Intervista: Andy Timmons

…che è una webzine heavy metal, a proposito, che ne pensi della musica metal? Apprezzi?
Certo! Di solito non penso molto “all’etichetta” della musica che ascolto, mi piacciono molti stili diversi, fintanto che mi piace la canzone non do peso allo stile in cui è suonata.
Pensandoci..sì, posso dire di amare la musica heavy, assolutamente, la musica che suoniamo ha diversi momenti heavy, non per tutto il tempo, ma sai, a me piace avere un sacco di dinamiche, non solo un colore.
Quando hai capito che avresti vissuto di musica?
Ero molto giovane, ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo circa 5 anni, ma penso di aver capito alle superiori che questa sarebbe stata la mia vita, non avevo altre passioni. Davvero.
Hai provato a suonare altri strumenti?
Il pianoforte, ovviamente, era il mio secondo strumento alla scuola di musica (la chitarra il principale) ed è stato un grande beneficio perché è lo strumento più logico, tutto vien fuori perfettamente, è utile per imparare la musica, per imparare a scriverla... ma adoro suonare la batteria, è il mio “side instrument” preferito.
<Sono stata ad un concerto di Paul Gilbert un mesetto fa e anche lui ad un certo punto è saltato dietro le pelli al posto di Thomas Lang..> oh yeah, yeah, (ride), lui è fantastico, Paul è un grande musicista!
Hai dedicato una canzone a George Harrison (non mi lascia finire..)
oh si, “Slips Away”, i Beatles sono stati la mia prima vera passione musicale.
I miei primi ricordi musicali sono legati a loro, sono nato nel ’63, l’anno del loro coming out, nel ’64 diventarono famosi negli Stati Uniti, sai, ho tre fratelli più grandi di me, il più grande mi passa dodici anni, loro compravano i dischi dei Beatles mentre io ero ancora nella culla per cui sono cresciuto con questa musica, conservo questi ricordi e registrare “Sgt. Pepper” è stato come concentrare tutta la mia vita musicale e la mia passione per i Beatles.
Non credevo che ne sarei stato capace, pensavo di poter provare a fare la cover di una canzone ma tentare di registrare tutto l’album mi sembrava pazzesco <è stata una grande sfida..> oh si, lo è stata!
Sai, iniziai a registrare solo “Strawberry Fields”, poi Riccardo, il nostro manager italiano, mi disse: “Hey, dovresti fare tutto un set dei Beatles la prossima volta che vieni qui”, la mia prima risposta fu negativa, non credevo potesse essere una cosa fattibile, ma ci ho pensato su e ho iniziato a farlo davvero!
Pensavo a come ricreare il pathos senza aggiungere linee vocali, solo strumenti, a come renderlo interessante, non so come spiegarmi, sentivo che avrei dovuto catturare e rendere tutte le nuances di ogni canzone, proprio come questa <e resto ipnotizzata dalle sue dita che accennano la dolcissima intro di “In my Life”>, ho iniziato a lavorare su diversi pezzi solo pensando: e se ci provo? Ebbene <suona per una ventina di secondi “Lucy in the Sky with Diamonds”>, quando l’ho provata sulla chitarra suonava talmente bene che...<continua a suonare, dondolando la testa>...ho continuato a lavorare sulla successiva e sapevo che mi stavo divertendo.
Mi stavo divertendo suonando l’intero “Sgt. Pepper” seduto da solo nel mio studio, senza avere ancora idee su come avrei registrato il tutto, ma era una sfida e alla fine è stata una grande esperienza di songwriting.
Sai, conosco le canzoni così bene che ho fatto tutto a memoria, sentivo risuonare il pezzo nella mia testa e..come posso farlo questo? E via, veniva quasi naturale.
Diciamo che è stato un hobby divertente per un paio d’anni, suonicchiando in giro, scherzandoci su, fino a quando, un giorno, ci siamo trovati in studio per registrare 14 nuove tracce.
