazione:
Italia
Formazione:
Holy Smoke - vocals, synth, drum programming
Celesh - guitars, synth, drum programming
Genere:
Durata:
46' 30"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Dalla lande della magia nera italiane per antonomasia, Torino, arriva un duo che ha un'idea molto chiara della proposta musicale che intendono diffondere. I No Forgiveness (Holy Smoke alla voce, Celesh alla chitarra, entrambi agli arrangiamenti elettronici) con questo album hanno cercato di dare una forma al decadentismo eclettico (o all'eclettismo decadente?); tutto ciò che può finire nel calderone gothic o dark loro lo hanno preso e lo hanno buttato dentro per creare la loro pozione magica e maledetta. La traccia di apertura, “Everybody”, che utilizza il noto sample del brano dance commerciale “Rock This Party” di Bob Sinclair, che poi lascia spazio a un metal moderno con batteria elettronica sincopata e testo rap rantolato, la dice molto lunga.
I No Forgiveness vogliono spiazzare e i puristi sono già offesi, ma la loro capacità non si limita a schifare la gente che si rinchiude dentro un genere, fortunatamente hanno anche la capacità di comporre brani intriganti; sia dal solo punto di vista tecnico dell'equilibrio compositivo, che nella costruzione di melodie oscure (talvolta assurde), la band ne esce vincente, perché gestiscono con cognizione di causa tutti i generi che intendono coinvolgere. Ad esempio un muro di chitarre con cori lirici, come nella strumentale ed evocativa “Pandora”, oppure un episodio di harsh ebm che si unisce con un suono enfatico all'industrial come la successiva “Natural Born Sinners”; da citare anche l'affascinante “In the Name Of Shit” e la maestosa e maledetta title track.
Loro si dichiarano influenzati dalla scena industriale europea e in parte da Marylin Manson, ma a mio avviso accostabili anche alla coldwave americana dei primi anni, per quell'utilizzo della batteria elettronica come se fosse un vero batterista e le chitarre sature in primo piano. Il paragone con il reverendo è plausibile in certi momenti teatrali, ma non è così evidente. Interessante anche la produzione sonora: non è infatti facile selezionare un sound che riesca a rappresentare coerentemente tutto ciò, mentre qui scorre tutto con naturalezza e non c'è modo di annoiarsi, soprattutto se come me amate l'unione di elettronica ostentata e violenta, per nulla raffinata, con trame lugubri, gothic e momenti chitarristici metallici. Un lavoro molto coinvolgente, ricco di atmosfere, per amanti dell'oscurità.
Track by Track
- Overture 75
- Everybody 75
- N-Crypt 75
- K-Time 75
- In The Name Of Shit 80
- Pandora 80
- Natural Born Sinners 80
- The Divine Tragedy 85
- Hidden Truth 70
- Dance With The Devil 85
- Anthem 70
- The Fialing Page 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
76Recensione di June pubblicata il --. Articolo letto 1225 volte.
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