Despairation «A Requiem In Winter's Hue» (2008)
Despairation
Titolo:
A Requiem In Winter's Hue
Nazione:
Germania
Formazione:
Sascha Blach :: voice
Martin F. Jungkunz :: guitar, bass
Christian Beyer :: piano, keyboards
Jens Reinhold :: drums
Genere:
Durata:
57' 47"
Formato:
2008
Etichetta:
Distribuzione:
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Agenzia di Promozione:
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Recensione
La Germania è una nazione che da sempre offre in maniera generosa spazio a band dal suono marcatamente dark, in tutte le direzioni. Dal gothic più classico al dark metal, passando per le connotazioni più elettroniche e, infine, verso il goth-pop. Ricordo con piacere ad esempio gruppi rocciosi come i Dark Suns e meno di recente la svolta al pop malinconico (anche non troppo triste...) dei Pyogenesis, che inizialmente suonavano doom e death. Oggi, da queste coordinate rock dal gusto cupo prendono forma i Despairation. Che così freschi poi non sono, giacché, questo è il quinto album di una band attiva da ben dieci anni. Premetto che non conoscevo la band prima di questo disco.
Noto che l'etichetta (My Kingdom), si sforza molto di paragonare il gruppo a realtà più rinomate del contemporaneo dark rock, cita Anthema e Porcupine Tree, ma io non credo che tutto sia così semplice e immediato. Certo è accostabile a questi nomi, ma la composizione mi sembra molto più vicina al pop, senza rinunciare però all'urgenza del rock. Di fatto dopo una canzone iniziale come “Kiss Of Ashes”, ero rimasto un po' basito, da l'inanellarsi di facili ritornelli orecchiabili e sintetizzatori un po' ruffiani, ma sono riuscito a immergermi bene nell'ascolto, grazie ad un ottima produzione ed ad una varietà di sentimenti espressi nei vari brani, che ricoprono senza timore generi dal dark al folk, passando per l'elettronica, fino all'hard e progressive rock. Interessante il cantato, basso ma non baritono, che svecchia un po' la figura del cantante dalla voce “profonda come un pozzo nero”, senza perdere in incisività, anzi. Interessante l'apporto della band nel districarsi in trame apparentemente semplici, ma orchestrate con sapienza e, nonostante l'elevato minutaggio per niente noiose. Una della cose che mi ha colpito di più e la pressoché totale mancanza di brani trendy o presumibilmente tali. Infatti se capita, come è giusto che sia, di trovarsi ad accostare quello che si sente a brani di altre band (magari anche più famose, nella traccia “Farewell In Blue”, mi son venuti in mente i Radiohead...) non si pensa che sia voluto di proposito, o copiato. Non c'è presenza di una malafede che punti il dito, insomma; questo aiuta non poco il disco a risultare genuino e apprezzabile da un buon numero di parti. Non è necessario fare dischi per sconvolgere la gente, per vendere milioni di copie (anche se immagino che molti gradirebbero...), e in questo disco si avverte proprio il piacere di suonare, che manca a troppe band anche alle prime armi. Col tempo di si potrebbe innamorare di lavori come questo.
Track by Track
- Kiss Of Ashes 60
- A Lovelorn Requiem 65
- The One Who Ceased To Breathe 70
- Musique De La Decadence 75
- Farewell In Blue 75
- The Shallow Sea 75
- Letters From A Coffin 75
- Catharthiv Sublimination 70
- Humanity As A Child 65
- Lucid Lullaby 70
- Inner Peace 75
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
71Recensione di June » pubblicata il --. Articolo letto 1579 volte.
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