Il recording team però non sarebbe stato pronto prima di due giorni per cui la sessione fu cancellata e Mitch (Marine), il mio batterista, mi chiese: “hey non stavi parlando di una certa cosa dei Beatles a cui stai lavorando?”, gli feci ascoltare i miei arrangiamenti e in due giorni facemmo tutto.
Mitch completò le tracce di batteria e io, in pratica, avevo già tutto pronto, le stavo suonando da due anni ormai, definendo man mano i dettagli come più mi piaceva, quindi..
È stato davvero un gran lavoro, i pezzi dei Beatles hanno linee vocali importanti ma nel tuo album non se ne sente la mancanza...
Lo spero, queste canzoni sono l’essenza del mio “essere musicale” e ho provato a cantarci ma non volevo cambiarle tanto, il mio lavoro sulla chitarra potrebbe sembrare differente dall’originale ma volevo che la registrazione suonasse esattamente come la sentivo nella mia testa, tutte le sfumature, gli effetti dei suoni, l’orchestrazione: è stato grandioso.
Qual è il primo consiglio che daresti ad uno studente?
Oh, gli direi molte cose ma il primo suggerimento...mmh...vediamo, senz’altro questo: “if you love it, you’ve gotta do it!” (se lo ami, devi farlo!)
Il primo obiettivo è capire se si ha abbastanza passione per lo strumento, in modo che tutto il duro lavoro necessario a migliorarsi e progredire non risulti pesante.
Penso che ogni musicista, soprattutto agli inizi, attraversi un periodo frustrante ma sai, nessuno mi ha mai dovuto ricordare di dover fare esercizio, semplicemente non vedevo l’ora di mettere le mani su una splendida chitarra.
Poi le cose cambiano, ora non sono più la persona che ero anni fa, si attraversano periodi particolarmente ispirati e periodi in cui preferisci fare qualcos’altro o semplicemente ascoltare altra musica.
Negli ultimi 20 anni ho suonato davvero molto ma sai, non credo di aver mai fatto tanta pratica come quando ero uno studente e, secondo me, dopo Resolution “mi ero messo un po’ troppo comodo”, lavorare su “Sgt Pepper” è stato interessante proprio perché è diventato una nuova sfida, non pensavo che avrei potuto cambiare il mio modo di suonare.
Sai, ho capito che non sono mai stato così felice in vita mia come quando lavoravo e mi esercitavo tutto il giorno e tutti i giorni, il che non significa prendere solo la chitarra in mano ma suonarla, scrivere canzoni...
Ultimamente suono molto più jazz rispetto a prima, è uno stile armonico molto impegnativo e mi aiuta in ogni cosa che suono, se suonassi un buon jazz ogni giorno il mio rock playing sarebbe assolutamente migliore.
Non mi sono mai considerato un grande musicista jazz, ho iniziato la mia carriera come rocker ma a 16 anni già suonavo qualcosina di jazz, in effetti non ci sono molte connessioni tra il modo in cui ascolto, scrivo e suono la musica ma non è una questione di scelte, né di teorie o scale, riguarda molto come riesco ad esprimermi attraverso i cambiamenti degli accordi, i chord tones e i non-chord tones...in realtà è così che la vedo.
Scrivendo un pezzo inizi da una melodia o da una struttura armonica?
Oh, può succedere in entrambi i modi, ora tendo a scrivere più melodie insieme, l’ho fatto talmente spesso che penso mi venga naturale, a volte sento una progressione di accordi, altre volte prima la melodia e quindi mi tocca cercare gli accordi che si adattano, spesso tiro fuori qualcosa da una semplice jam con la band.
La cosa più importante è registrare tutto appena mi viene in mente, altrimenti 10 minuti dopo potrebbe essere andata perduta per sempre.
(e dagli occhi sognanti che ha mentre ne parla mi viene automatico chiedergli) C’è quindi più passione che ragionamento nel tuo songwriting?
