Intervista: Danger Ego

Nessuna Descrizione Approda su MetalWave anche la band fiorentina Danger Ego, autrice di uno stoner psichedelico e moderno premiato più volte sui migliori palchi della toscana.

 

Ciao ragazzi, benvenuti su MetalWave, chi sono i Danger Ego?

Flavio: siamo un gruppo che fa grunge con influenze moderne, non ci ispiriamo a qualcuno in particolare però attingiamo da varie sonorità, dai vecchi Nirvana ai nuovi Alter Bridge, etc, etc.. Ci siamo formati nel 2006/2007, ma l’ultima formazione è fissa da un annetto, da poco abbiamo ristampato il nostro primo disco, “Autopsy”.

Lorenzo: il gruppo è formato da Flavio Angelini alla voce, Enrico Francesca, chitarrista principale e fondatore del gruppo insieme al vecchio batterista che è stato sostituito da Max Innocenti, l’ultimo entrato, poi nell’ordine cronologico ci sono io, Lorenzo “Baldo” Giusti, altra chitarra, e Claudio Zucchelli al basso.
Ora siamo impegnati con la promozione del disco, migliorato dal nuovo layout e dal lavoro di ristampa della nuova etichetta; dovrebbe anche essere già online sulle principali piattaforme digitali.
Siamo partiti, vediamo di cavalcare l’onda sperando di trovare quella giusta.

Cos’altro bolle in pentola?

Flavio: ci sono nuovi pezzi che stanno prendendo forma ma non siamo ancora pronti per un nuovo album, ci dedicheremo alla promozione di “Autopsy” che abbiamo appena ristampato e poi parallelamente porteremo avanti idee, nuove sonorità, quando arriveremo ad un numero abbastanza valido di pezzi faremo una scelta.

Lorenzo: comunque piano piano li introduciamo ai vari concerti, ci divertiamo un sacco.

Come nasce un brano in casa Danger Ego?

Flavio: nasce da uno qualunque di noi cinque, chiunque può portare una sua idea e poi viene più o meno sviluppata in base ai gusti e alle possibilità di tutti.
In linea di massima, per “Autopsy” il grosso delle idee sono di Enrico.
In generale non c’è uno che scrive per tutti, siamo tutti un po’ autori di noi stessi, ognuno mette il suo.
Abbiamo scelto questa politica anche perché non abbiamo un genere ben definito, e non vogliamo neanche averlo sinceramente, vogliamo che si senta un certo tipo di sonorità, vogliamo essere riconoscibili però senza etichettarci sotto un genere preciso, una frangia, un’idea.
Ognuno di noi viene da mondi diversi, ascoltiamo anche musica completamente diversa da quella che suoniamo, cerchiamo quindi di unire le nostre esperienze e tirare fuori qualcosa che ci rappresenti.

Cinque aggettivi per descrivervi? Uno a testa..

Lorenzo: adrenalinici.

Enrico: capoccioni.

Flavio: impegnativi, o meglio, impegnativo è l’aggettivo migliore per il gruppo, per noi è un impegno, oltre che un piacere, ma è impegnativo anche per chi ci segue e per chi ci sta dietro e ha visto la line up trasformarsi.

Max: d’impatto, perché quando saliamo sul palco se non lo buttiamo giù, poco ci manca.

Claudio: polemici, da buon gruppo fiorentino siamo polemici, tra di noi ovviamente eh!

Enrico: beh, siamo cinque teste completamente diverse, vabbè… di cazzo! Caratterialmente diversi, veniamo da generi completamente diversi, in questo ci sono i pro e i contro e questo a volte può portare a cose buone altre no, l’importante è andare avanti ed è quello che si sta facendo.
L’unica cosa che ci unisce di sicuro è la passione per la musica.
Ora che abbiamo una formazione ufficiale e fissa andremo avanti il più possibile, sia con la promozione del disco sia con la ricerca di..ehm.. più ragazze possibili! Eheheh, nemmeno i soldi, le donne!!

Quali sono le tematiche che affrontate nelle vostre canzoni?

Flavio: i testi, quasi tutti, li ho scritti tutti io.
Non c’è un tema principale, parlano un po’ di me, della mia vita, la mia storia, più momenti brutti ad essere sincero che momenti belli; per me la musica è un modo per sfogarsi, per lasciarsi andare, nei testi ho voluto mettere la maggior parte dei momenti brutti della mia vita, varie delusioni amorose, con gli amici, le malattie, tutte e cose che possono succedere nella vita.
E questo è quello che rappresentano i pezzi, semplice e pura storia di vita.
Un’analisi di quello che è stato il mio passato, il mio presente e quello che non spero sia proprio tutto il mio futuro, eheheh .
Nei testi c’è sempre la ricerca di una risposta, a volte la cerchi nell’amicizia, altre nella fede, ognuno la cerca in quello che vuole, l’importante, quello che cerco di spiegare in quello che scrivo, è che per qualunque cosa ti possa succedere c’è sempre una via d’uscita, un modo per raggiungere la fine di questo tunnel di sofferenze. La speranza c’è.

Per quanto riguarda la scelta del titolo dell’album?

Flavio: è stata la cosa più semplice perché racconta un po’ me stesso, è stato come andare a guardarsi dentro, una vera e propria autopsia.

E la scelta del nome del gruppo?

