Figure Of Six «Brand New Life» (2011)

Autore:
HeavyGabry »

Recensione Pubblicata il:
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Band:
Figure Of Six

Titolo:
Brand New Life

Nazione:
Italia

Formazione:
Enrico "Erk" Scutti - vocals
Peter Cadonici - guitar
Matteo Troiano - guitar
Stefano Capuano - bass
Michele Mingozzi - keyboards
Antonio Aronne - drums

Genere:

Durata:
36' 57"

Formato:
CD

Data di Uscita:
2011

Etichetta:

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

Che il metalcore sia esploso in un'epoca particolarmente felice per la possibilità di risonanza mediatica, non vi è più alcun dubbio. Le perplessità semmai nascono nel momento in cui le possibilità di direzione di un genere vengono scandagliate in lungo e in largo in lassi di tempo piuttosto brevi, proprio come sta succedendo in questo caso. Mentre in altri campi (potrei dire il black o il death, ma anche citarne altri) il processo di genesi e crescita (e forse morte?) è stato relativamente più lento, al metalcore è toccata la triste sorte di essere eletto ufficiosamente alla carica di macchina da soldi sicura per orde di imberbi metallari. Ormai i gruppi qualitativamente proponibili si contano sulla punta delle dita. Tutto questo sproloquio per dire cosa? Che l'arrivo del terzo (!) full length dei Figure Of Six potrebbe benissimo diventare la classica goccia indistinguibile nell'oceano.
Cercando di essere obiettivi, un prodotto simile può a stento interessare lo zoccolo duro di appassionati del genere, perché vuole porsi in mezzo tra i canoni del genere con un piccolo passo in avanti di provocazione: è a metà tra la potenza base che deve (o forse dovrebbe) contraddistinguere qualsiasi genere di metal e tra la voglia di cercare un approccio "radiofonico", quello di innumerevoli canzoni e canzoncine che costituiscono minuti su minuti di ascolto distratto nelle vite di ognuno di noi. La provocazione sta appunto nel fatto di decidere di non usare mai tecniche di canto estreme, ma di rendere il pulito un perno fondamentale, con ritornelli a volte tremendamente catchy, ma anche tremendamente noiosi quando l'approccio dell'ascoltatore non è più limitato ai 3-4 minuti di un pezzo, ma a tutti i 37 minuti. E così, se l'amore smisurato per i soliti svedesi (chi ha detto Soilwork?) si incontra con tentativi di allargamento della base dei fan anche non propriamente nella sfera metal, ecco nascere un disco come "Brand New Life", che è anche gradevole nei primi due pezzi, ma che allo stesso tempo cala progressivamente senza riscattarsi mai, se non in qualche buona incursione di tastiera.
Se chi alle soglie del millennio paventava il peggio con l'esplosione del nu metal si è dovuto ricredere col metalcore, forse al prossimo trend avrà un infarto. Ma fino a quando varrà la pena sviscerare in questo modo la nostra musica preferita?