Tremors «Frozen Shores» (2011)

Tremors «Frozen Shores» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1279

 

Band:
Tremors
[Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Tremors [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Tremors [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Tremors

 

Titolo:
Frozen Shores

 

Nazione:
Germania

 

Formazione:
Christian Scherer - vocals
Sascha Isenmann - guitar
Florian Kugler - guitar
Florin Hartdegen - bass
Markus Graeble - keyboard
Marc Weber - drums

 

Genere:

 

Durata:
55' 51"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Come fa un gruppo death metal a scrivere un album della durata di quasi un'ora? Semplice, inserisce pianoforte, tastiera e aperture melodiche. I Tremors (citazione forse di quel piccolo ma piacevole film nel deserto americano...) iniziano la loro carriera alla fine degli anni '90, con alcuni Ep e un full lenght di death metal cadenzato, variegato da tastiere. Dal 2006 non avevano più pubblicato nulla, ed ecco finalmente questo “Frozen Shores” (che con il deserto del citato horror movie, non centra molto...) riportare in attività i tedeschi, con alcune piccole novità. Ora in alcuni momenti del disco troviamo aperture rock melodico atmosferiche che ricordano chiaramente i Katatonia degli esordi, ma che hanno anche il dono di essere ben inserite: “Graveyard For My Friends” e “Come Undone” esemplificano bene questa dinamica e sono brani che sebbene meno “mortali” restano coinvolgenti e ispirati. Nel resto del disco il sound si muove principalmente in territori (ormai) old school tipici della scena death doom inglese (i primi Paradise Lost nella chiusura di “Perfect Stranger”), ma soprattutto si perde nelle antiche strade dei Crematory più classici; il che vale a dire riff heavy death cromati e quadrati, all'ennesima potenza (ad esempio in “Re-Ani-Mate”) ed evocativi momenti tastieristici, soprattutto nella title track, con toni quasi apocalittici e in “Grey” in maniera più brumosa e decadente; il tutto sovrastato da profondi growl.
Anche se si potessero alleggerire gli eccessivi arrangiamenti, che occupano dai quattro ai cinque minuti di soluzioni fin troppo canoniche e ripetitive, ci troveremmo comunque di fronte a un disco fortemente derivativo; che non azzarda neppure per un istante, seguendo una strada fin troppo battuta, che oggi è forse un po' più deserta, ma che anni fa era ben affollata. Focalizzare il sound potrebbe aiutare a scrollarsi di dosso tutte le sensazioni di déjà vu, magari snellendo le tracce da orpelli troppo ridondanti.

Track by Track
  1. Voice Seven Suns 60
  2. Graveyard For My Friend 75
  3. My Darkest Hour 70
  4. Come Undone 75
  5. Ash 60
  6. Frozen Shores 75
  7. Re-Ani-Mate 65
  8. The Procession 60
  9. Return & Unify 60
  10. Down 65
  11. Grey 75
  12. Perfect Strangers 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
67

 

Recensione di June » pubblicata il --. Articolo letto 1279 volte.

 

Articoli Correlati

News
Recensioni
  • Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
Concerti