Acacia «Resurrection» [2019]
Recensione
Dopo una lunga pausa che parte dal 1996, torna la band palermitana degli Acacia, una band prog, heavy rock formatasi all’inizio degli anni ‘90, oggi nuovamente in auge con questo nuovissimo album “Resurrection” il cui titolo probabilmente coincide proprio con la rinascita del combo per troppo tempo rimasto inattivo. La band con nuovi elementi dietro le fila, non ha perso l’estro che l’aveva contraddistinta sin da debutto ed offre oggi quarantacinque minuti di ascolto suddivisi in dieci brani, melodici, espressivi e caratterizzati in parte da motivi che subito restano impressi alla mente. Buoni i distorti che caratterizzano al meglio le tracce al pari della produzione che, pur non risultando eccellente, è in ogni caso efficace e pronta a far assimilare al meglio i contenuti del disco. L’Heavy prog rock della band riesce bene a coinvolgere e a non ristagnare offrendo continui scossoni che partono rispetto ai momenti più pacati. Tolto l’intro, il primo effettivo brano “Light In shadows” presenta la vena di creatività del combo offrendo un ritornello sia suonato che cantato quasi commerciale ma funzionante; si prosegue poi con “Chains Of Memories” altra buona interessante buona prova per la band forte del diretto e determinato prog che va a caratterizzarla sin dall’apertura; è poi la volta dell’ottima “The Age Of Glory”, aperta da un ipnotico arpeggio acustico subito poi affiancato da una solida struttura ritmica divertente e alquanto movimentata; si prosegue poi con più moderata “Alone”, una ballad di turno che dimostra anche il lato più dolce e moderato di questa band; è poi la volta di “Revelation Day” un brano forse scontato nei contenuti rispetto ai suoi predecessori; “My Dark Side” un brano, come anticipa lo stesso titolo particolarmente malinconico e melodico ma che si caratterizza per quella vena che pare direzionarlo un po’ più sul settore dell’alternative; seguono poi “ Season End” e “Gone Away” in cui questa volta la band tende nuovamente sul primo a cimentarsi sulla moderazione mentre sul secondo ben ritorna sulla cresta dell’onda anche per i buoni propositi sia ritmici che strutturali in generale tra cui la buona performance cantata; conclude il disco “The Man” un brano forse abbastanza struggente e poco relazionabile con il contenuto a sé del disco. La prova in sé rappresenta una sorta di rinascita di questa band, forse rimasta per troppo tempo in standby e che oggi dà comunque prova di avere ancora i propri artigli, forse da affilare un po’ di più, ma che per il momento lasciano il segno così.
Track by Track
- Obsession S.V.
- Light In shadows 70
- Chains Of Memories 70
- The Age Of Glory 75
- Alone 65
- Revelation Day 70
- My Dark Side 70
- Season End 70
- Gone Away 75
- The Man 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
71Recensione di Wolverine pubblicata il 15.03.2020. Articolo letto 1239 volte.
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