Orenevol «All We Have» (2009)

Orenevol ĞAll We Haveğ | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
661

 

Band:
Orenevol
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Titolo:
All We Have

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giusy
Ange
Leonardo
Giovanni
Fabio

 

Genere:

 

Durata:
32' 29"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2009

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Orenevol arrivano da Palermo e dopo alcuni cambi di formazione registrano finalmente il loro debutto, autoprodotto. I punti di partenza sono vicini alle sonorità di female-fronted band i cui nomi forse non volete neppure sentir nominare più tanto li avete sentiti negli ultimi tempi. Quindi abbiamo anche in questo caso inserita in formazione una magniloquente voce femminile e una base di metal melodico romantico dalle tinte gotiche e venato di alcune velleità progressive.
A questo punto sorge sempre, in me, un dubbio di un certo peso sulle composizioni; infatti parlando dei “non citati, ma intesi gruppi di prima” cogliamo di tutti la stessa peculiarità comune, se di qualità vogliamo parlare: la produzione. Non c’è album di questo genere che non sia pompato nel suono di modo da suonare tronfio e ampolloso; volutamente, s’intende. Insomma come nel dub lo studio di registrazione diventa importante quanto la capacità compositiva o la tecnica d’esecuzione. In questo album registrato con mezzi più modesti si percepisce la carenza di un supporto sonoro adeguato, che rende ancora più evidente il gradino, diciamo, tra la voce lamentosa di Giusy e la strumentazione. Le linee vocali sono il punto più debole: difficile è renderle valide quanto lo è registrarle; nel nostro caso per la volontà di risultare decadente, spesso risulta di maniera, vanificando il buon tentativo di riallacciarsi alle sonorità notturne evocate dalle godibili parti di tastiera/sintetizzatore/piano.
La parte gestita dalle chitarre compie un lavoro senza fronzoli, quasi in disparte, si concede il ruolo di prima donna solo nella strumentale “The Sound of Victory”, dove per altro le tastiere evocano con destrezza lo spirito progressive delle tastiere anni '70 dei Goblin, ad esempio. Lo sesso discorso è riconducibile alla sezione ritmica, non inefficace, tutt'altro, però un po' in secondo piano.
Per tirare un po’ le somme ci troviamo di fronte ad una prova di un livello non disprezzabile, considerando l’elevata richiesta di competenze varie che un genere così ricercato richiede, fallata da vocalizzi troppo canonici ed espressi in maniera monotona (forse anche a causa di una registrazione corrotta da un riverbero profondo e “clericale” non ben indovinato) e da alcune ingenuità dettate dall’eccessiva necessità del gruppo di sentirsi riconducibili ad un preciso settore musicale. E’ interessante scorgere che nonostante questo ci sono dentro delle buone premesse, tipo alcuni fraseggi oscuri e piacevolmente leziosi che insinuano nel mio cervello l'idea che con una (ahimè) spesa di denaro superiore e una maggiore sicurezza dei propri mezzi si sarebbero potuti ottenere dei risultati ben più che interessanti.

Track by Track
  1. Requiem 60
  2. Me and My Soul 65
  3. The Ghost of You 65
  4. Normality 65
  5. Far Away 65
  6. Clown 60
  7. The Sound of Victory 70
  8. Tra il silenzio e la Follia 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 55
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
63

 

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