Intervista: InAllSenses
Ciao ragazzi. Per cominciare questa nostra chiacchierata, volete raccontarci come vi siete conosciuti e come è nata l’idea di formare questa band?
Gli InAllSenses nascono nel 1996 e, come tutte le band di adolescenti alle prime armi, nasce un per caso, ma soprattutto perché a 16 anni, se sei un metallaro, hai tanta voglia di suonare. Purtroppo però dopo un primo fortunato demo nel 1997 si devono aspettare otto anni, quindi il 2005, per veder rinascere gli Inallsenses con una line-up in parte rivisitata. La rinascita è stata voluta, ovvero consapevoli delle potenzialità del progetto, si è deciso di riprendere la strada del “death thrash”.
In sede di recensione abbiamo considerato il vostro ultimo lavoro “Hysterical Psychosis” addirittura migliore del precedente. Quali sono secondo voi le differenze tra “The Experience” ed il suo successore?
Credo e spero ci sia stata una maturazione dal punto di vista compositivo. La personalità della band sta venendo fuori song dopo song e riusciamo a rendercene conto anche confrontando le “nuovissime” composizioni rispetto a quelle di “Hysterical Psychosis”. Siamo in una fase di “mutazione”...speriamo solo che tale mutazione possa portarci ad esssere sempre più orgogliosi e soddisfatti di quanto riusciamo a comporre. Ritornando alla domanda, si, oggettivamente i due cd sono diversi e personalmente, quando provo a fare il confronto, trovo “Hysterical Psychosis” molto più diretto.
Ritengo ovvio dirvi che siete una grande band dai connotati tecnici sufficienti per non fare il passo più lungo della gamba. C’è uno studio musicale approfondito tra i membri del gruppo oppure vi lasciate ispirare liberamente in fase di composizione?
Non ci prefissiamo di scrivere musica che segua un determinato schema, fondamentalmente si portano dei riff in sala prove e ognuno mette un po’ di suo. Se poi quello che viene fuori sembra tecnico, scontato o mediocre, non possiamo farci nulla, perché è quello che piace a noi.
Parlateci di voi. Quali sono le vostre esperienze musicali precedenti agli InAllSenses?
A parte qualche cover band, sinceramente negli anni passati non siamo riusciti a trovare il tempo per dedicarci ad altri progetti, o meglio, in realtà il tempo si potrebbe anche trovare, ma inevitabilmente si andrebbe a sottrarre a quello da dedicare agli Inallsenses e questo non ci piace. Unica eccezione è il nostro nuovissimo chitarrista Matteo, il quale milita anche nei Soul Bleed.
Ad oggi siete tra le poche band italiane ad aver avuto la fortuna di calcare il mitico palco del Wacken Open Air. Ci volete raccontare com’è stata quell’esperienza e cosa ha significato per voi?
Il Wacken è stata la nostra più bella esperienza. Ovviamente aver avuto l’opportunità di suonare in un festival del genere è una cosa che non si riesce a dimenticare. Lì è tutto perfetto, dalla mensa gratis per gli artisti aperta 15 ore al giorno al servizio shuttle che prima di suonare ti viene a prendere, ti carica gli strumenti e ti porta avanti ai camerini nei pressi del palco. Per non parlare poi dei tecnici sul palco, dell’amplificazione ecc ecc. Un’ esperienza che mi auguro prima o poi possa ripetersi.
A supporto di questa vostra ultima uscita, dobbiamo aspettarci un tour in vista? Avete già progetti a breve o lunga scadenza insieme a qualche altra band?
Siamo in procinto di annunciare una serie di date che ci vedranno impegnati anche all’estero, ma non avendo ancora definito il tutto al 100% preferisco non dare altri dettagli. In ogni caso trovare un tour adatto a noi non è semplice. Mi spiego meglio: il fatto che 4/5 della band abbiano un lavoro da dipendente influisce sulla possibilità di partire per lunghi tour, dunque prendiamo in considerazione solo tour di 8-10 date che possano effettivamente aiutarci a promuovere il nostro ultimo lavoro.
Ricollegandomi all’ultima domanda, cosa ne pensate del panorama underground italiano attuale?
Ci sono molte band valide che però non hanno lo spazio che meritano in ambito nazionale e internazionale. Sono sempre più convinto che il metallaro medio europeo e di conseguenza anche le label (o forse è il contrario) abbiano pochissima considerazione del metal italiano. Poi, per quanto ci possa essere internet che ti aiuta nella promozione, è impossibile competere con le grosse etichette che “impongono” i loro nomi sulla scena.
Raccontateci un aneddoto accaduto durante un live o in sala prove, o comunque attinente alla storia del vostro gruppo.
Eravamo in tour con gli Onslaught: grazie al fantastico Tom Tom che per forza voleva farci entrare in una strada bloccata da un cancello, vagavamo tra le campagne della provincia di Roma. Chi bestemmiava in inglese, chi in italiano, quando ad un certo punto una volante dei carabinieri ci ha individuati e “gentilmente” ci ha fatto accostare per un controllo. Scena memorabile il discorso tra gli Onslaught ed i carabinieri.
Una domanda un po’ “marzulliana”: come vi vedete tra, diciamo, dieci anni?
È difficile darti una risposta (maledetto Marzullo!), ma dopo averci pensato un po’, posso dirti che spero di vedere una band matura, magari con altri tre o quattro full-lenght, e con tanti altri obiettivi da raggiungere.
Ragazzi, siamo arrivati ai saluti. Vi lasciamo i microfoni aperti per il consueto spazio saluti ed autopromozione. A voi l’ultima parola!
Ovvio che prima di tutto meritate un ringraziamento per lo spazio che ci avete concesso e per quello che concederete alle band come la nostra. Poi scatta il saluto a tutti e a tutte. Infine volevo invitare tutti i lettori della mega-intervista, anche perché se siete arrivati a leggere fin qui meritate qualcosa, a visitare il nostro Myspace: http://www.myspace.com/inallsenses c’è un contest per poter vincere la copia del nostro cd. Saluti ancora e alla prossima!
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Intervista di Carnival Creation Articolo letto 2912 volte.
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