Decapitated + Airlines Of Terror + Buffalo Grillz
04.12.2010
Band:
Decapitated
Airlines Of Terror
Buffalo Grillz
Luogo dell'Evento:
Init
Città:
Roma
Promoter:
Vivo Management .
A.L. Produzioni
Autore:
Cynicalsphere»
Visualizzazioni:
3020
Live Report
Il freddo rigido e umido di una tipica sera d’inverno accoglie la discesa in Italia dei Decapitated, già transitati nel “Bel Paese” qualche mese prima a temperature ben più miti di quelle che attanagliano l’Europa in questi giorni. Ed è proprio il maltempo a rendere difficile la vita ai nostri. Complici infatti le pesanti nevicate abbattutesi sulla Polonia ed il conseguente annullamento dei voli, Vogg Kieltyka e compagni hanno potuto raggiungere la penisola soltanto in data odierna, riducendo da tre a due i concerti previsti nel nostro paese. Di fatto dunque quella di Roma era la prima tappa del loro mini-tour italiano e, invogliato da circostanze favorevoli (il concerto cadeva di sabato sera) e da una distanza non troppo lunga da percorrere (due ore di macchina), mi reco all’Init per verificare lo stato di forma del combo polacco.
Al mio arrivo, intorno alle 21:45, trovo già all’opera i BUFFALO GRILLZ, chiamati all’ultimo momento a sostituire sul palco i defezionari Illogicist. Per i meno informati, si tratta del nuovo progetto partorito dalle menti distorte di Marco “Cinghio” Mastrobuono dei The Orange Man Theory e del sempreverde Enrico Giannone degli Undertakers, aiutati nei loro diabolici intenti da Mastino dei Dr.Gore alla batteria e Gux degli Tsubo al basso. Dunque, non c’è da aspettarsi nulla di buono o niente che i deboli di cuore possano reggere. E infatti, quello che trovo al mio ingresso è l’abbattersi di una vera e propria calamità naturale. L’effetto che i Buffalo Grillz hanno sui timpani è quello di un tritacarne elevato alla potenza di un bulldozer col motore di una Ferrari. Violenza, brutalità e cattiveria qui sono all’ordine del giorno ed il muro sonoro eretto da Cinghio e compagni travolge tutto e tutti come una valanga di motoseghe. Poco meno di mezz’ora il loro tempo a disposizione, ma i presenti apprezzano volentieri il martellante grindcore offerto dal combo laziale, divertiti anche dallo spirito (auto)ironico che aleggia sui Buffalo Grillz (pezzi intitolati “Graind Raccordo Anulare”, “Grind Galà” e “Cous Cous Clan” sono tutto un programma) e dalla presenza scenica dell’istrionico funambolo Giannone, da sempre una garanzia on stage. Ci scappa pure un improbabile riadattamento de “La Canzone del Sole” di Lucio Battisti, sempre nel loro stile, ma al di là delle improvvisate la prova offerta dai quattro è eccellente sia nella potenza che nella qualità ed è salutata dall’ovazione totale del pubblico. Benvenuti nel “new world disagium”.
Rapidissimo cambio palco e alle 22:30 gli AIRLINES OF TERROR sono già all’opera a continuare lo show. Dal brutale grindcore dei Buffalo Grillz ci si sposta verso un metal che abbraccia coordinate stilistiche del death, del thrash, ma anche di generi insoliti come rock e blues. C’è tanta carne al fuoco nella proposta di Demian Cristiani e soci, tanto che trovarne una definizione risulta pressochè impossibile. Difficile anche stabilire se si tratti di un miscuglio dalla ricetta vincente o di un’insolita accozzaglia di suoni e parole: buona parte del pubblico sembra infatti rimanere spiazzata di fronte alle prime note emesse dalla band. Ad ogni modo, chi conosce l’ex bassista dei Novembre e la sua imprevedibile genialità sa bene che ogni parto della sua mente può inizialmente spiazzare, ma anche creare una specie di adorazione divina. Perciò senza pormi troppi interrogativi assisto con interesse ad una prestazione tutto sommato discreta, in cui gli A.O.T. danno bella mostra delle proprie qualità, con un repertorio incentrato per lo più sui brani della loro ultima fatica “Bloodline Express”. Anche per loro mezz’ora circa a disposizione, quanto basta per apprezzare una proposta caratterizzata da brani dai riff aggressivi e dalle composizioni piuttosto complesse, sostenuti da una sezione ritmica possente e precisa, formata da Andrea Arcangeli dei DGM al basso e dall’eterno Giuseppe Orlando alla batteria. Sugli scudi lo stesso Demian Cristiani, front-man ed intrattenitore minimale, a cui bastano poche lapidarie parole ed il suo inquietante sguardo per tenere in mano il pubblico. Bravi, carichi e in palla.
