Intervista: DGM
Bentornati su MetalWave..
Andrea: grazie a voi per ospitarci di nuovo.
Complimenti per le ottime recensioni del nuovo album, di cui molti apprezzano la maggiore maturità rispetto a “Frame” che comunque resta uno dei momenti più alti della carriera dei DGM, in base a come è stato recepito dalla critica e dal pubblico, secondo voi, “Momentum” sta raggiungendo il suo predecessore?
Andrea: siamo molto soddisfatti e contenti perché sulla carta sta andando anche molto meglio, un po’ non ce l’aspettavamo, giustamente, come hai detto tu, “Frame” è stato l’apice dei DGM, non immaginavamo di poter eguagliare se non superare la soglia di “Frame”, che invece è successo, quindi che dire, credo che si, fortunatamente lo sta raggiungendo e superando.
Cosa è cambiato a livello compositivo?
Andrea: a livello compositivo in realtà quasi niente, il modo di comporre è restato invariato, il modo di arrangiare è sempre lo stesso.
Probabilmente avere una lineup fissa sul secondo disco ha fatto la differenza, perché nonostante il tipo di composizione sia la stessa, la conoscenza a livello umano e professionale all’interno del gruppo è cresciuta, c’è una forza, una sinergia maggiore tra i membri della band e questo credo si senta nelle composizioni.
Marco: diciamo che il modus compositivo è quello, siamo cambiati noi, abbiamo fatto un sacco di esperienze con la band: la promozione di “Frame”, la realizzazione del primo DVD, del greatest hits, e ora “Momentum”.
La cementificazione dei rapporti umani alla fine traspare nell’ambito compositivo nella musica, quindi se effettivamente “Momentum” è un album più maturo, lo è perchè c’è venuto qualche capello bianco, ehehe, inevitabilmente siamo cresciuti, come esseri umani e come musicisti.
Come nasce un brano in casa DGM?
Andrea: sostanzialmente il 90% della composizione di un brano nasce da Simone (n.d.a.: Mularoni - guitars), lui è il mastermind (i DGM hanno sempre avuto chitarristi mastermind, Diego Reali e Simone adesso) poi tutte le parti vengono riarrangiate, discusse, rimodificate a seconda del gusto personale di ognuno.
Andiamo alla ricerca della soluzione migliore congeniale per tutti.
Sempre a favore della canzone.
In “Momentum”, a differenza di “Frame”, ci sono episodi scritti interamente da Emanuele (n.d.a: Casali), il tastierista, e da Mark.
“Momentum” non è un concept ma c’è un messaggio di base che vuole trasmettere?
Andrea: in realtà noi non abbiamo mai realizzato concept fino ad ora, tutti gli album hanno sempre avuto come filo conduttore delle tematiche reali, esperienze vissute singolarmente da ogni membro della band.
Per quanto riguarda il titolo volevamo dare un’idea, spiegare come è stato concepito il disco, la parola momentum, che sta ad indicare secondo la fisica quell’energia che spinge la massa e genera movimento ed energia, rappresenta il breve lasso di tempo nel quale è stato scritto, composto e confezionato il prodotto, praticamente dalla nascita del primo riff fino alla chiusura di tutte le parti è passato veramente poco tempo, tempi da record (Mark: bella vulcanica come esperienza), ragion per cui abbiamo deciso di chiamarlo “Momentum”.
Di chi è il tocco minimalista della cover e dei titoli telegrafici?
Mark: del nostro grafico che è un figo!
Andrea: il nostro grafico, Simone Bertozzi, bassista dell’altro gruppo di Simone Mularoni, gli Empyrios, anche bassista dei Mnemic e chitarrista dei The Modern Age Slavery graficamente ci ha accompagnati spesso e volentieri nella nostra carriera.
Mark: si era già occupato interamente di “Synthesis”.
Andrea: e del booklet di “Frame”, del nostro backdrop e della rivisitazione del logo.
Mark: l’unica indicazione che gli abbiamo dato è stato il colore bianco, poi lui ha sviluppato tutto.
Andrea: ci conosce e capisce subito quello che vogliamo.
Mark: i DGM sono così, come sono all’interno della band sono con le persone con le quali si relazionano dal punto di vista professionale, si tende a creare una base di lavoro con delle persone che conoscono il nostro modus operandi, ma anche come siamo fatti umanamente e quindi alla fine sono in grande sinergia con noi, e parlo di Steve che c’è stasera come fonico, di Simone che ci ha curato la grafica, in genere di chiunque graviti nell’ambito DGM.
È un bel lavoro di squadra.
Andrea: per i titoli invece è una questione differente perché inizialmente le canzoni erano nate con titoli molto più complessi, però da quando ci è venuta in mente l’idea del voler un po’ tutto minimal senza strafare troppo, ne abbiamo ridotto all’osso il significato decidendo di utilizzare singole parole, anche per facilitare la memorizzazione del brano.
Dal punto di vista di chi li ha composti, quali sono le differenze sostanziali tra “Frame” e “Momentum”?
