Temple of Dust «Capricorn» (2016)
Recensione
Provenienti dalla Brianza, il Temple Of Dust, validissima band del panorama Stoner/Doom nostrano, arrivano prepotenti con il loro “Capricorn”, una raccolta sul lungo periodo di attività con otto brani validissimi e pieni di contenuti, impacchettati esclusivamente in formato Vinile, cosa assai gradita.
Il trio da subito sfoggio di una gran capacità di comporre melodie che abbracciano frasi Blues e Rock per poi scatenare l’indole psichedelica e lisergica Stoner/Doom nell’evoluzione del brano, il tutto accompagnato, poi vedremo perché è proprio il caso di dirlo, da una sezione vocale che mi ricorda un po’ i Kyuss e i Kalas capace di fondersi benissimo con il pezzo e far sprofondare l’ascoltatore nelle atmosfere create ad arte. La band ha un’inclinazione particolarmente spiccata per la strumentalità, proponendo lunghe sezioni interamente strumentali che si divincolano bene, anche se a mio avviso, come detto prima, risultano un po’ troppo prolungate. Avrei preferito una presenza canora più incisiva e soprattutto più diffusa che potrebbe regalare ancora più dinamica al lavoro complessivo, aspetto nel quale forse c’è un po’ di carenza.
La produzione è buona nulla di stellare come del resto vuole il genere, ottimo sound complessivo con bel mix di basso e batteria massicci e rotondi su cui le tipiche chitarre cariche di Fuzz si fanno strada sinuose e cadenzate, un equilibrio che è il vero punto di forza del lavoro, soprattutto visto il largo spazio concesso alle parti completamente strumentali. Anche la voce è molto curata, forse un po’ troppo in background, ma potrebbe essere studiata proprio in questo modo per avvolgere senza prevalere, in ogni modo, il risultato funziona.
L’unico vero neo di questo lavoro che mi sento di evidenziare, e che non me ne abbiano a male, è l’artwork un po’trascurato; ovviamente dal punto di vista grafico è fatto bene, ma non si sposa assolutamente con l’anima del gruppo. Sempre meglio di una classica rappresentazione anni ‘70 psichedelica e colorata di viola ormai trita e ritrita come capita di vederne spesso, ma qui veramente si poteva fare molto di meglio.
Non molto altro da dire, validissima band, progetto interessante e promettente, con margini di crescita e miglioramento, ma capaci di offrire un bel viaggio a chi ascolta.
Track by Track
- Capricorn 70
- Temple of Dust 75
- Requiem For The Sun 75
- Szandor 80
- Thunder Blues 75
- Goliath 70
- Lady Brown 75
- White Owl 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 80
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
71Recensione di Dust » pubblicata il 27.06.2016. Articolo letto 1366 volte.
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