Usciti di scena gli Airlines Of Terror viene finalmente il turno degli headliner. Tornati a nuova vita dopo i tragici fatti di qualche anno fa con una nuova line-up ed incessantemente in tour per tutto il 2010, i DECAPITATED avevano già dato prova mesi prima di non aver risentito affatto del lungo stop forzato e di godere di una forma invidiabile. La folla, fino a quel momento un po’ lontana dalle prime file, si accalca davanti ai monitor ed all’entrata on stage dei quattro di Krosno scattano le ovazioni di rito. Fin dalle prime note della claustrofobica “Visual Delusion”, davanti si scatena il putiferio, mentre chi è più defilato assiste lasciandosi andare ad un irrefrenabile headbanging. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alla furia cieca scatenata dal combo polacco. Vogg alla chitarra costruisce trame serrate e vorticose grazie a riff affilati come lame, capaci di penetrare i timpani come un coltello nel burro. Dal canto suo Rafal Piotrowski si sbatte come un leone, intrattenendo e coinvolgendo il pubblico per tutta la durata del concerto ed offrendo una prova maiuscola che lo conferma un innesto per nulla inferiore ai suoi predecessori. Non da meno è la prestazione della sezione ritmica, con il bassista Henrich Halucha a recitare la parte dell’animale da palco, fra continui incitamenti alla folla, saltelli dai monitor ed headbanging forsennati. Ma qui è doveroso dare il giusto merito a Kerim Lechner, che da performer quasi per gioco delle cover dei Decapitated su Youtube è diventato membro in pianta stabile della band. Tecnicamente ineccepibile, il giovane batterista austriaco sforna una prova da martello pneumatico preciso e veloce, dimostrandosi un più che degno sostituto dell’indimenticato Vitek Kieltyka ed un polipo di indubbio valore. Uno dopo l’altro, i pezzi della scaletta si susseguono come mazzate sui denti, senza esclusione di colpi. “Organic Hallucinosis” risulta il loro album più saccheggiato nella scaletta, con ben cinque brani proposti, tra cui le stratosferiche “Day 69” e “Post (?) Organic”. C’è però anche spazio per hit più datate, come le micidiali “Winds Of Creation” e “Mother War” ed il loro immancabile capolavoro “Spheres Of Madness”, sulla quale s’è letteralmente scatenato l’inferno nelle prime file. Il finale ha poi riservato a sorpresa un bis con “Lying And Weak”, unico estratto (ahimè) da “Negation”, da cui attendevo impaziente almeno “The Fury” per tornare a casa felice e contento. Poco importa comunque, perchè a conti fatti anche stavolta i Decapitated hanno dato conferma di essere una delle più belle realtà del death metal mondiale, da cui è lecito aspettarsi ancora molto in futuro e la cui ferrea volontà di rialzarsi dopo la tragica caduta merita il più assoluto ed incondizionato rispetto. Massimo supporto, sempre.
Set-list
Visual Delusion
Day 69
Post (?) Organic
A Poem About An Old Prison Man
Invisible Control
Winds Of Creation
Way To Salvation
Mother War
Spheres Of Madness
Lying And Weak
Immagini della Serata
Recensione di Cynicalsphere Articolo letto 3020 volte.
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