Assolutamente si!
O meglio penso che le canzoni migliori, quelle davvero buone, vengano fuori in quel modo, posso sedermi ogni giorno e scrivere, potrei scriverti un brano qui, adesso, senza problemi ma preferisco arrivi da qualche altra parte..
Penso che chi scrive canzoni, parlo per me ovviamente, cerchi di creare il suo prossimo brano preferito, hai questa “collezione” di musica nella testa e pensi a come organizzarla per poterla rendere amabile, a come fare perché ti faccia sentire in un certo modo, giusto?
Intendo che nello scrivere è importante capire come rendere musicalmente un’emozione e a modo tuo, in un modo sempre più fresco.
Quando insegno parlo molto dei Beatles e del perché siano stati dei grandi songwriters.
La mia teoria è che quando erano ad Amburgo e suonavano per 10 ore di fila ogni volta, dovevano conoscere un gran numero di canzoni, essere capaci di imparare tanti brani e ciò mi riporta alla tua domanda sui consigli ad un giovane musicista: impara quante più canzoni puoi, ma non da internet, non da un libro, metti su il cd e ascoltalo, non guardare il video, se vedi qualcun altro suonare quel pezzo (ok, si, può aiutare) ma le tue orecchie sono la parte più importante del tuo intero “essere musicale”, perché la musica è un’esperienza uditiva, giusto?
C’è una cosa che oggi è molto sopravvalutata: la gente impara a suonare visivamente, può aiutare ma è una scorciatoia, se lo fai passare attraverso gli occhi non lo rendi tuo nello stesso modo in cui lo faresti tramite le orecchie, quindi impara quello che puoi da solo, ascoltando e cercando di riprodurlo e le parti che proprio non riesci a capire le chiedi ad un insegnante o le cerchi su un video, qualsiasi cosa, ci sono talmente tanti mezzi oggi per farlo, ed è fantastico, ma se il tuo obiettivo è diventare un musicista espressivo devi avere le orecchie connesse alla tua chitarra e niente in mezzo, devi diventare capace di indirizzare alle mani quello che ascolti e questo succede solo attraverso tante ore di esercizio.
(ride) Per me ha funzionato e
a volte vedo la mancanza di questa capacità in alcuni musicisti.
Il mondo musicale, per quanto riguarda il business, è cambiato radicalmente rispetto a quando hai iniziato a farne parte, pensi abbia ancora senso stampare album fisici?
Oohh, questa è davvero un’ottima domanda..non ne ho idea!
Non ho ma avuto così tante buone recensioni di un album come quelle che ho avuto per “Sgt.Pepper”, una cosa fantastica ma che fa pensare.
Ho dedicato molti anni della mia vita ad ogni album che ho registrato, e non è una questione di soldi, non lo è mai stata, ma è ovvio che arriva il giorno in cui inizi a pensare a come mantenere la tua famiglia.
Secondo me, è una cosa abbastanza interessante che ogni artista debba capire come fare a, come dire, guadagnarsi da vivere.
Internet è una gran cosa, ho fans in tutto il mondo grazie a youtube, non ci sono dubbi, se comprino o meno i miei dischi, beh non ne ho idea, ma hanno accesso alla mia musica e non è poco.
Penso che ci sia ancora un sacco di gente che capisce l’importanza di supportare i veri artisti.
Ho un sito web, la gente compra cd, trascrizioni di partiture, proprio l’altro giorno riflettevo su che enorme onore sia che la gente abbia un’alta opinione di quello che faccio.
Quando ero un ragazzino non avrei mai immaginato che un giorno sarei stato qui, in Italia, a parlare con qualcuno interessato alla mia musica che stringe in mano i miei album, è fenomenale ed è la parte di questa vita che ricorderò per sempre, la parte più importante.
