Eric Castiglia «The End Of Our Days» [2012]

Eric Castiglia «The End Of Our Days» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Thors il Troll »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
877

 

Band:
Eric Castiglia
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Titolo:
The End Of Our Days

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Eric Castiglia

 

Genere:

 

Durata:
56' 7"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Molto spesso ho sentito persone discutere sull’appartenenza del genere di un gruppo. “No, ma secondo me è Grind”, “No, ma va, per me è grindcore progressivo vegetariano” e altre oscenità simili. Capisco la necessità di dover categorizzare, di avere un punto di riferimento per poter poi conoscere altri gruppi appartenenti allo stesso genere. Purtroppo molto spesso la cosa viene estremizzata e la gente si fossilizza su quel tipo di musica lasciando perdere tutti gli altri. Stessa cosa vale nella formazione delle band. Si sceglie un genere e poi si inizia a comporre seguendo le linee guida di quel genere (che poi possono variare, certo: uno magari decide di fare trash alla Slayer, altri alla Megadeth and so on), non si dice: “Ok ragazzi, mettiamo giù qualcosa, qualche riff che ci piace, le influenze non sono importanti”.
È proprio qui che si inserisce Eric Castiglia. Artista proveniente da Cesena ed impegnato in altri progetti: SEDNA (Black-Sludge), WHITE NOISE (Post-rock) e TILL DIE (Modern Thrash metal). Ad un certo punto della sua carriera decide di far convergere in un unico progetto tutte le sue conoscenze musicali, creando qualcosa di totalmente diverso, di speciale. Costruisce il suo Home studio personale dove in seguito registrerà “The End Of Our Days”, disco totalmente autoprodotto uscito agli albori del 2012.
Un’opera intensa che mischia abilmente voce pulita e melodica allo scream più graffiante, pezzi arpeggiati a riff di chitarra frenetici e furiosi. Un lavoro che solo un musicista maturo e molto preparato può realizzare. Vi starete chiedendo perché io non citi altri musicisti: eh bhe, ragazzi miei, questo disco è stato composto e realizzato da un’unica persona! Non so quanti altri musicisti sarebbero in grado di fare lo stesso. Io per primo sono rimasto strabiliato da questo CD, non mi sarei mai aspettato un lavoro svolto così bene. Di certo avrà un posto speciale nella mia collezione. La cosa che più mi ha sorpreso è la diversità delle canzoni, non c’è n’è una uguale all’altra. Non stanca mai. Non ti spinge a schiacciare il tasto per ascoltare un’altra traccia, sperando che non sia identica alla prima, oppure a gettare via l’intero mp3!
Sulle singole tracce sarò parco d’informazioni poiché prenderebbe troppo tempo, data la diversità delle stesse (oltre alla loro numerosità: ben 11! Per un disco di debutto non sono affatto poche!).
Ve ne citerò giusto un paio.
“The Pulse Of Time”: L’inizio è molto epico, le urla della chitarra sembrano presagire l’inizio di una battaglia, proprio il momento in cui i due schieramenti si lanciano uno contro l’altro. Poi arriva il momento concitato in cui le prime lame cominciano a colpire e a mietere le prime vittime. A metà il tono della canzone cambia, la chitarra distorta “metallosa” lascia il passo a quella più folkeggiante. La battaglia è finita, l’esercito sconfitto batte in ritirata, i cadaveri vengono sepolti ed i superstiti vittoriosi vanno a festeggiare nella taverna il glorioso successo dello scontro. È una canzone interamente strumentale, sicuramente vi rapirà e vi farà immaginare ben altro rispetto a quello a cui ho pensato io, ma dopotutto ognuno di noi rielabora la musica in modo personale.
“The End Of Our Days”, la canzone che da il nome all’album. L’intro è quasi psichedelico, la voce calda (che molto mi ricorda Peter Steel) ma al contempo triste si introduce perfettamente dando il giusto tocco di melanconia. Poco dopo si trasforma in uno scream rabbioso, la voce di un uomo che urla contro le ingiustizie subite sapendo di essere totalmente inerme. L’assolo è struggente, mi fa correre un brivido lungo tutta la schiena. Il finale è perfetto: un richiamo a tutte le componenti della canzone per poi sfumare in un arpeggio lacrimoso.
Tirando le somme: un grande album, opera di un artista maturo e molto abile. È la dimostrazione che per creare della buona musica non sia necessario restare ancorati al passato ma sperimentare qualcosa di nuovo. Secondo la mia modesta opinione, tutti dovrebbero avere in casa una copia di questo CD.

Keep on Rockin!

Track by Track
  1. God Won't Save You 65
  2. Broken Hourglass 70
  3. Vacuumba 70
  4. The Seventh Gate 65
  5. Interlude 75
  6. Coward Circus 70
  7. Such A Shame (Talk Talk Cover) 70
  8. No One Like You....Because You Are Nothing 70
  9. The Pulse Of Time 80
  10. Forevermore 75
  11. The End Of Our Days 85
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
73

 

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