Breakdown Inc. «State Of Grace» [2005]

Breakdown Inc. «State Of Grace» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Maglor »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
815

 

Band:
Breakdown Inc.
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Titolo:
State Of Grace

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Riky: Vocal
Giordano: Guitar
Checo: Bass
Abe: Drums

 

Genere:

 

Durata:
22' 0"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2005

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Breakdown nascono nel 2001 dedicandosi da subito alla composizione di pezzi propri, pezzi che portano in giro live per un anno fino a quando, nel 2003 realizzano il loro primo demo CD “Medusa”. I pezzi qui contenuti entrano anche in compilation come “Escape from the ghetto” e “Punk e contaminazioni vol III”. La band suona in vari locali e manifestazione fino al 2005 quando sospende l’attività live per lavorare sul presente “State of Grace”. Non sono una persona dai gusti musicali chiusi, anzi…però il recensire questo primo EP ufficiale dei Breakdown Inc mi ha un poco spiazzato. Il dischetto in questione si colloca infatti solo marginalmente all’interno del genere prettamente metal; si può parlare di un rock robusto, moderno e con influenze sia alternative che di un certo cross over. Dico che l’EP mi ha spiazzato perché temo che la mia preparazione mi possa permettere di giudicare solo parzialmente l’opera in questione, sono infatti sicuro di perdere un sacco di riferimenti e di influenze che certo la band ha ma che non sono in grado di riconoscere in questo genere di musica. In ogni caso ho cercato di fare al meglio il mio lavoro di recensore dando ripetuti e attenti ascolti alla musica portatami da questa scheggia di plastica (virtuale in questo caso) ed esporrò ora il giudizio che mi sono fatto. Che è poi quello che un recensore sempre fa. La prima cosa che si nota è l’estrema cura e l’impegno che i ragazzi hanno messo nella creazione dell’opera che si mostra da subito curata in tutte le sue parti in maniera praticamente professionale. Bello e curato l’artwork, evocativo e in linea con la proposta musicale dei quattro. Il libretto riporta tutti i testi, estremamente curati anche questi, il che mostra come i ragazzi diano pari importanza a tutti gli aspetti della loro proposta. Passiamo ora alla musica vera e propria. Si parte con “Restart Again”, un mid tempo tra rock e giunge, con strofe soft sussurrate e chorus più violenti tanto nella parte strumentale che in quella vocale. Le melodie sono buone così come gli arrangiamenti e l’uso di effetti e di filtri vocali. I suoni sono molto buoni e vengono valorizzati dall’eccellente mixaggio (a cura di Giovanni Gasparini: Litfiba, Marlene Kuntz, C.S.I. ecc..) A parer mio la track pur buona è troppo “diluita” e alcune parti sono un po’ ripetitive. La chitarra fa un lavoro molto elementare, così come nel resto del disco, ma efficace e consono la genere, più varia la sezione ritmica con particolare menzione agli arrangiamenti di batteria. La voce risulta efficace tanto nelle parti pulite quanti in quelle urlate, sempre grazie anche agli ottimi effetti e filtri messi lì dove servono. Il secondo brano è “Slaves of Ourselves”, che parte più aggressiva e quadrata, con un tempo terzinato e voce urlata. Buoni i ritornelli rallentati e aperti. Permane una certa incapacità di sintesi. Di nuovo alternanza di parti lente e malinconiche e altre più volente nella terza track, “Realize” che risulta un po’ stanca nel suo incedere, buone di nuovo le linee di batteria che tengono un po’ su il tono generale. Il pezzo in ogni caso scorre senza lasciare molto di sé. “Our Present” è il quarto brano, più robusto e convincente, un po’ fiacca dopo il rallentamento. Si chiude con “Spit your Blood”, il pezzo più violento del lotto e anche quello che decisamente preferisco, scorre veloce, incazzato e diretto; con la consueta cura negli effetti e negli arrangiamenti. In definitiva si tratta di un EP che si muove tra alti e bassi, con passaggi riusciti e altri che risultano più vuoti e dispersivi, in particolare le parti vocali pulite perdono talvolta di incisività a causa di una cadenza un po’ monotona che si riscontra qua e là. La tecnica è funzionale al genere anche se un po’ più di ricercatezza e varietà nel chitarrismo potrebbero secondo me giovare spezzando una certa uniformità nei brani. Sia a livello audio che grafico ci troviamo come già detto di fronte a un prodotto di elevata qualità, ricordiamo che si tratta comunque di un EP e non di un CD Demo. Un lavoro discreto, che non si distingue per originalità né particolare ricercatezza del songwriting se non in sporadiche occasioni (qua e là nelle prime due tracce e nell’ultima), a parer mio si deve lavorare in particolare in modo per creare soluzioni maggiormente catchy e di presa, quelle che ti danno la voglia di premere di nuovo play ancora e ancora. Le basi ci sono, la volontà è evidente e i margini di crescita pure, come è ovvio per dei giovanissimi. Per ora promossi, un lavoretto svolto con cura, ma per affermarsi ci vuole sintesi, incisività e il famoso “quid” in più.

Track by Track
  1. Restart Again 70
  2. Slaves of Ourselves 70
  3. Realize 60
  4. Our Present 70
  5. Spit Your Blood 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
73

 

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