S.N.E.M. «S.N.E.M.» (2002)

S.n.e.m. «S.n.e.m.» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Riccardone »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1307

 

Band:
S.N.E.M.
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Titolo:
S.N.E.M.

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Giuseppe "Smilly" Defazio : Guitars, Voices
Giuseppe "Shine" Luce : Guitars
Michele "M.Forg" Rana : Drums
Andrea "Zed Six" Spinazzola : Bass

 

Genere:

 

Durata:
53' 46"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2002

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

E' con immenso piacere che mi accingo ad ascoltare un nuovo album, dopo tanto tempo ... Trattasi questa volta degli S.N.E.M., una band pugliese sicuramente non metal, ma di stampo decisamente rock alternativo.
Il disco si apre bene con "Everybody", un bel Rock aggressivo e granitico dai vari cambi di ritmo. Sulla stessa scia si presenta "On the road", più melodica rispetto alla precente, con tanto di stacchetti a base di doppia cassa e solo di basso. Con "Confusion" si entra in atmosfere più delicate e soffici, la fanno da padrone le chitarre pulite arpeggiate. "Asleep" invece ricorda molto il punk acido dei Prodigy, con chitarre iperdistorte ed un suono decisamente impastato e caldo. Tutt'altro discorso per "Last Wan" che è forse il pezzo più variegato del disco, con una frase alla "Spanish Caravan" dei Doors che ci accompagnerà per tutta la durata del brano. Segue la tagliente "Sade", molto malinconica, in cui si alternano la belle e decise frasi di chitarra distorta ad altre di chitarra pulita piuttosto "fastidiose" ... "Uncle Jack" riprende in mano le redini della situazione facendo ruotare tutto il groove della canzone attorno ad un accattivante giro di basso, realizzando climax ascendenti dal classic funk a ritmiche quasi jazzistiche. Nuovi ritmi, decisamente più vivaci per "Calling in my mind", un Punk Rock abbastanza tecnico (in particolare la batteria) sulla scia di "Asleep", con melodie più lineari e meno acide che ricordano per certi versi i primi Green Day. "Maybe not" e "Wild beast of woman" sono due brani simili che invece vibrano sulle sfere sensoriali dei primissimi Radiohead. L'album si conclude con "16 July 1998", il più bel pezzo del disco : una triste ballad in cui regna sovrana la chitarra che accompagna una voce suadente e vibrante, a volta cantata, a volte parlata, a volte in italiano, a volte in inglese. Peccato che di questo brano non facciano parte strumenti tipo basso e batteria, sostituiti da violini.
Che dire nel complesso ? Beh, per essere al loro primo debutto il disco è di buona fattura, il missaggio è buono, ma a volte ci sono troppo sonorità "ridondanti". La tecnica non è eccelsa e a volte si commette anche qualche "svarione" sonoro. Queste sono critiche costruttive che, spero, non offendano nessuno, in quanto, essendo i quattro pugliesi ancora giovani, possono fare molta strada. Fin qui comunque hanno saputo dimostrare di possedere un ampio bagaglio musicale che svaria tra molti generi, quindi concentrandosi di più su un genere proprio e studiando un buon compromesso tra musicalità e tecnica si possono ottenere sicuramente degli ottimi risultati.

Track by Track
  1. Everybody 65
  2. On the road 60
  3. Confusion 55
  4. Asleep 60
  5. Last wan 65
  6. Sade 50
  7. Uncle Jack 50
  8. Calling in my mind 75
  9. Maybe not 55
  10. Wild beast of woman 50
  11. 16 July 1998 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
62

 

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