Intervista: Endovein
Ciao, voi siete sempre in movimento, letteralmente. O preparate musica o siete sul palco dove e' impossibile fotografarvi, se non vi dispiace vi blocco un momento per farvi alcune domande e farvi conoscere da chi ancora non ha mai sentito parlare di voi.
Effettivamente siamo molto impegnati in questo periodo ,soprattutto per quanto riguarda i live, ma di sicuro non ci dispiace fare due chiacchiere con te.
Allora, anzitutto, come nascono gli Endovein?
Gli Endovein nascono sul finire del 2004 da un idea di Marco “Swolley” (ex bassista) e Paolo Cetani (unico membro originario rimasto nella band) con l’idea di suonare un thrash metal di stampo anni ‘80....col tempo ed i numerosi cambi di formazione l’idea si è sempre più affinata portando la band a suonare un thrash metal particolare e personale, con una buona dose di tecnica e di sicuro impatto...insomma per dirla in breve è un qualcosa che o ti piace o ti fa schifo, ma che in generale è difficile che ti lasci indifferente :D
Bene e da qui viene il nome della band...
Il nome della band è un’abbreviazione di “endoscopic vein”, ovvero il termine inglese per dire “endovena”...diciamo che è la versione “italianizzata” della parola, ma visto che è più breve e suona bene nessuno ha mai pensato di variarlo.
Quindi, prendete fiato e raccontateci una breve storia del gruppo.
La prima formazione della band vede Marco “Swolley “ al basso, Giordie e Paulus alle chitarre, Fabio alla batteria (sostituito poi da Stefano Cavallotto) e Stefano “Divano” alla voce, con questa lineup la band registra nel 2005 e nel 2007 2 demo: “Lesson 1: How to put the jack in the amp” e “Problem of Humanity”.
Nel 2009, con l’entrata Daniele Ilardi, Mirko Negrino e Vincenzo Colla rispettivamente a ricoprire i ruoli vacanti di batterista, bassista e chitarrista esce l'EP “Lynched by Fate”, il buon successo dell’EP permette al gruppo di firmare per l'etichetta Punishment 18 e registrare il disco d'esordio “Waiting for Disaster”, che ottiene da subito recensioni positive e permette alla band di fare vari concerti in italia e all’estero.
A fine 2011 un periodo di crisi porta ad alcuni nuovi cambi di line-up, Marco “Los” Losano, Stefano Bianco ed Alex Panza entrano nella band come chitarrista, batterista e cantante e con questa formazione la band firma un nuovo contratto con la My Graveyard Productions e pubblica ad inizio 2013 il secondo album “S.I.N. (Supreme Insatiable Need)”
Parlando piu' strettamente di musica, il primo disco e' stato una rivelazione per il pubblico italiano. Come e' nato?
Il primo disco è una sorta di raccolta del materiale migliore composto dalla band nei suoi primi 6 anni di vita, alcuni pezzi erano già apparsi sui primi 2 demo e sull’EP precedenti all’album ma quasi nessuno è rimasto invariato, ogni nuovo cambio di formazione ha infatti portato nuove idee al gruppo ed ha contribuito a migliorare ogni aspetto del disco d’esordio. Le recensioni sono state largamente positive sia in Italia che all’estero e sicuramente tutto ciò ha aiutato la band a crescere sotto ogni punto di vista.
Poi e' arrivato il secondo, che ha avuto apprezzamenti a tutti i livelli. Mentre lo suonavate in studio sapevate che avreste prodotto un lavoro cosi' speciale?
Sapevamo di aver scritto un disco con le contropalle, come si suol dire. La composizione è stata molto lunga perchè non abbiamo voluto lasciare nulla al caso, i pezzi sono passati tra le mani di molte persone nel corso dei quasi 2 anni necessari al completamento dell’album e sicuramente ognuno ha cercato di contribuire alla buona riuscita del lavoro.
Riguardo ancora al disco, =il salto di qualita' tra il primo, gia' di per se ottimo e l'ultimo e' enorme. A chi si devono tante migliorie?
A tutti noi, direi. Siamo tutti cresciuti dal punto di vista musicale e questa maggiore maturità ci ha portati a lavorare più lucidamente sulla composizione dei pezzi, sugli arrangiamenti e sulle soluzioni che potessero funzionare al meglio e quelle che invece non facevano rendere il pezzo al 100% del suo reale potenziale.
E adesso parliano dell'altro lato del gruppo, ovvero laa vostra sede naturale, quella live. Essa vi permette di esprimervi in potenza e tecnica con una grande risposta di pubblico. Qual e' la sensazione "sulla pelle" che si prova?
E’ una bellissima sensazione! Fa sempre piacere vedere che qualcuno sta apprezzando quello per cui ha sudato per anni e in cui credi così fermamente. Bisogna sempre cercare di trovare un equilibrio tra esecuzione ed impatto quando suoni live e sbilanciarsi di più su uno di questi 2 fattori sicuramente penalizza l’altro...non è facile, ma beh, le cose facili non portano a nessun miglioramento.
A proposito di live, ci sono in programma eventi di rilievo che possano ingolosire e smuovere anche i piu' stanchi pantofolai?
Ce ne sono sempre moltissimi, bisogna solo aver voglia di cogliere l’occasione e dare una chance anche ad un nome meno noto dei classici grupponi “da copertina”. Per quanto ci riguarda ti posso dire che proprio lo scorso week end abbiamo suonato al Play It Loud Italy, un bellissimo festival che dopo qualche anno ritorna in vita e che vale davvero la pena di supportare, negli anni scorsi ha visto band come Manilla Road, Helstar, Raven, Cloven Hoof e tanti altri nella propria bill e quest’anno offre una selezione delle migliori band italiane del momento e del passato, e comunque basta cercarci in rete per vedere quali sono gli eventi futuri in programma.
Tornando nello studio, quali saranno i prossimi passi a livello produttivo?
Proprio in questi giorni stiamo realizzando il videoclip di “Ignorance Grows Strong”, brano tratto dal nostro ultimo album...sicuramente regalerà a tutti grandi risate, ve lo possiamo garantire!
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Intervista di Barbaro Articolo letto 3905 volte.
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