Inner Fear «First Born Fear» (2012)

Inner Fear «First Born Fear» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
755

 

Band:
Inner Fear
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Titolo:
First Born Fear

 

Nazione:
Repubblica Ceca

 

Formazione:
Vic Anselmo :: Vocals
Marthus :: Drums, Keyboards
Khopec :: Guitars
Serhio :: Bass
Serg :: Vocals

 

Genere:

 

Durata:
51' 58"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Carino ma alla fine niente di che, perché è poco originale. Questo è in sintesi ciò che penso del quarto album degli Inner Fear, una band ceca della quale sinceramente non ho mai sentito parlare fino ad oggi. Ciò che so è che la band ritorna sulle scene dopo un’astinenza di quasi 10 anni, con il loro storico batterista, Marthus, che suona coi Cradle of Filth. Perché dico questo? Perché è proprio così che il nuovo cd degli IF suona!
A dirla tutta, non ci troviamo di fronte a dei cloni del gruppo inglese, o almeno ho sentito peggio, ma non si può negare che qui il risultato, la qualità sonora, i titoli delle canzoni, la tastiera e le impostazioni della voce, oltre alle sovraincisioni, ci somigliano. Ora, non avendo sentito i loro vecchi album io non so se questo è casuale o meno, ma so una cosa: questa band è stata chiaramente influenzata dai Cradle in massima parte e anche da qualcosa dei Dimmu Borgir. Il risultato non è brutto, ma sa di poco genuino lontano un miglio. Sa di poco originale anche se formalmente perfetto, di avvolto nella plastica. Il tutto in una produzione modernissima ma troppo soft, che smussa troppo gli spigoli degli strumenti e penalizza le chitarre favorendo la batteria, la voce (i pezzi sembrano essere fatti per farci cantare Dani filth stesso, come “Imprisoned…” mi fa pensare) e la tastiera.
È anche vero poi che non sempre il paragone ai COF è così marcato nell’album, e anzi nella seconda parte questo viene a mancare un po’, ma è solo finché la tastiera non fa tornare la propria band sui classici lidi già battuti. E soprattutto spesso i brani seguono questo canovaccio da me odiato: parti veloci senza tastiera predominante, e parti lente con la tastiera ma senza le chitarre che fanno qualcosa di significativo. Inutile soffermarsi per me sulle pur belle e più personali “Imprisoned in forgotten dungeons”, la bella “Inner Fear” o “I watch the blood forever”, che sono le migliori dell’album: sarebbe come decantare le lodi di qualcosa che comunque è derivativo e poco personale.
Certo, il disco è bello, formalmente perfetto e volendo può anche essere un utile acquisto nel caso in cui gli ultimi dischi dei Cradle of Filth o dei Dimmu Borgir vi abbiano deluso, ma per me è pur sempre uno sforzo che non è degli Inner Fear, anche se non certo inutile o da evitare. Per fare dischi occorrono il cuore e l’anima, e non metto in dubbio che gli IF ce l’abbiano messa tutta, ma il risultato è troppo debitore alle bands suddette. Sufficienza politica.

Track by Track
  1. I.N.T.R.O. 60
  2. Fear Proclaimed 65
  3. Imprisoned In Forgotten Dungeon 70
  4. Lustmistress 60
  5. I Watch The Blood Forever 70
  6. Inner Fear 70
  7. Love Is A Poisonous Cunt 65
  8. Our Crimson Deeds 60
  9. Akhu 65
  10. Secrets Holder 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 45
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
64

 

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