Hate Inc. «Art Of Suffering» (2011)

Hate Inc. «Art Of Suffering» | MetalWave.it Recensioni Autore:
carnival creation »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2014

 

Band:
Hate Inc.
[MetalWave] Invia una email a Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Twitter di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il canale YouTube di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di Hate Inc. [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina SoundCloud di Hate Inc.

 

Titolo:
Art Of Suffering

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Vincent Vega - vocals, guitars, synths, programming, drum machine
Roxy Narkos - guitars, backing vocals
Stuart Slate - bass
Dave Bundy - drums
Will Mars - live session keys, synths

 

Genere:

 

Durata:
52' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Debut album per i nostrani Hate Inc., giovane band nata dalla mente di questo Vincent Vega (Tarantino sarà felice!) come una one-man band, ma poi diventata un gruppo vero e proprio. I quattro giovani si trovano alle prese con un industrial metal molto moderno e gradevole. Sufficientemente originale, “Art Of Suffering” si lascia ascoltare molto bene, scorre senza alcun problema e dona una piacevole atmosfera che passa per il decadente e arriva direttamente in situazioni più costruite e meccaniche. Non mancano i momenti più radiofonici, né altri più commerciali (ad esempio “Hypnotist” e “Without Your Skin”), ma a mio parere i pezzi forti del lotto escon fuori verso la metà del disco, contesto ormai scaldato e temprato per potersi permettere di proporre brani come la bella e rappresentativa title-track “Art Of Suffering”, “Harangue”, presa in prestito direttamente dai Ministry più gloriosi e la malinconica e oscura “Realinsanity”. Ottime prove anche “Learn To Love (Yourself)” e la traccia “Fragments” per dirla tutta.
L'unica pecca del disco viene determinata da un'ipnotica canzone portata troppo per le lunghe (più di 8 minuti!), prolissa e inevitabilmente noiosa, “Tear”, canzone molto industrial come sonorità, ma che ben poco centra dopo tutta quella serie di brani qualitativamente migliori poco prima. In pratica il disco alla fine cala il tuo tiro e si riduce con una anonima “...” (il cui titolo è tutto un programma per altro). Se non fossero state presenti le ultime due tracce il disco sarebbe stato a mio avviso uno dei debut album più intelligenti e maturi di quest'anno.

Track by Track
  1. Hypnotist 60
  2. Breed 65
  3. Dissatisfaction 65
  4. Fragments 70
  5. Art Of Suffering 75
  6. Harangue 80
  7. Realinsanity 75
  8. Made In Chains 70
  9. Without Your Skin 60
  10. Learn To Love (Yourself) 75
  11. Tear 45
  12. ... 50
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
66

 

Recensione di carnival creation » pubblicata il --. Articolo letto 2014 volte.

 

Articoli Correlati

News
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
Concerti