Presto Ballet «Invisible Places» (2011)

Presto Ballet «Invisible Places» | MetalWave.it Recensioni Autore:
carnival creation »

 

Recensione Pubblicata il:
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901

 

Band:
Presto Ballet
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Titolo:
Invisible Places

 

Nazione:
Usa

 

Formazione:
Ronny Munroe - Vocals
Kurdt Vanderhoof - Guitars
Kerry Shacklett -keyboard
Bobby Ferkovich - Bass
Bill Raymond - Drums

 

Genere:

 

Durata:
1h 1' 45"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Presto Ballet è il nome di un originario side-project del chitarrista Kurdt Vanderhoof (lo avete sentito nei leggendari Metal Church) poi diventato col tempo una band vera e propria acquistando pian piano tutti i connotati di un gruppo e meno di quelli di un progetto musicale a parte. La parola che per prima mi viene in mente per definire la terza fatica di una eccezionale progressive rock band è “malinconia”. Malinconia perchè ogni canzone, ogni nota ed ogni passaggio armonico sono palesi calchi di ciò che fu molti anni fa, in quel dei 70's da band come Yes, Emerson, Lake & Palmer, Genesis, King Crimson, ma anche Kansas e Rush, roba forte insomma, roba di classe.
La copertina di "Invisible Places" riassume la mia passata adolescenza e probabilmente quella di milioni di altri ragazzi: un giovane sdraiato sul letto, in pieno rilassamento con una maglietta degli Who e cuffie alle orecchie, cuffie collegate ad un vecchio e incredibile stereo resuscitato dagli anni '70 e '80, vinili adagiati in modo disordinato sul letto, vinili comodamente posti nel mobiletto in basso e un vinile appoggiato sul mobiletto e che tocca il pavimento (sempre che di pavimento possa parlare dato che il tutto si trova su di una nuvola!). Proprio l'ultimo LP sembra essere proprio "Invisible Places" che il ragazzo sta ascoltando completamente rapito. Certo, d'effetto è proprio d'effetto eh! Non posso assolutamente dire che non sento mia la situazione che sta vivendo il ragazzo dell'immagine, avendo fatto quella cosa migliaia di volte anni fa.
Come auto-celebrazione per i Presto Ballet mi pare tutto sommato adeguata e anche simpatica, non ho colto nessuna presunzione trattandosi di una band che sugli strumenti non ha nulla da temere a nessun altro, perlomeno in questi tempi. Il disco si apre nel modo classico dei dischi dei PB: canzone d'impatto costruita con classe e suonata con la medesima, il “poi” resta sempre sullo stesso piano, canzone più valida canzone meno valida, ma tutte appaiono di buonissima fattura. Le tastiere, ed in particolare l'hammond, sono lo strumento che più degli altri fa capolino mentre le chitarre svolgono più un ruolo ritmico che altro, forse è questa la pecca del disco: che non c'è “democrazia” tra gli strumenti principali, voglio dire, anche il basso, per quanto d'accompagnamento, suona più delle chitarre; i ritmi invece sono pressoché perfetti. Sulla voce dell'ottimo Ronny Munroe non ho nulla da dire, è adeguatissima e rende bene un po' ovunque.
"Invisible Places" è un disco che omaggia a non finire un genere meraviglioso e che ha perdurato nel tempo, non ha troppi picchi qualitativi e può essere considerata una macro-canzone proprio per questo motivo. Minore rispetto ai dischi precedenti ma non per questo un brutto disco, anzi, ma del resto si sa, è l'ascoltatore che decide in modo soggettivo. A me ha trasmesso emozioni in modo intermittente, probabilmente con altre orecchie non accadrà lo stesso.

Track by Track
  1. Between The Lines 80
  2. The Puzzle 85
  3. Sundancer 85
  4. Of Grand Design 75
  5. One Perfect Moment 70
  6. All In All 80
  7. No End To A Beginning 75
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
78

 

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