Saeculum Obscurum «Into The Depths Of Oblivion» (2011)

Saeculum Obscurum «Into The Depths Of Oblivion» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
848

 

Band:
Saeculum Obscurum
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Titolo:
Into The Depths Of Oblivion

 

Nazione:
Germania

 

Formazione:
Thorsten Schröder - vocals
Ulrich Retzow - drums, vocals
Marcelo Fernandes - guitars
Bennet Berger - guitars
Emanuel Pfitzner - bass

 

Genere:

 

Durata:
49' 50"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Alle volte mi domando come faranno mai a ricordarsi le canzoni che suonano, certe band. Nel caso di gruppi grindcore, ad esempio, distinguere decine di tracce dev'essere dura; mi sembra ancora più complesso per chi suona in un gruppo le cui composizioni sono lunghe e si basano sempre sulla stessa formula. I Saeculum Obscurum appartengono alla seconda categoria: hanno composto un album di death metal pesante in tutti i sensi (eccetto quello fisico...quanto potrà mai pesare un cd?!); cinquanta minuti di riff massacranti di scuola svedese, con abuso di tremolo picking e assoli vorticosi, farciti di blast beat e doppia cassa a profusione.
Naturalmente hanno cercato di differenziare le tracce tra di loro, inserendo in ognuna delle peculiarità, rendendole però ancora più dense e corpose. Se la prima traccia offre un banale esempio del genere proposto, e nei riff di chitarra, e nell'uso della voce, come nella sezione ritmica, la seconda traccia scavalca appena i confini, lasciando il feeling malinconico per assoli power metal marcatamente melodici ed epici. Con la seguente “Apostasy”, terza traccia, azzardano ancora di più, sfociando verso altisonanti cori dal sapore vichingo e malinconico, per altro ben riusciti; il brano successivo,”Hibakusha And The Little Boy” mostra un lato più groovy e moderno con ritmiche sincopate e chitarre stop'n'go. L'arrivo della traccia “Interludium”, porta con sé una parentesi strumentale introdotta e guidata da un efficace pianoforte gotico e ci conduce alle seconda parte del disco, ancora più monolitica, avendo tra i suoi brani quelli più intricati, ma anche più canonici. Viene riproposta la medesima formula del death melodico, talvolta arricchito da intermezzi acustici, ad esempio in “Endless Journey Of a Pain Tortured Soul”, oppure in “Dark Infection”, ma sempre basato su devastanti ritmiche e forsennate chitarre.
Purtroppo, nonostante queste peculiarità, che a noi tutti interessano molto, e la generale bontà del lavoro, mancano dei punti che risaltino; si percepisce la mancanza di brani più immediati o snelli (pure gli episodi con un minutaggio più moderato sono sempre molto elaborati), ma anche di qualche composizione sopra le righe, vuoi per atmosfera o per qualche riff più intrigante e meno scolastico. Death metal cerebrale, non progressivo, almeno non abbastanza da giustificarne l'appellativo, tecnico, ma che rischia di affondare per eccesso di zelo.

Track by Track
  1. Where The Crows Settle 65
  2. Morituri Te Salutant 60
  3. Apostasy 70
  4. Hibakusha And The Little Boy 60
  5. Interludium 70
  6. Downfall Of A Dynasty 65
  7. The Endless Journey Of A Pain Tortured Soul 65
  8. Crux Sanguinolenta 65
  9. Dark Infection 60
  10. Eternal Isolation 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
65

 

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