Rev 16:8 «Ashlands» (2011)

Rev 16:8 «Ashlands» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
837

 

Band:
Rev 16:8
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Titolo:
Ashlands

 

Nazione:
Svezia

 

Formazione:
Talon - vocals
Nefastus - guitar
Pata - drums

 

Genere:

 

Durata:
41' 27"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Il black metal è un altro di quei generi, che chissà perché, sta smettendo clamorosamente e rapidamente di comunicare le primordiali emozioni negative. Mi domando il perché, dato che c'è ancora chi è in grado di evocare i sentimenti più maligni senza dover necessariamente passare per la porta della sperimentazione, oppure della produzione patinata, o ancora delle tastiere, che rendono tutto più facile. I Rev 16:8, il cui nome fa riferimento ad un brano della Bibbia (nella Rivelazione, appunto) in cui il sole arde gli esseri umani (ma la band non sembra essere cristiana), rappresentano una via di mezzo tra chi tiene viva la nera fiamma e chi la soffoca in un mare di noia. La prima traccia “Agenda”, che ci introduce in questo album è banale e già sentita davvero troppe volte: arpeggio oscuro distorto, partenza a fulmine rubando tutto il meglio di “De Mysteriis Dom Sathanas”, stessa sorte anche per la successiva “Ashlands”: tremolo picking e blast beats come se piovesse, voci che in certi punti evocano (o emulano?) Attila Csihar. “Blackline Sundown” apre invece una strada leggermente alternativa dove, vuoi per la velocità più controllata, vuoi per il riff maggiormente ispirato, o, perché no, per un arrangiamento più avvincente, segna un punto a favore per gli svedesi, anche grazie al rallentamento finale. Il resto del disco si muove su coordinate simili, tra momenti più anonimi e altri più significativi, ossia quelli più cadenzati, dove la band è in grado di gestire meglio le atmosfere apocalittiche di cui vorrebbe farsi portavoce. Segnalerei ancora “Rust Retinal Vein” che ha la bella idea di evocare i gloriosi Dissection e offre con tutta probabilità i momenti migliori dell'intero disco.
La produzione musicale è altissima, definita e spaventosa, da quanto è definita farebbe venire i mal di pancia a Burzum e, riprendendo il discorso iniziale, potrebbe non essere sempre azzeccata, data la sua brillantezza, a rappresentare scenari lugubri e sinistri. Questo tipo di album non sono certo una novità, per quanto siano registrati ed eseguiti in maniera impeccabile, questo è noto, ed è proprio questo il succo della questione...prendere o lasciare.

Track by Track
  1. Agenda 60
  2. Ashland 60
  3. Blackline Sundown 80
  4. A Study Of Patterns And Habits 60
  5. The Chase 75
  6. Serenade 60
  7. Rust Retinal Veins 80
  8. Coal Mirror 80
  9. When Your Words Are Obsolete 75
  10. Leave Me 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
70

 

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