Litrosis «I am death» (2012)

Litrosis «I Am Death» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
713

 

Band:
Litrosis
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Titolo:
I am death

 

Nazione:
Grecia

 

Formazione:
Vassilis :: vocals
Alex "Ad Ventus" :: guitars
Vassilis "Q-Snc" :: keyboards
Stergios :: bass
Eli :: drums

 

Genere:

 

Durata:
48' 41"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Saranno anche in crisi, ma fortunatamente dal punto di vista di dischi metal I greci continuano a spaccare quanto basta, proponenedoci dei lavori sempre interessanti. È il caso di questi Litrosis, che sotto Pitch Black Records pubblicano il loro primo lavoro in assoluto, ovvero questo “I am death”, costituito da 9 tracce diluite in quasi 49 minuti di musica. Un album bello, ma non del tutto convincente.
In realtà musicalmente l’album è molto bello, e propone un buon esempio di black metal sinfonico, ma con uno stile compositivo e strutturale che spesse volte rimanda al power. E si badi: non per i riffs che restano sempre in stile black/death, quanto piuttosto per una tastiera sempre molto epica e melodica, che alle volte fa proprio da strumento portante dei brani. Senza contare che spesse volte in questo disco chitarre e tastiere si intrecciano, duellano e provocano dei botta e risposta che sono tipici di certo power, ma il tutto viene bilanciato da una batteria praticamente frenetica, che dal primo vero brano (escluso l’intro) fino a “Bloodred…” martella l’ascoltatore con blast beats molto veloci e continui. Il risultato, come si può vedere, dunque, strizza l’occhio a certo power, ma non disdegna assolutamente il metal estremo. A ragione potremmo definirlo, come la band stessa fa, epic/estreme metal. Una specie di incrocio, se riuscite a immaginarlo, tra ultimi Ancient Rites e Alghazanth, senza disdegnare una pellicola di Children of bodom e di Primal Fear.
Tuttavia a parte la monodirezionalità di questo disco, che rende il disco non molto vario, si ha l’impressione, negli ultimi due brani, di una band che ricorre a due brani sinceramente non molto opportuni e che sembrano messi là solo per aumentare il minutaggio del disco. Mi riferisco per esempio a “In the grave you go alone”, una ballad in pieno stile power e con voce pulita e con la presenza di Zak Stevens dei Savatage. Il brano è bello, ma non siamo sicuri che la canzone sia ben collegata col resto del disco. Ma soprattutto, ho maggiori perplessità per l’ultima “Bury the dead” con ghost track. Si tratta di una traccia di 10 minuti, dei quali 4 sono di outro per tastiera, poi silenzio e poi parte la traccia nascosta solo per chitarra acustica, trascurabile e filler. Si ha l’impressione che questo sia uno di quei casi dove il cd sia in realtà un EP camuffato ad arte, con i veri brani a coprire poco meno di 29 minuti di musica, e quindi di un debutto non completamente maturo, dove forse conveniva ai Litrosis fare un outro in meno e uno o due brani in più, magari anche un po’ diversificati. Questo incide sul rapporto qualità/prezzo.
Cosa rimane? Rimane un sestetto di canzoni (dalla seconda alla settima comprese) in verità per niente male, e caratterizzato anche dall’avere alcuni riffs davvero vincenti, come quello della parte elettrica della bella “Soulcide”, o la parte poco dopo 4:45 di “Bloodred desert rain”, davvero ben fatta, tra gli altri momenti buoni di questo disco.
Certo: rimane un po’ di amaro in bocca per un disco di debutto non del tutto perfetto e gravato da idee belle e alcune più banali (i brani di chiusura), ma per ora i Litrosis promettono bene per il futuro. A risentirci.

Track by Track
  1. Litrosis 50
  2. Insomniac’s lullaby 75
  3. Soulcide 80
  4. Burn the sun 75
  5. Countless wounds 75
  6. I am death 75
  7. Bloodred desert plain 75
  8. In the grave you go alone (Feat. Zak stevens) 65
  9. Bury the dead - hidden track 50
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
70

 

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