Children Of Megaton «They Once Were Gods» [2011]

Children Of Megaton «They Once Were Gods» | MetalWave.it Recensioni Autore:
HeavyGabry »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1483

 

Band:
Children Of Megaton
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Titolo:
They Once Were Gods

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Dagaz - Voce e tutti gli strumenti

 

Genere:

 

Durata:
36' 6"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Children Of Megaton è il nome di un progetto piuttosto atipico: una one man band innanzitutto, che ruota attorno alla sola figura di Dagaz, creatore in toto della musica, dell'artwork e dei testi. Attorno a questi ultimi, non solo in "They Once Were Gods" ma in tutte le composizioni di Dagaz, si snoda un unico macro-concept che tratta delle tematiche care ai cospirazionisti: giusto per citarne qualcuna, alieni, Nuovo Ordine Mondiale e l'ormai immancabile 2012. Non ho mai provato particolare simpatia per queste teorie, ma qui, presentate in forma "romanzata" assumono decisamente una luce diversa. Quindi inutile indagare sulla loro veridicità, meglio concentrarsi sui concept che fanno da sfondo alle due canzoni.
Partiamo con la titletrack, 23 minuti divisi in quattro atti. La storia di Elijah, clone che vive la sua esistenza in uno scenario orwelliano. Un caso unico il suo, la possibilità di provare sentimenti e la decisione della fuga dalla sua città bunker senza una meta precisa; un viaggio in cui ripercorre con la memoria le tappe della storia del suo mondo, presente e passato, il percorso verso il giorno del giudizio. Il controllo della mente rende impossibile il sentimento, e la sua particolarità lo rende isolato nel mondo da cui fugge. Il viaggio non porta ad alcuna soluzione, solamente il mostrarsi degli orrori del mondo in cui vive ed un ricordo sempre più vivido del momento del giudizio universale cento anni prima, ossia il 21 dicembre 2012.
Rispetto alla titletrack, la conclusiva "2012" è sicuramente più snella (solo 12 minuti), ma anche meno avvincente sia a livello musicale che concettuale: il viaggio di Elijah finisce e va a collegarsi col racconto della fine, il dies irae che cancella il mondo conosciuto per proiettare l'umanità intera verso il Nuovo Mondo, la manifestazione di esseri spirituali che promettono una nuova età dell'oro. Basterà poco tempo perché giunga nell'uomo la consapevolezza dell'oscurità eterna che lo attende e lo farà regredire al livello delle bestie.
E in tutto ciò, la musica? Come è facilmente intuibile, in un'opera del genere c'è bisogno di una forte correlazione col concept ed allo stesso tempo non si possono dare delle coordinate valide per tutto il disco. Per questo Dagaz decide di spaziare in molti campi, cercando di unire nel modo più naturale possibile elementi black e death metal, su cui si innestano momenti industrial e dei passaggi classici ed operistici che fungono più da "riempitivo" che da accompagnamento vero e proprio. Nella titletrack ad esempio hanno più che altro il compito di separare i quattro movimenti del viaggio stagionale di Elijah (un tributo a Vivaldi?), mentre in "2012" aggiungono il tono apocalittico fondamentale per l'atmosfera dell'evento descritto.
"They Once Were Gods" rappresenta per Dagaz anche la chiusura del cerchio, la fine del concept iniziato con questo progetto nel 2009 e che in totale ha visto quattro pubblicazioni in cui si è sviluppato il macro-concept di cui parlavo sopra. Una chiusura dignitosa senza dubbio e che mi fa augurare a Dagaz il meglio per la sua carriera futura.

Track by Track
  1. They Once Were Gods 80
  2. 2012 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 80
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
74

 

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