Ecnephias «Inferno» (2011)

Ecnephias ĢInfernoģ | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
2867

 

Band:
Ecnephias
[MetalWave] Invia una email a Ecnephias [Link Esterno a MetalWave] Visualizza il sito ufficiale di Ecnephias [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di Ecnephias [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Ecnephias [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di Ecnephias

 

Titolo:
Inferno

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Mancan :: Vox, Guitars, Bass
Sicarius :: Keyboards
Nikko :: Guitars
Demil :: Drums

 

Genere:

 

Durata:
42' 4"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Non ho assolutamente parole. Su metalwave seguo la discografia degli Ecnephias sin dal primo album loro e devo ammettere che è stato un amore a prima vista, prima mostrato nel validissimo ma ormai superato “Dominium noctis”, poi nell’eccellente e tenebroso EP “Haereticus”, poi nell’ammaliante “Ways of descention”, e infine ora in questo “Inferno”, che a differenza di quel che potrebbe far sembrare il titolo dell’album, ci propone una band che ormai taglia corto col metal estremo, e che in questo disco ci propone un eccellente esempio di Gothic metal con alcuni growls a farli avvicinare al metal estremo.
Ma non pensate che sia così facile: “Inferno” è tanto gothic/death quanto “Dominium noctis” era doom/death, ovvero: se dovessimo trovargli una definizione, sarebbe quella, ma questo è uno di quei casi dove l’originalità della band, la freschezza del suono, la vivacità di stile e di capacità tecniche sono talmente presenti e tangibili che ogni definizione appare riduttiva. Il cd parte con una struggente intro che poi porta al brano di apertura, da singolo e anche da videoclip, “A satana”, dove l’influenza gothic, barocca e decadente, mostra una band in piena forma, che poi torna a suonare evocativo come sempre ha saputo fare nei successivi brani “A stealthy…”, dotata tra l’altro di una tastiera che riesce a farci sentire ciò che ormai da anni i Cradle of Filth non riescono a farci sentire più, o come in “Buried…”, dove un arpeggio poco distorto evolve in un metal con tinte heavy e abbastanza con un che di occulto, finché non arriva la tastiera a cambiare abilissimamente l’atmosfera dei brani. E tutto questo senza contare la solenne incisività di “fiercer than any fear”, il capolavoro puramente gothic cantato in italiano di “voices fo dead soul” e soprattutto il duetto incredibile “In my black Church” e “chiesa nera” che sono la stessa canzone, ma la prima in inglese e l’altra in italiano.
E il risultato è strabiliante. Ho sempre sostenuto che questa band aveva classe, gusto ed eleganza ma non immaginavo fino a questi livelli, dove l’umore delle canzone cambia dal cupo all’horrorifico al triste fino allo spensierato e solare, il tutto sommerso in un cantato a volte in growl ma che risplende assolutamente nelle sue parti in italiano a causa di un linguaggio utilizzato molto poetico e colto ma mai troppo stucchevole e prolisso come invece (opinione mia) succede in moltissimi casi dei gruppi metal che provano a cantare in italiano e di una originalità allucinante, oltre che una voce di Mancan che già mi aveva assolutamente convinto quando ascoltai per la prima volta il tono baritono di “Ave Maestro”, e una musica che (incredibile ma vero) sa molto di mediterraneo, di sud italia ma per le atmosfere, non certo per l’uso di qualche strumento strano.
Il giudizio finale rispecchia, senza se e senza ma, quello che per me è un disco storico per il metal italiano, che sbaraglia ogni singola concorrenza e trascende le etichette musicali, facendo di “Chiesa Nera” uno tra i brani più belli mai fatti del metal italiano, e sicuramente il migliore in ambito gothic in italia, e con una canzone come “Voices of a dead soul” che per quel che riguarda sta tra le migliori canzoni metal mai fatte in italiano.
Non ho mai pensato all’italiano come un punto in più in musica, né ho considerato l’italianità rivendicata in musica altro che un dettaglio, anzi poco più che una vanità o una rosicata per scimmiottare i norvegesi, ma qui cari signori è stato fatto un jackpot, uno di quei rari casi dove la musica parla e voi tutti dovreste ascoltare. Congratulazioni, Ecnephias! Da applausi.

Track by Track
  1. Naasseni 75
  2. A Satana 95
  3. A stealthy hand of an occult ghost 90
  4. Buried in the dark abyss 90
  5. Fiercer than any fear 90
  6. Voices of dead souls 95
  7. Secret ways 90
  8. In my black church 90
  9. Lamia 75
  10. Chiesa Nera 95
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 90
  • Originalità: 100
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
90

 

Recensione di Snarl » pubblicata il --. Articolo letto 2867 volte.

 

Articoli Correlati

News
Live Reports
Concerti