Caustic «Douche Ex-machina» (2010)

Caustic «Douche Ex-machina» | MetalWave.it Recensioni

Autore:
MORO MOU »

Recensione Pubblicata il:
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Band:
Caustic

Titolo:
Douche Ex-machina

Nazione:
U.s.a.

Formazione:
Matt Fanale :: Computer Player

Genere:

Durata:
1h 28' 13"

Formato:
CD

Data di Uscita:
2010

Etichetta:

Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione

“Caustic's remix album Douche Ex Machina demonstrates his final days of dignity in the underground community before becoming a complete corporate shill”. Una tale premessa da parte dell’autore mi porta a considerare il disco “Deuche ex-Machina” in maniera molto precisa. Si tratta infatti di una raccolta di successi Caustic remixati, più 7 bonus track. Il risultato è un disco in cui convergono molta acidità e libero arbitrio, nel senso che ognuno degli autori intervenuti - 16volt, Terrorfakt, Delta 9, etc. - opera a suo puro e semplice piacere.
Se non fosse per certi tappeti sonori dal sapore vagamente più ‘ambient’ direi che si tratta di un disco del tutto elettronico, che arriva a toccare punte aggrotech, naviga in molta power-noise e bazzica poco l’industrial propriamente detto.
La massa sonora è senz’altro imponente, un’intensa sfuriata di marce velocizzate, distorsioni, dissonanze e acidità a palate. La ritmica è serratissima, in un clima che non si ha problemi a definire senz’altro caustico dal punto di vista musicale.
Gli interventi vocali sono limitati davvero al minimo, quindi non aspettatevi la violenza e il clima paranoico-asfissiante a cui ci hanno ben abituato i Combichrist o i Suicide Commando, nonostante i fans di tali gruppi possano trovare qui un degno ascolto. Si può dedurre che anche l’aspetto più propriamente EBM alla Hocico è lungi dalla questione. Personalmente, durante l’ascolto, mi venivano in mente più spesso le sonorità drum ‘n bass o addirittura trance, prima delle altre sopracitate.
Insomma, a volte pare che sia più facile definire il caustico exploit “Deuche ex-Machina” partendo da ciò che ‘non è solo’, forse perché la scena musicale a cui si è rivolto è piuttosto contaminata e si apre ancora ad ampie sperimentazioni, pur mantenendo di base l’aspetto fortemente noise. Questa preponderanza può alla lunga stancare l’ascolto dei meno appassionati – tenete presente che il disco in esame consta di ben 22 brani – ma il pregio, per quanto mi riguarda, è proprio di aver lasciato spazio all’interpretazione. Addirittura può persino spezzarsi la linea, se ad esempio si inframezza l’ascolto con un pezzo salsa mixato (ehh sì, sì...).
Lascio giudicare a voi se tutto ciò di cui vi ho parlato sia un pregio che accontenta un po’ tutti o un fastidioso difetto, tuttavia sono convinta che, tralasciando le rigide ortodossie, il ‘canto del cigno’ Caustic – così ce l’hanno presentato - sia un’interessante esplosione ossessiva di acidità... per palati resistenti.