Lacrimae «Visionary Tales» [2011]
Lacrimae
Titolo:
Visionary Tales
Nazione:
Italia
Formazione:
Janette Ferri - vocals
Alberto Della Fornace - keyboards
Denis Valentini - guitars, narrator
Mattia Moretti - bass
Emmanuel Menchetti - drums
Genere:
Durata:
30' 0"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
“Visionary Tales”crappresenta la quarta release in quasi dieci anni di attività dei Lacrimae; fino al 2004 i nostri erano conosciuti col moniker di “Dare Parker Project” ed erano portatori di un discreto progressive rock tipicamente 70's, poi la svolta nel 2006 e il cambio di genere in progressive-space-gothic metal, scelta che non giudico troppo saggia se poi l'intero "Visionary Tales" si mostra più che altro come un disco progressive con frequenti inserti di neoclassicismo eseguiti non proprio a regola d'arte. Mezz'ora scarsa che non lascia indifferenti, ma che non soddisfa quasi per nulla dato che il 90% dei brani sono caratterizzati dall'essere completamente strumentali fino allo sfinimento. Certo, ci sono moltissimi cambi e molte belle idee, ma la maggior parte non sono eseguite in modo opportuno. A traccia 5 appare “Programmed Suicide” (della durata di più di 10 minuti per altro): chiunque si aspetterebbe la classica canzone pregna e tecnicamente originale e invece non sono altro che 10 minuti strumentali dotati di un'imprecisione quasi fastidiosa che inducono al sonno, specialmente per un intermezzo della durata di quasi 3 minuti e mezzo in cui si spegne tutto e irrompono atmosfere ambient, le quali a mio avviso nulla c'entrano con il contesto espresso nel brano e portano inevitabilmente l'ascoltatore a skippare al brano successivo, ossia un'anonima (e strumentale naturalmente) “Dead End Maze”. Vi starete chiedendo se questo disco sia stato cantato da qualcuno o comunque se contenga voci, del resto nella line-up brilla al primo posto una cantante donna. In effetti, quasi con timidezza rispetto alla mole di materiale musicale strumentale, l'unico brano cantato (l'altro è solamente narrato in modo sufficiente) è “Ripped Sky”, una sorta di episodio dotato di un gothic metal stereotipato nel quale tra l'imprecisione stucchevole si erige un'esile e traballante voce che non convince nemmeno un po'. Le totali linee melodiche sono quanto di più convenzionale si possa ascoltare in almeno trenta dischi gothic d'annata e l'accostamento con le altre tracce cozza in modo quasi imbarazzante.
Ignoro se la band intenda proporre qualcosa caratterizzato da continui contrasti musicali, ma qui c'è ancora da lavorare moltissimo sulla scelta di suoni in primis, sulla precisione nei ritmi, sulla produzione, sulle voci e sulla qualità audio. Per ora non posso ritenere sufficiente un lavoro presentato in questo modo.
Track by Track
- Tethra 50
- Mag Mell 55
- Avalon 60
- Ripped Sky 40
- Programmed Suicide 50
- Dead End Maze 50
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 55
- Qualità Artwork: 40
- Originalità: 50
- Tecnica: 55
Giudizio Finale
51Recensione di carnival creation pubblicata il --. Articolo letto 860 volte.
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