Splatters «Fear of the Park» [2012]

Splatters «Fear Of The Park» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Dolcebass »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1249

 

Band:
Splatters
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Titolo:
Fear of the Park

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Drow :: Voce Solista e Chitarre
Alex Damned :: Chitarra Solista e Cori
Mr. Sprinkler :: Basso e Cori
Paul Destroyer :: Batterie

 

Genere:

 

Durata:
35' 40"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Splatters, band che si autodefinisce “Horror punk/glam rock” presentano il loro debut album, “Fear of the Park”, uscito il 30 Marzo 2012.
“Di sicuro la loro musica è legata a doppio filo al cinema horror di serie b, ed il loro primo album è il manifesto sonoro delle loro intenzioni.” - questo viene dichiarato nel presskit ufficiale del release ed effettivamente la descrizione si addice non solo al genere ed ai temi, ma anche alla qualità e cura del lavoro: l'album risulta scadente sotto ogni punto di vista.
Andiamo con ordine, in primis la produzione; voce solista che non incide, batterie monodinamiche e innaturali, mixaggio cupo e confuso, cura insufficiente nei dettagli.
Si salvano i suoni di basso e chitarre ritmiche, che scadono tuttavia negli assoli.
Per quanto riguarda la parte artistica c'è molto da rivedere, dall'arrangiamento dei brani all'esecuzione vera e propria (assoli di chitarra, parti vocali, ecc...).
Anche l'artwork è scarno, fuorviante e poco curato.
Passiamo ora in rassegna qualche brano.
Subito dopo un Intro, che insegue lo scopo di creare tensione, inizia “Killer Clown”, che riassume in gran parte il contenuto dell'intero album.
Drow, cantante solista, usa una tecnica di canto a metà tra lo screaming e l'urlato, inserendo risate e strofe parlate fuori metrica.
Linea di basso solida, bei cori di Mr. Sprinkler e Alex Damned, chitarra solista.
Batterie adimensionali, piatte ed innaturali, come già detto, ad opera di Paul Destroyer.
Lo stesso copione si ripete per quasi tutti i brani, fatta eccezione per “Why Do”, traccia 7, dove compare un pianoforte discutibile come nell'Intro e il cantante solista si cimenta in un minuto e mezzo di pulito; il pezzo si getta poi nel mood degli altri.
La traccia finale, “Dark Way”, dopo qualche minuto di pianoforte, chitarra e voce filtrati, riprende l'Intro e conclude il disco.
Si percepisce che si tratta di una band ancora giovane ed inesperta, con molto lavoro da fare in campo di ricerca sonora, scrittura ed arrangiamento, dalle ritmiche alle parti soliste.
Sicuramente non maturi per la pubblicazione di un Full Lenght, gli Splatters sono l'esempio della band che ha fretta di lanciare un lavoro poco curato e non competitivo in un mercato già satollo.

Track by Track
  1. Intro 45
  2. Killer Clown 65
  3. Welcome to Zombieland 70
  4. Here Come the Monsters 65
  5. Die in a Leather Jacket 55
  6. Hope 55
  7. Why Do 45
  8. Sinner in Heaven 60
  9. Lucky 13 60
  10. Minotaury 65
  11. Dark Way 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 40
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 50
Giudizio Finale
57

 

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