Musica e business, vorrei non dover mai pronunciare queste due parole nella stessa frase, in ogni caso io non sono un granché per quanto riguarda il business, è una cosa su cui ancora devo “esercitarmi”, se avessi preso decisioni migliori probabilmente avrei un business migliore, o forse no; avrei potuto trarre più vantaggi da alcune cose, ma se devo essere sincero, alla fine della giornata io sono felice.
Felice di essere stato capace di creare un progetto, credo nelle cose che faccio e penso che man mano si sistemeranno, si, sono felice, felice che la gente venga ancora a sentirmi suonare (sorride).
Cosa consiglieresti ad un artista che si auto produce?
Well, just be great! (scoppia a ridere)
Di questi tempi tutto ciò che si deve fare è essere grandiosi, sembra una cosa divertente da dire ma è il nucleo della “faccenda internet” perché se sei davvero grande la gente ti troverà, ti farà venire fuori e farà la differenza.
Venti anni fa, prima dell’era “crazy-internet” avresti potuto essere il migliore artista del mondo nella tua cameretta in Arkansas ma non sapevi come far girare il tuo materiale, oggi ha bisogno solo di una videocamera, carichi tutto su youtube e inizi a mandarlo in giro, sembra non ci voglia molto sforzo, sembra fantastico, “possiedi il tuo mestiere”(own your job), fa’ il meglio che puoi e se le potenzialità ci sono la cosa esploderà sicuramente.
Mi sento fortunato ad essere cresciuto in un mondo “più stretto” e forse fa la differenza, forse no, è tutta una questione di esercizio continuo.
L’ultima volta che sono venuto in Italia stavo leggendo un libro, “The Outliers: Story of Success” di Malcolm Gladwell che, in breve, parla delle persone che hanno successo e del perché lo ottengono, dottori, avvocati, musicisti.. parla della teoria misteriosa delle 10.000 ore, lui dice che chiunque per essere davvero il migliore in quello che fa deve trascorrere almeno 10.000 ore a farlo.
Deve essere divertente calcolare una certa quantità di tempo ma quello che lui intende è che i Beatles, prima di diventare famosi, erano certamente già dei grandi ma hanno lavorato davvero duramente e a lungo per eccellere.
Probabilmente per le nuove generazioni a fare la differenza saranno le persone che amano davvero qualcosa e soprattutto che non mollano.
Viviamo in una società guidata dai soldi, c’è un sacco di pressione da ogni parte che ti spinge a fare qualcosa di remunerativo, e poi c’è la questione del “lo voglio e lo voglio adesso” ma è un successo finto, passeggero.
(NdA- nel libro viene espresso principalmente un concetto: la grandezza richiede un’enormità di tempo, Gladwell usa come esempi il talento musicale dei Beatles e l’estro informatico di Bill Gates, i Beatles suonarono live ad Amburgo oltre 1200 volte tra il 1960 e il 1964, accumulando più di diecimila ore di concerti, soddisfacendo così la regola delle 10.000 ore di pratica del loro mestiere. Gladwell afferma che tutto il tempo che i Beatles hanno passato a suonare ha affinato il loro talento e cita il biografo della band Philip Norman “Così quando tornarono in Inghilterra da Amburgo, suonavano come nessun altro. È lì che sono diventati quelli che sono”)
Usi una action alta o bassa sulla tua chitarra?
È un compromesso perché, lo sai, più bassa è l’action più è facile suonare, una action alta però dà un tono migliore al suono, per me è un compromesso, anche in base alle corde, se è bassa puoi volare e migliorare il tono con corde un po’ più pesanti, bisogna sperimentare per trovare la combinazione personale.
In ogni caso penso che la mia action sia generalmente bassa, ma non troppo, le corde riescono ancora a esprimere un certo feeling.
Il tocco del chitarrista elettrico è dato dalla chitarra, dalle mani e dall’amplificatore, secondo te, in che percentuale?
Di gran lunga dalle mani...e dalle orecchie!
