Intervista: Chaoswave

Nessuna Descrizione "Il mondo è bello perchè vario", in questo momento il detto migliore che mi viene in mente è proprio questo ed il motivo è semplice, girando un pò per i vari MySpace ed ascoltando i vari demo ed EP di vari gruppi underground situati in varie parti del mondo, i Chaoswave con questo secondo lavoro intitolato "Dead Eye Dreaming" conquistano, almeno per il sottoscritto, una certa stima e attenzione. E’ con grande piacere allora, che siamo riusciti ancora una volta ad intervistare i Chasowave, che ci parleranno di un bel pò di cose ma soprattutto di "Dead Eye Dreaming", la parola ad Henrik, chitarrista del gruppo.

 

Tanto per cominciare, direi di presentare al pubblico di Metalwave questo vostro nuovo disco, evidenziando le vostre impressioni su “Dead Eye Dreaming”.

Henrik: Ciao a tutti, sono Henrik, il chitarrista dei Chaoswave. Scusatemi per l’italiano da “Garrison” (l’insegnante di danza di “Amici”, nda). “Dead Eye Dreaming” è per tutti noi sicuramente un bel passo avanti in paragone col nostro debutto del 2006 “The White Noise Within”. Prima di tutto siamo tutti migliorati come musicisti, ma anche come song-writers. Musicalmente siamo sulla stessa strada del debutto, cioè batteria/chitarra/basso molto aggressivi, mentre le voci hanno un approccio più melodico. Sicuramente abbiamo alzato la velocità e l'aggressività, tra l'altro con l’introduzione di pezzi blast e l’uso del “drop LA” della settima corda della chitarra.

Abbiamo visto che finalmente avete un’ etichetta, è stato complicato trovarla? Ma soprattutto, come vi trovate?

Henrik: Infatti ci è voluto un pochino prima che trovassimo una nuova etichetta per il secondo album. Il debutto è uscito per la casa discografica olandese DVS Records, che prima di noi ha fatto uscire tra l’altro band come gli Into Eternity e Wolverine. Anche se hanno fatto un buon lavoro per noi, volevamo cercare qualcosa di nuovo. Per questo, a Maggio 2007 abbiamo fatto un promo di 4 pezzi strettamente usata per la promozione verso le etichette. Questo ci ha portato a parlare con 8-10 etichette, alcune anche su dettagli molto specifici, ma alla fine non siamo riusciti a trovare un accordo con nessuna di loro. Non perché avessimo fatto delle richieste esagerate, eravamo solamente un po’ sfortunati. Abbiamo infatti deciso di registrare tutto il nuovo album per conto nostro, per poi cercare etichetta dopo che il lavoro fosse completamente ultimato. E’ stata la mossa giusta, perché i ragazzi della Nightmare Records si sono mostrati interessati quasi subito. Alla Nightmare Records lavorano molto bene e stanno collaborando con Silverwolf e SPV Records per la release europea. Sicuramente non avremmo potuto sperare per una distribuzione migliore di questa.

Tornando all’album, quali sono state le maggiori fonti d’ ispirazione, sia nella composizione della musica che nei testi?

Henrik: In genere ci ispiriamo da molti diversi gruppi. Io porto la maggior parte dei riff e le canzoni crescono ovviamente da questi, ma contribuiamo tutti molto al song-writing. Io personalmente mi ispiro sempre ai gruppi che ascolto nel periodo del songwriting. Non cerco mai di rubare un’idea, ma se sento qualcosa che mi piace molto, analizzo spesso il riff o il ritmo per capire cosa fanno. Per quanto riguardo i testi, scrivo io il 90% dei nostri testi, ma sinceramente l’ispirazione non ti so dire da dove venga. Non leggo tantissimo, ma alcuni poeti danesi mi piacciano e li leggo ogni tanto per studiare le metafore. Per i temi, mi ispiro molto sia a problemi personali che al mondo esterno. Due esempi sono “10 Years of Denial”, che ho scritto completamente come una sorta di purificazione per me stesso, mentre “Fork Tongues and Foul Times” è ispirata alla guerra in Iraq.

C’è un messaggio preciso che vorreste trasmettere con “Dead Eye Dreaming”?

Henrik: Non sono molto tipo da lanciare messaggi. Spero solo che la musica piaccia. Magari un messaggio sarebbe di non dimenticare mai di sognare. Molti dei testi parlano proprio di quello.

Sappiamo tutti che con il metal è difficile campare e tirare avanti. Perciò, oltre ad essere musicisti, cosa fate nella vita per tenervi su?

Henrik: Noooo, non è tanto difficile, ahaha! In breve, lavoriamo e studiamo. Giorgia lavora nel turismo, io lavoro come webdesigner/programmatore, Fabio e Michele studiano e Raffo sta provando a cavarsela facendo tante lezioni di batteria.

Siete stati paragonati spesse volte ai Lacuna Coil: concordate o siete contrari a questo accostamento?

Henrik: Beh, cosa si può dire?! Infatti anche la nostra etichetta ci sta paragonando a loro nella promozione del nuovo album. Stranamente non siamo mai stati minimamente ispirati da loro, ma siamo italiani...anzi...siamo “quasi” italiani e abbiamo come i Lacuna Coil una formazione con cantanti femmina/maschio. E’ ovvio che il paragone ci sia e ci sarà probabilmente per molto tempo ancora.

Nella recensione ho ammesso di aver ascoltato delle parti con sonorità doom, altre thrash ed altre gothic. Cosa mi dite? Ci ho azzeccato un po’?

Henrik: Si, sono molto d’accordo. Anche se hai dimenticato il death metal, che ha anche la sua importanza. Il doom e il gothic forse non sono generi molto ascoltati tra di noi, ma gli elementi ci sono di sicuro nella nostra musica. Per seguire il pensiero, potrei dire che il doom si sente in “A March for the Dying”, il gothic in “Two Shadows”, il thrash in “10 Years of Denial”, il death in “The Evident” e, perche no, il prog in “How to Define a Race”. Generalmente uso sempre il termine che ci attribuiscono più spesso, che sarebbe un power thrash melodico.

Riguardo il tour invece, avete già stabilito qualche data in giro per l’Italia o, perché no, in Europa?

Henrik: Stiamo lavorando su diverse possibilità anche se per il momento abbiamo solo due date confermate: Firenze, all’OMI Music Club il 28 di febbraio, e al Velorock Festival (con i grandi Tankard) in Belgio all’inizio Settembre. Per il primo album abbiamo suonato molto all’estero, intraprendendo diversi tour e festival. Speriamo davvero di farlo molto di più stavolta. Girare e suonare dal vivo sono senza dubbio la cosa che ci piace di più.

Se poteste scegliere, a quale festival vi piacerebbe suonare?

Henrik: Tutti, ma ovviamente ad alcuni dei più importanti speriamo di arrivare presto. Gods of Metal, Wacken... personalmente vorrei suonare al Roskilde Festival. E’ un grande festival in Danimarca con un atmosfera che non si trova altrove.

Bene ragazzi, l’intervista finisce qui. Concludete a vostro piacere...

Henrik: Grazie a Metalwave! Speriamo di vedere alcuni dei lettori a Firenze il 28 Febbraio. E tenete gli occhi aperti per il nostro primo video che uscirà tra poco. E’ stato fatto dal regista olandese Richard Spierings e sembra sarà veramente qualcosa di bello.

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