Divine Codex «The Dark Descent» [2011]
Divine Codex
Titolo:
The Dark Descent
Nazione:
Italia
Formazione:
Atum :: Drums, Keyboards
Guh Lu :: Guitars, Bass, Vocals
Genere:
Durata:
51' 37"
Formato:
CD
2011
Etichetta:
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
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Recensione
Un cd davvero tesissimo, ostinato e martellante. Questo è “The dark descent”, secondo full length dei Divine Codex, duo formato da un membro veneto e un membro romano con dei curriculum musicali davvero invidiabili: si pensi che questi due ragazzi hanno suonato entrambi come turnisti per i Setherial e anche gli Impiety!
Tutta questa carriera musicale si sente nel cd: “The dark descent” è un cd di black metal caratterizzato da standard tecnici altissimi, che va molto veloce per buona parte dei 51 minuti che compongono questo disco, e che però è ben lungi dalla cruda aggressività old school degli Impiety, e poco ha anche a che fare con i Setherial: i binari compositivi dei DC appartengono a quel black metal asettico, atmosferico pur se veloce e dotato di una clinica freddezza che lo ammanta completamente dalle scelte di arrangiamento fino alla qualità sonora (talmente pulita da essere molto senza feeling, dare un senso di sterile freddezza e suonare poco umana), sulla scia di gruppi come gli ultimi Mayhem, ma anche Otargos, Arkhon Infaustus di metà carriera, Dodheimsgard e anche qualcosa dei Limbonic Art per questo debole per le atmosfere spaziali proposte in questo disco.
E il disco è così, senza compromessi e con pochissimi fronzoli. Spesso veloce ed estremamente compatto, concedente quasi nulla alla melodia, poco ai mid tempo, che comunque quando ci sono fanno il proprio lavoro, e un po’ di più a passaggi più incisivi; poggia tutto su queste caratteristiche e il resto è ridotto all’osso. Chiaro che dunque questo cd non è per tutti, ma se siete dentro a questo genere allora avete di che leccarvi i baffi, e vi troverete ad amare una abbastanza variegata “Through dying dimensions”, perfettamente a proprio agio tra parti furiose e veloci ad altre pur sempre veloci ma maggiormente da pogata, oltre alla bella “The last sacrifice”, dotata di un riff molto decadente e maligno e con un ottimo rallentamento breve a metà canzone, per non parlare del feeling malsano, oscuro e minaccioso di “Outer source of reality”.
Insomma: un monolite. Un cd unidirezionale e omogeneo, ma nondimeno riuscito, e che a parte alcuni equilibri un po’ più sfocati alla parte finale dell’album, si manifesta come ben riuscito a livello internazionale, che propone uno stile di black metal un po’ raro da sentire in europa e poco comune in italia, migliore anche dell’ultimo cd degli Otargos (che a parte “Cloning the divine” non lo reputo niente di che), e anche delle ultime cose dei Setherial. Niente male come obiettivo, vero?
Ci sono sempre poi i soliti difetti, come la già detta poca flessibilità della musica, uno stile non per tutti i fans del metal estremo in quanto troppo unidirezionale e non molto dinamico, e una copertina forse niente di speciale, ma se i gruppi succitati vi piacciono, allora questo cd è da comprare a scatola chiusa. Promosso per capacità, personalità del sound, freschezza delle composizioni e aggressività. Davvero ben fatto.
Track by Track
- Intro 70
- Supreme Catharsis Synthesized 80
- Domain of the fallen 70
- Through dying dimensions 85
- Outer source of reality 85
- The last sacrifice 80
- Decrepitude enigma 75
- Psycho maze vortex 75
- The continuum device 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 80
- Tecnica: 95
Giudizio Finale
78Recensione di Snarl pubblicata il --. Articolo letto 805 volte.
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