Rieccomi con la storia delle orecchie ma sai, quando un chitarrista suona, cerca di produrre il suono che ha in mente, il tono specifico, e più suona più è facile che si sintonizzi ed è qui che l’esperienza incontra l’ascolto..
Senza dubbio, una gran chitarra e un grande amplificatore posso aiutare ma secondo me 70% le mani, 15% e 15% il resto.
Potresti darmi una chitarra qualsiasi <però nel frattempo accarezza la sua fedele e consumata Ibanez AT100, eheh> e un amplificatore qualsiasi ma riuscirei ad emozionarti lo stesso <e non ho dubbi a riguardo!> certo, non come ci riuscirei con la chitarra con cui ho suonato negli ultimi 20 anni! <ah, ecco..>
Sai, “this guitar is me”, è parte di me, una volta mi è successo ad un live di non riuscire ad avere i soliti amplificatori, e quelli che ci avevano dato li avevo visti male, pensavo che avrebbero suonato male, ma il pubblico era caldo ed entusiasta, è stata un’esperienza, ecco perché un chitarrista dovrebbe esercitarsi con e senza amplificatore, senza vincoli.
Vieni spesso in Italia ultimamente...
oooh amiamo l’Italia, il nostro amico Riccardo (Cappelli) faceva il giornalista per una rivista di chitarre, ci incontrammo al primo Crossroads (Guitar Festival) di Eric Clapton a Dallas nel 2004 e intervistandomi mi chiese se avessi voglia di venire in Italia, ovviamente risposi di si ma non sono bravo ad organizzare le cose così se ne occupò lui e fu un’esperienza molto bella, ho avuto l’occasione di incontrare i fan italiani che sono davvero degli appassionati, ogni volta ne viene fuori un gran bel tour!
Progetti futuri?
Oh, c’è il progetto che avevamo iniziato prima di questo album ed è da completare ma sono stato molto impegnato con il tour.
Ho appena finito una registrazione con Simon Phillips, un grande batterista, abbiamo lavorato insieme già negli anni ’90 e faremo un tour in autunno, toccherà anche l’Italia (NdA: per ora mi è stata confermata una data: 23 ottobre 2013 al Keller Platz, Prato).
Abbiamo fatto tutto in una settimana, sono davvero eccitato a riguardo, è una specie di fusion-rock, il primo disco solista di Simon si chiama Protocol, scritto circa 25 anni fa, questo è una sorta di anniversario, per cui l’abbiamo chiamato Protocol II eravamo a Los Angeles a suonare per una piccola collaborazione e lui mi ha detto perché non facciamo un intero album? E io..mmh, ok!
È stato un progetto ambizioso, perché è così fresco, quello che adoro della musica di Simon è che è completamente diversa da quella che scrivo io, ma adoro suonarla.
Io non scrivo in quel modo quindi riesce a tirare fuori una parte diversa della mia personalità musicale e io amo riuscire a fare cose diverse: un’altra sfida!
---
In sottofondo il chitarrista dei Dolcetti annuncia l’ultimo pezzo e, per non ritardare la performance con la band, ci vediamo costretti a chiudere l’intervista ma non prima del sacro rito del fan: cd autografati, foto ricordo, plettri omaggio e ringraziamenti, un bottino scintillante ma sicuramente meno raro e prezioso del ricordo che mi resterà di questo fantastico artista e delle due grandiose ore di concerto che hanno seguito questa chiacchierata.
La passione, l’umiltà, l’entusiasmo, la naturalezza, la cordialità e, ovviamente, l’estro di Andy Timmons, credetemi, non hanno eguali!
Un particolare encomio va al tour manager, Riccardo Cappelli, grazie al quale ho avuto l’opportunità di vivere una delle serate più emozionanti di sempre.
Altre Immagini
Intervista di Elbereth Articolo letto 2662 volte.
Articoli Correlati
News
Recensioni
- Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
- Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
- Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
- Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.