Rotting Christ + Kenos + Dictator Eyes
14.03.2008
Band:
Rotting Christ
Kenos
Dictator Eyes
Luogo dell'Evento:
Pescara
Città:
Rock House
Promoter:
Nihil Productions .
Black Havoc .
Temple of noise
Autore:
Snarl»
Visualizzazioni:
4084
Live Report
La crew della Black Havoc si conferma come una bella realtà dalle nostre parti, che questa volta ha confezionato per noi metallari un piatto veramente succulento: dalla Grecia con furore arrivano i grandiosi Rotting Christ, con le due band di spalla, gli interessanti Kenos e i bravi e redivivi Dictator Eyes, a dare un importantissimo plusvalore ad un concerto che già così si manifestava come qualcosa da non perdere.
Appena arrivato al Rock House, scopro con estremo stupore che per una volta il concerto è iniziato puntuale, e così mi fiondo all’interno del locale a concerto dei Dictator Eyes iniziato. Fortunatamente, comunque, non dovrei aver perso più di un paio di pezzi della loro tracklist. Per chi non li conoscesse ancora, i Dictator Eyes sono un trio locale (di Miglianico, precisamente) che propone un death parecchio interessante, decisamente cattivo e violento anche se non velocissimo né particolarmente strutturato, la cui caratteristica è quella di mostrare una solida personalità delle canzoni, pur non risultando minimamente melodiche o sperimentali. Da live i Dictator Eyes sono sempre stati una vera macchina da guerra, che tira in continuazione ceffoni sugli ascoltatori, che suona precisa e sempre a tiro, con una presenza scenica come la loro musica: essenziale ma di sicuro effetto. La tracklist per gran parte è quella classica, che propone i pezzi migliori del loro album di debutto “Gegen Alles”, tra cui “Massengrab”, “Frontlinie”, “Blutender Tod”, “Kriegs Lieds”, con in più la presentazione di due pezzi nuovi, uno dei quali (di cui non conosco il titolo) più veloce degli standard dei DE, che conferisce a questo trio una ben accetta marcia in più. Il ritorno sul palco dei DictatorEyes (l’ultima loro serata risale a circa un anno fa) è stato pertanto ben gradito e accettato. A voler essere fiscali, potrei dire che questo concerto dei fratelli Kostli è stato appena un filo meno compatto di quello che mi ero abituato a sentire da loro, ma del resto avevano un po’ di ruggine accumulata da smaltire. In conclusione, non posso che esprimere la mia approvazione per una band come questa, il cui full length di debutto (“Gegen Alles”, To React Records) è un disco tanto bello quanto decisamente ignorato e sottovalutato. Vi invito ad ascoltarli.
Salgono ora sul palco i Kenos, una band della quale ho avuto solo il tempo di sentire poca roba, e che quindi non conoscevo per bene. La musica che propongono i Kenos fondamentalmente è un extreme metal parecchio dinamico e sperimentale, che la band si impegna a fondo per riproporre bene da live. Purtroppo però il quintetto milanese, pur sfornando grinta, capacità tecniche ottime, attitudine e capacità di intrattenere il pubblico, viene penalizzato da dei suoni poco all’altezza, un po’ confusi già di per sé, e probabilmente con qualche amplificatore che friggeva o faceva un rumore strano, come se avesse qualche cono spaccato. Questo, unito al fatto che il loro genere musicale era anche un po’ fuori contesto rispetto agli altri due gruppi, che sono molto meno sperimentali, fa purtroppo perdere un po’ di punti al pubblico del Rock House. Fortunatamente il savoir faire del gruppo, l’attitudine mostrata e la qualità dei brani (che comunque sanno accoppare per bene) non rendono affatto il live dei Kenos un fiasco, anzi la band viene applaudita e tributata come merita a fine concerto, solo che resta un po’ di amaro in bocca per un live un po’ interlocutorio di questo gruppo, castrato dalla cattiva qualità sonora. Indubbiamente bravi, ma da risentire.
E ora arriviamo alla band Headliner, finalmente! Quanto mi piacciono i Rotting Christ, un gruppo fondamentalmente ancora legato all’underground, che ha saputo evolversi nel tempo senza mai rinnegare nulla di quanto fatto in passato, che possiede una solida personalità che si è sempre distinta anche in dischi come “A dead poem” e “Sleep of the angels”, che non ha mai mostrato la corda attitudinalmente o musicalmente, e nella cui musica ci sento tutto il cuore e la passione che i Rotting Christ hanno messo nei loro pezzi storici più vecchi.
Apre le danze la breve, veloce e macabra “Thou art blind”, purtroppo unico ripescaggio dal grandioso “Khronos”, del quale avrei voluto sentire anche la title track (ho anche provato a strillarla tra canzone e canzone, ma nulla), per il resto la scaletta dei RC verte principalmente sugli ultimi loro full length, e spara in rassegna soprattutto gli highlights di “Theogonia” e degli appena più vecchi “Sanctus Diavolos” e “Genesis”, con le varie “Enuma Elish”, “Kevras Kivernitos” (o come si chiama…), poste immediatamente in apertura insieme a “The sign of prime creation” e “In Domine Sathana”. Pochi i riferimenti ai vecchi album, con non più di un brano per i primissimi album come “Triarchy of the lost lovers”, rappresentato dalla molto apprezzata “King of a Stellar war”, mentre il seminale “Thy mighty contract” viene rappresentato dalla forse ancora maggiormente apprezzata “The sign of Evil existence”, e con la pluri acclamata “Non Serviam” riproposta nel bis a rappresentare l’omonimo album. La discografia di metà carriera, invece, da “A dead poem” fino a “Khronos” compreso è stata purtroppo ignorata (eccezion fatta per la suddetta “Thou art blind”), probabilmente perché quei pezzi sono troppo dipendenti dalla tastiera che i RC non usano più da live. Peccato.
Tutto questo è sfociato in un concerto veramente entusiasmante, molto ben recepito dal pubblico (già numericamente presente all’inizio ma progressivamente aumentato) e apprezzato, graziato da una musica vincente, non molto veloce, ma efficacissima e con delle atmosfere sempre grandiose. Sakis, vero e proprio mattatore del palcoscenico, coinvolge il pubblico strillando qua e là in italiano (“Uno, due, tre, quattro”), muovendosi in continuazione, e mostrando un atteggiamento grintoso e deciso, ma anche molto rilassato e vagamente solare. Forse anche per questo, oltre che per l’altissima qualità della musica, il pubblico apprezza parecchio, ringrazia, applaude i Rotting Christ e addirittura ha voluto il bis dal quartetto Greco, e inoltre ha acclamato il nome dei Rotting Christ in un paio di occasioni, cosa questa che finora, tra tutti i vari grandi gruppi di metal estremo che il Rock House abbia mai chiamato, è successa solo ed esclusivamente con i Rotting Christ.
Come risultato abbiamo assistito ad un concerto dei RC veramente strepitoso. Probabilmente il migliore di metal estremo mai proposto dal Rock House e sicuramente, a detta anche di molti ragazzi presenti, quello che è piaciuto di più dal pubblico, alla faccia di qualche altro gruppo famoso o presunto tale (non faccio nomi) che invece solo perché sta su un palco, ti strilla insulti e improperi in continuazione. Io personalmente non vedevo concerti così belli e appassionanti da qualche anno.
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Recensione di Snarl Articolo letto 4084 volte.
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