Laeta Mors «Perpetual Decay 233» (2005)

Laeta Mors «Perpetual Decay 233» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Alcio »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1502

 

Band:
Laeta Mors
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Titolo:
Perpetual Decay 233

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Massimo “Massacre” – Vox/Drum programming
Luca “Lucyfer” – Guitar
Diego “Sir Die” - Bass

 

Genere:

 

Durata:
21' 29"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2005

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Signori ecco a voi i Laeta Mors, un gruppo che nasce solo nel 2004 e che presenta al pubblico il suo primo promo-CD a titolo “Perpetual Decay 233”.
A giudicare dalla confezione, dalla bio e dalle foto, i ragazzi del combo non sembrano pivellini alle prime armi ed infatti si presentano in maniera piuttosto professionale, anche se con un look decisamente retrò che mi ha ricordato la foto dei Kreator nella copertina del loro bellissimo “Endless Pain”.
Reminescenze da vecchio babbione a parte, mi metto subito all’ascolto di questo promo con grande interesse….. non lo so: sento che non rimarrò deluso!!!

Il primo brano del disco “Land of Suffering” esplode dallo stereo come un premio al mio sesto, grazie ad un drumming intricato (vabé … è campionato, ma bene!) ed un riffing tagliente che esplode in un grind tritaossa ed un velocità parossistica fino al ritornello a metà tra il black epico con tanto di tastiere e certo death europeo della prima guardia!
Il brano è piuttosto corto ma davvero efficace!
Con un solo momento per riprendere fiato, si passa alla seguente “My life….” introdotta da una mitragliata grind di una velocità inaudita ed un riffing tagliente e minimale che arriva però ad una sorta di ritornello basato su di un riffing di estrazione thrash.
Altro brano corto altro cambio in corsa per passare alla successiva “Unnatural Regression”.
Anche in questa song, si alternano momenti di puro death/black/grind ad altri di thrash minimale della vecchia scuola, con buoni chitarrismi sdoppiati ed intelligenti.
La quarta “Ghost of Mind” presenta un’intro sin troppo dal sapore di “Ghost of War” dei Godz Slayer (avete presente quel pezzo che inizia con il riff finale di “Chemical Warfare” ma con suoni come se provenissero distorti da una radio lontana??? Bene, l’effetto è lo stesso), ma esplode in un’altra bordata che ben poco a che fare con lo storico combo losangeleno!
Il brano seguente è la title track, che presenta un riffing intricato e dispari ed alcuni inserti di tastiera (con tanto di suono simil-sirena) nel centrale che fanno ricordare lontanamente il tema di James Bond. A parte questa sensazione, strettamente personale, il brano è davvero buono!
Segue “Lighthouse Keeper” che alterna un riff intricato e serrato ad una sorta di apertura epico/rallentata con tastiere dai rimandi black svedese, fino ad esplodere in un riff dal sapore total-black con il solito, incredibile drumming assassino di base. Poi, uno stop piuttosto lungo, ecco sbucare il reprise di “Raise Hell” che sfuma verso la penultima “Murder”: manco a dirlo l’ennesima bordata!
Il prosieguo della song mostra anche aperture melodiche con tastiere di sottofondo, dai rimandi di certo black d’annata, e thrash d’essay!!!!
Arriviamo alla conclusione con il riffing tagliente di “Eternal Death”, le sue esplosioni grind ed il suo ritornello thrash minimale. Un’altra song divertente, peccato sia l’ultima.

Beh…. come avrete di certo notato dai voti, il promo dei Laeta Mors mi è piaciuto, e parecchio!
L’unica cosa che mi sento da far notare al trio e che la produzione risulta un po’ rovinata dalla normalizzazione finale del master, che in alcuni momenti sembra essere troppo vicina alla distorsione.
Questo, però, non va ad inficiare la buona prova del gruppo che bene ha assimilato la lezione impartita dai grandi di tre diversi generi: primi Morbid Angel per le parti più death metal, Emperor/Satyricon per quelle più black e Slayer, Kreator e Sodom per quelle di derivazione Thrash.
Un disco che, non presentando i canoni dell’extreme metal attuale, riesce anche a farsi gustare per una certa originalità, pur mostrando chiaramente un retaggio classico e (magari) più volte ascoltato!
Leggo dal sito del gruppo che stanno mandando in giro il promo a varie case discografiche, per cui auguro loro il mio più sentito IN BOCCA AL LUPO.
Io mando loro anche un altro augurio per trovare un batterista che vada a sostituire il programming (pur non sapendo se lo stiano davvero cercando): credo che dopo avere ascoltato la velocità di certi blast-beats, molti drummer penseranno :«Ma … starò per fare una cazzata????»

Track by Track
  1. Land Of Suffering 80
  2. My Life Is Your Defeat 85
  3. Unnatural Regression 80
  4. Ghosts Of Mind 75
  5. Perpetual Decay 233 80
  6. Lighthouse Keeper 80
  7. Murder 85
  8. Eternal Death 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
77

 

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