Andrea: per quanto mi riguarda non si parla di differenze tecniche, sia “Frame” che “Momentum” sono dal mio punto di vista eccelsi tecnicamente parlando, non perché siamo chissà chi ma perché secondo me non c’è niente che non rifarei, la differenza è nelle tematiche: “Frame” è un disco molto più solare, colorato se vogliamo (Mark: anche più diretto) “Momentum” invece è più riflessivo, con dei lati un po’ più oscuri, le tematiche non sono così spensierate come su “Frame”, diciamo che nei quattro anni che sono passati tra un disco e l’altro sono successe parecchie cose, alcune non bellissime (niente di tragico in maniera eclatante) però sono esperienze che una persona si trova a vivere inevitabilmente e metabolizzare ed esprimere artisticamente.
Mark: sicuramente il contorno non è che sia migliorato in quattro anni, il contesto in cui siamo, in cui viviamo, alla fine ti condiziona anche in quello che scrivi, è inevitabile.
Andrea: molti dei testi sono stati scritti da Mark, Fabio, il batterista e me.
Mark: è stata una collaborazione a tre. In realtà la cosa strana che succede tra di noi è questa: alla fine lavorando effettivamente insieme (Andrea: “ma se se va sempre a magnà fori quanno se vedemo”!!eheheh non si riesce mai a fa niente!) quando su un brano ci si mette mano insieme non si riesce più a capire dove inizi e finisca il contributo di ognuno, è davvero una sinergia che funziona.
Come è nata la collaborazione con Russell Allen su “Reason”?
Andrea: eh niente, lui voleva fare sto disco con noi, no? Ahahaha!
(Mark: e noi gli abbiamo risposto "si ma una sola ne canti eh!" ahahah).
Seriamente: dopo il tour che abbiamo fatto con i Symphony X abbiamo stretto un rapporto d’amicizia, epistolare (tramite i social network), è sempre stato tranquillo e disponibile con noi, quindi nel momento in cui abbiamo chiuso tutto, visto che ci avanzava tempo prima della pubblicazione del disco abbiamo provato a chiedergli se eventualmente fosse stato interessato a partecipare ad una canzone e lui ha detto tranquillamente di si, perché no?
Chi ha scelto il brano?
Andrea: La canzone in realtà l’abbiamo scelta noi, avevamo in mente due titoli da fargli cantare, “Reason” era sicuramente quella che si avvicinava di più al suo stile.
Mark: e poi funzionava bene proprio nella divisione delle parti, si avvicinava ad un duetto rispetto agli altri pezzi.
E’ stato un grande onore.
Ci sono altri musicisti con cui vorreste collaborare?
Mark: con cui vorremmo, aah io ne avrei un po’ che son morti..ce ne sarebbero tanti davvero, sarebbe bello poter duettare con mostri sacri come Coverdale, Glenn Hughes, sai quando uno dice qual è il tuo sogno quando vai a dormire?
Anche cantare con Russell è stato un sogno che si è avverato, magari si avvereranno anche gli altri, eheheh…e con Jorn, ammazza, con Jorn sarebbe fantastico!
Una riflessioncina sul panorama underground italiano?
Andrea: n’altra domanda? Eheheh
Magari qualcosa la si potrebbe migliorare..
Mark: perché c’è qualcosa che va bene?
Andrea: scherzi a parte, le cose che vanno male sono sempre le solite, la promozione che viene fatta ai gruppi, cioè che NON viene fatta, il poco spazio per suonare, i pochi posti per suonare, non solo la possibilità che comunque è blanda.
Mark: le poche strutture che concedono di suonare dal vivo sono completamente monopolizzate dai tributi, vogliono solo riempire il locale, nessuno punta più sulla musica inedita, tanti ragazzi spesso ci chiedono consigli, nessuno ha la ricetta giusta però mi rendo conto che è davvero complesso riuscire a tenere in piedi una realtà inedita in Italia, c’è davvero pochissimo spazio.
Andrea: vengono danneggiati maggiormente i gruppi più piccoli, noi alla fine riusciamo a trovare terreno più fertile all’estero, è assurdo ma suoniamo molto più all’estero che in Italia, per i gruppi più piccoli che magari possono muoversi solo in Italia, suonare diventa un investimento economico che molti giovani non possono permettersi, se ci si deve fare un viaggio da Matera a Milano, per esempio, e non avere neanche un rimborso spese io personalmente lascerei perdere.
La passione fino ad un certo punto insomma..
Andrea: esatto. La passione fino ad un certo punto ma perché ti fanno passare la voglia e finchè le cose saranno così la musica rimarrà per molte persone una passione domestica.
Mark: band valide ce ne sono, veramente, ne abbiamo incontrate tante sui vari palchi in giro, gli Echotime sono parte di questa realtà, è complicato per una giovane band inedita ma mai arrendersi eh!!
Mai darla vinta.
Fin quando ci sono idee e voglia di comunicarle.
Secondo voi ha ancora senso stampare cd fisici?