Flavio: beh “Danger Ego” è qualcosa di pericoloso, nel senso del pericoloso per se stessi, essendo una persona non tendenzialmente ottimista e anche un po’ cupa.

Qualche considerazione sulla scena underground toscana?

Flavio: per l’amor del cielo! Purtroppo non posso dire niente di positivo altrimenti mentirei.
Ci sono tanti gruppi bravi, c’è tanta gente competente che non riesce ad arrivare a niente, e non ti parlo di noi, ci sono un sacco di musicisti che sanno fare il loro mestiere e non possono farlo perché l’Italia, in generale, non offre quasi niente.

Cosa migliorereste in primis?

Flavio: il rispetto per chi offre questo servizio, sia da parte dei locali che da parte del pubblico.
Se permetti quando salgo su un palco, in un modo o nell’altro, bello o brutto che sia, io offro un servizio, quindi in un certo senso pretenderei anche come ricompensa il rispetto da parte del pubblico e non gente che sta in un’altra stanza a chiacchierare o al bancone a parlare di cazzi propri e poi dopo ti disprezzano senza neanche ascoltare.
Il rispetto.

È una domanda che ultimamente faccio un po’ a tutti, band emergenti e famose, proprio per comparare le varie risposte, secondo voi ha ancora senso stampare cd fisici? È una scelta di cui vi occupate personalmente o se ne occupa l’etichetta?

Lorenzo: la ristampa è stata fatta tramite l’etichetta, oggi il cd fisico, sia per gli emergenti che per gli artisti affermati è più un biglietto da visita, c’è ancora qualcuno che compra il cd dei gruppi preferiti magari, la digital copy personalmente è raro che la compri, è inutile negarlo, ancora si scarica parecchio.
Il mercato sta andando in questo modo, non sta a me dire se è giusto o sbagliato, tanti gruppi anche affermati lo dicono: scaricate il nostro cd però poi andate ai concerti e supportate l’artista.
Ci sarebbe un’altra polemica sui prezzi esorbitanti dei biglietti di alcuni concerti e sulle location quasi sempre concentrate in zone precise della penisola ma è meglio non aprire ora questa parentesi.

Flavio: la mia idea invece è molto più estrema, secondo me i cd come i libri, come altre cose, hanno un valore molto maggiore se sono fisici perché il bello del cd, della musica, è avere il disco o addirittura il vinile, e quando se ne ha voglia prenderlo in mano, sfogliarne il booklet, toccarlo, viverlo, il non limitarsi all’ascolto valorizza il lavoro del musicista.
Certo, chi fa musica non campa più con i dischi ma dietro c’è un lavoro enorme, attenzione maniacale anche ai minimi dettagli, non mi piace l’idea che tutto diventerà solo un file in un computer.

La vita di un gruppo è un viaggio, finora qual è stata la tappa più bella? Il momento più bello vissuto insieme?

Flavio: il batterista non ha potuto viverlo, però devo essere sincero, avere il nostro disco, il nostro prodotto in mano, è stato uno dei momenti più belli che abbia mai vissuto.
Dopo tutte le fatiche, tutte le peripezie, è stato tanto soddisfacente.

Enrico: un po’ il riassunto di tutto, è vero! A parte i concerti che si son belli però finiscono lì la sera, quello ti rimane, da un senso a tutto… e poi inizia a vivere di vita propria con la promozione, le recensioni.
La maggiore soddisfazione per un musicista è senza dubbio registrare e pubblicare un album.

Lorenzo: è stato il termine di un viaggio per ricollegarci alla tua domanda, è stato anche fisicamente un bel viaggio, siamo stati insieme a Brescia e siamo tornati con qualcosa in tasca, una gran bella esperienza.
Tutti i musicisti che sognano di suonare in una band, fare un tour, sognano di farlo anche per questo, per vivere questi momenti insieme e sentirsi sempre ragazzi al di là dell’età anagrafica.

Enrico: e dai dilla tutta Lorè..anche per..

Lorenzo: anche per?

Max: distruggere camere d’albergo!

Lorenzo: ahahah no dai, pensa che belli che sono i momenti prima del soundcheck, poter fare amicizia con le altre band..
Ad esempio, ora abbiamo una data a Modena perché prima di un concerto abbiamo fatto amicizia con un gruppo di Modena.

Flavio: trovare un feedback positivo non sempre è così ovvio, molte volte sembra una gara tra poveri ed è assurdo perché tanto non si arriva a niente in realtà: il mercato è chiuso, è fermo.
Non so se è una prerogativa italiana ma c’è davvero questa continua competizione.
Se uno è bravo perché non dovrei riconoscerlo? Anzi gli stringo la mano e gli dico “oh ma perché non vieni a fare un concerto con noi? Si suona insieme!”
Invece molto spesso questo non succede, trovi sempre gruppi che invece ti voltano le spalle, sembra quasi che debbano vincere chissà cosa. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca.

Grazie per il tempo che ci avete dedicato, vi lascio chiudere con un messaggio per i lettori.

Lorenzo: la cosa più importante per i lettori è http://www.dangerego.com, là c’è tutto: info, booking, date, contatti, oltre ai vari social. Grazie a te e MetalWave per averci dato questo spazio e vi aspettiamo numerosi ai nostri concerti!

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Intervista di Elbereth Articolo letto 1571 volte.

 


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