Mindlag Project «Skylla» (2004)

Mindlag Project «Skylla» | MetalWave.it Recensioni Autore:
QueeN CrimsoN »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1081

 

Band:
Mindlag Project
[MetalWave] Invia una email a Mindlag Project [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Mindlag Project [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Mindlag Project

 

Titolo:
Skylla

 

Nazione:
Francia

 

Formazione:
Mathieu Melero (voce)
Vince Gross (chitarra)
Gilles Gautier (basso)
Manu Martinez (chitarra)
Julien Martinez (batteria)

 

Genere:

 

Durata:
29' 14"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2004

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Nel 1999 i fratelli Manu e Julien Martinez concepiscono in quel di Marsiglia i Mindlag Project, assemblando un paio d’anni dopo la completa line-up comprendente Vince Gross, Gilles Gautier e Mathieu Melero.
Nel 2002 esce il loro primo mini album autoprodotto “Karybda” e, nel 2004, il secondo lavoro sotto l’ala della Customcore Records “Skylla”, entrambi parti di un concept che fonde mitologia greca e grottesche storie di omicidi seriali, servendo il tutto su tormentate ritmiche thrash con influenze hxc e tratti doom.
L’album in questione apre con “Desdemona”, contenente una sorta di intro che, per l’eccessiva durata della medesima sequenza di suoni, risulta ipnotico e un po’soporifero: quando finalmente viene spezzato dall’entrata in scena di tutti gli strumenti, un ritmo cadenzato con growl potenti ed esasperati si fa strada tra riff forse scontati, ma che sortiscono l’effetto di un pesante martellamento.
“Guerrilla” è finalmente il risveglio dal momentaneo torpore: suoni di sottofondo ricercati, batteria più veloce e una doppia cassa finalmente incisiva, ma presente il difetto riscontrato già inizialmente..riff che sono tutto un deja vu e non riescono a dare quel tanto in più da rendere il pezzo acido e penetrante fino in fondo, dove è la voce di Melero, che sforza a tal punto da creare un’atmosfera sospesa, tormentata, a fare della ripetitività il marchio di fabbrica della canzone stessa , accennando una sorta di ritornello ansioso nel tentativo di rafforzare la sensazione di attesa della svolta. Ma la canzone finisce, e lascia spazio ad “Until the End” , il cui inizio ricorda molto i Cooper Temple Clause con la voce pulita di Manu Martinez e un sottofondo di chitarra appena accennata, su cui si scaglia poi il feroce growl di Melero: il cocktail che ne risulta è una traccia che balza sapientemente da momenti più melodici a momenti puramente thrash, con chitarre dal suono simile agli Iced Earth e pause e stacchetti doom che rendono nel complesso il pezzo abbastanza vario ed interessante. Quando finalmente il gruppo enuclea “Du Pain et des Jeux”, l’eredità hxc si fa un po’ più evidente, qui troviamo cambi di sequenze ritmiche stuzzicanti a confermarci che la batteria resta comunque lo strumento meglio gestito e trascinante dell’insieme. Suggestivo l’intermezzo di percussioni a simulare una sparatoria, con tanto di rumore di grilletto di pistola campionato. Forse la traccia più gustosa dell’album in toto.
Ed eccoci a “Into the Void of Dead”: un interludio di archi e tastiere piuttosto opethiano sovrastato poco dopo dal solito coinvolgente growl d’apertura ad un pezzo che, nella sua brevità, non fa in tempo a svilupparsi del tutto e non trova nemmeno sonorità che penetrino debitamente e rimangano nella memoria come i precedenti. Pezzo poco fortunato. Con “Mika” la culla sonora è un doom velocizzato tanto da non staccare mai troppo dall’anima thrash del gruppo, ove si alternano il vocalist pulito a quello sporco: ma stavolta è dominante l’elemento melodico, con tratti dark intrisi di sensucht.
Finale con “Doomsday”: entrata in crescendo di batteria e chitarre che cercano di coordinarsi a dare uno sviluppo dapprima cupo, poi pressante, di nuovo angoscioso, infine duro e netto, riprendendo qualche tratto di “Du Pain et…” e qualcuno di “Until the End”.
Nel complesso la sensazione immediata all’ascolto è che ogni traccia non finisca lì, o per lo meno non debba finire: i pezzi, strutturalmente validi, non riescono mai ad esplodere del tutto e proprio quando sembra sia giunto il momento di entrare ex abrupto, è di nuovo silenzio, ma “Skylla” è un lavoro accurato, registrato con perizia, con un biglietto da visita – l’artwork – notevole ed originale.

Track by Track
  1. Desdemona 65
  2. Guerrilla 75
  3. Until the End 75
  4. Du Pain et des Jeux 80
  5. Into the Void of Dead 65
  6. Mika 70
  7. Doomsday 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 80
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
72

 

Recensione di QueeN CrimsoN » pubblicata il --. Articolo letto 1081 volte.

 

Articoli Correlati

News
Recensioni
  • Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
Concerti