Andrea: bella domanda questa, discograficamente parlando, purtroppo i supporti fisici fanno ancora la differenza (per il sistema legale che c’è dietro la vendita di un prodotto di fonia), per quanto mi riguarda non ha molto senso nel momento in cui la digital copy viene ufficializzata e viene messa fuori gioco la pirateria, anzi noi assurdamente stiamo vendendo parecchio come digital copy, un altro traguardo raggiunto proprio con “Momentum”, che dire, non mi meraviglierebbe se da un giorno all’altro sparisse del tutto, nella realtà ho seri dubbi che succeda, anzi, temo che si ritornerà anche un po’ indietro per il famoso amore del vintage, non a caso stanno tornando molto di moda i vinili.
Mark: infatti è una cosa in totale controtendenza che non m’aspettavo per niente , sembra che faranno anche un nostro vinile e dovremmo presentarlo in America l’anno prossimo, un certo senso però ce l’ha: se devo avere qualcosa di fisico da comprare che mi ricordi l’esperienza, la band, certo il vinile ha un altro fascino rispetto alla copia cd.
Andrea: un po’ come il discorso degli ebook e dei libri veri, la carta ha sempre il suo fascino però quando vai in treno con un tablet ne hai 70 di libri..
Siete tra le band italiane più longeve che riescono a mantenere un livello qualitativo molto alto, qual è il segreto?
Mark: eheheh, crema antirughe
Andrea: eehh qual è il segreto? mangiamo sano, ahahaha, quello proprio no!
Mark: tanto sport, ahahah
Andrea: il segreto penso stia semplicemente nel tipo di rapporti che si vengono a creare all’interno del gruppo; a me non verrebbe mai da dire “suono con loro perché sono bravi musicisti”ma verrebbe da dire “suono con loro perché sono brave persone” e questo ti fa andare avanti nel tempo, perché è facile fare un gruppo di fenomeni, chiami questo e chiami quell’altro, non vi siete mai visti né conosciuti, ognuno fa la sua parte, fatto il disco, fatta la line up e poi dopo chi s’è visto s’è visto.
Per noi non funziona così, Marco è di Napoli e Simone di Rimini, con loro non ci vediamo spesso ma ci sentiamo regolarmente, mentre io, Fabio ed Emanuele siamo a Roma e almeno tre volte a settimana ci vediamo, teoricamente per provare poi in realtà su 10 volte se ne prova 1, andiamo a bere una birra, andiamo a mangiare fuori, sono rapporti d’amicizia, ognuno di noi è stato di supporto nei momenti difficili dell’altro; si fa sempre l’esempio della famiglia, ma alla fine è proprio quello che si diventa.
Mark: una potenziale parola che riassume il segreto: onestà. Ci si avvicina l’uno all’altro e si fa musica insieme con onestà, perché c’è l’esigenza di farlo, altrimenti staremmo male, forse è quella la cosa che fa funzionare l’ingranaggio.
Indubbiamente l’onestà rende i rapporti, umani e professionali, molto più lineari..
Mark: si infatti, si vede se uno sta bene, se sta male, se è contento o scontento sul palco, è proprio evidente.
E poi il piacere di stare insieme, io sono l’ultima ruota del carro, l’ultimo entrato (nel febbraio 2008) però mi sono ambientato molto velocemente e ho trovato del terreno fertile dal punto di vista umano, è stato sorprendente perché, nonostante fossimo già piuttosto cresciutelli, avvicinarsi umanamente ci è venuto naturale, è proprio questa la chiave di volta che ha fatto funzionare le cose, io la vedo sempre così.
Prossimi obiettivi?
Andrea: resta primario il compito di promuovere al meglio gli album, siamo stati un po’ sfortunati perché l’uscita di “Momentum” è avvenuta ad aprile e quindi eravamo in ritardo per presentarlo ai festival estivi, stiamo cercando di muoverci per suonare il più possibile quest’anno, dopo queste date con i Circus abbiamo una data a Madrid per l’Iberian Progressive Fest, una data a Prato..
Mark: continueremo con la parte italiana del tour, con date confermate e altre da confermare.
Andrea: stiamo cercando di organizzare anche al sud, tra Napoli e Bari.
Mark: poi l’America nel 2014, tra un anno esatto, ritorniamo a settembre al Prog Power, immenso onore e grande piacere.
Andrea: in generale siamo in fase di organizzazione date, lo scopo principale è quello.
E poi che ne so, magari nel mentre scappa qualche altro pezzo, magari ancora più velocemente esce fuori un altro disco..
Mark: avverrà quando avverrà, senza dead line e stress. Per adesso siamo in promozione con “Momentum” e siamo concentrati su quello.
Vi lascio carta bianca per il messaggio di chiusura e vi ringrazio per averci concesso del tempo.
Andrea: ringraziamo te e MetalWave che ci ha ospitati nuovamente, grazie per la bella intervista e un saluto a tutti i lettori ovviamente!
Vi aspettiamo ai concerti!
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Intervista di Elbereth Articolo letto 3790 volte.
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