Hammers of Misfortune «The Locust Years» (2006)

Hammers Of Misfortune «The Locust Years» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Maglor »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
972

 

Band:
Hammers of Misfortune
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Titolo:
The Locust Years

 

Nazione:
U.s.a.

 

Formazione:
John Cobbett:Elcetric, Lead and Acoustic Guitars
Mike Scalzi: Vocals, Guitar
Jamie Myers: Vocals, Bass
Sigrid Sheie: Piano, Hammond B3, Backing Vocals
Chewy: Drums

 

Genere:

 

Durata:
45' 0"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2006

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Hammers of Misfortune creano un capolavoro. La recensione di The Locust Years potrebbe pure finire qui. Ma siccome so che la stragrande maggioranza di voi non sa nemmeno di chi sto parlando (come me fino a un mesetto fa) vediamo di sforzarci di dare qualche indicazione in più. La band nasce sul finire degli anni 90 ed è guidata dal chitarrista John Cobbett (Gwar e Amber Asylum tra gli altri), in un primo periodo mantiene il monicker di Unholy Cadaver per passare poi al nome attuale all’inizio del 2000. Gli Hammers hanno già pubblicato due LP, “Bastard”(2001) e “The August Engine” (2003), che personalmente non ho avuto il piacere d’ascoltare, ma le recensioni scovate in giro per la rete(tutte di portali o riviste straniere) sono quantomeno entusiastiche. “The Locust Years” è quindi la terza fatica del quintetto e si presenta come un concept album, una Rock Opera si usava dire qualche tempo fa, che attinge dal serbatoio del rock progressive dei ’70 (Pink Floyd e Yes per fare due nomi…ma anche Rush…) portando il tutto in una chiave moderna e dura, tinteggiata di lirismo epico e drammatico. Lo so che detto così forse non è molto chiaro, ma è davvero difficile descrivere la musica di questi 5 individui...Il disco si apre con la title track che bene esemplifica la proposta degli Hammers Of Misfortune. Armonie di chitarra, un drumming ricercato e fantasioso, epicità che si stempera in un momento nei dolci passaggi pianistici e di organo…Qui niente è banale. Poi arrivano le voci, ed anche qui la banalità è bandita. Due voci all’unisono, una femminile l’altra maschile(non il solito demone e la fanciulla che hanno decisamente scocciato, due clean vocals e basta), non si tratta certo di due mostri di vocalità, ma l’espressività, il lirismo e le soluzioni metriche sono assolutamente notevoli(Mike Sclazi è anche cantante dei Slough Feg, altra band di Cobbett). Più avanti canteranno anche separatamente, mostrando le stesse doti. Ritornello epico e a suo modo catchy con bei cori e arrangiamenti vocali. La musica degli Hammers of Misfortune è tutta qui. Ricercatezza e intelligenza compositiva al servizio delle emozioni. Potrei citare mille caratteristiche di quest’album: dall’inizio di “We Are The Widows” che sembra scippato a Brecht (flavour che permane per tutto il pezzo in realtà), alla cavalcata infernale di “Trot Out The Dead”, dall’eclettismo dello strumentale “Election Day” (in cui i nostri mostrano, se ce ne fosse bisogno, le loro abilità di strumentisti) all’epicità malinconica di “War Anthem”, “Famines Lamp” e soprattutto di “Chastity Rides”. Eppure tutto questo non rende la grandezza del disco in questione. Quarantacinque minuti di ottima musica, che si scopre nuova e cresce ad ogni ascolto, come solo la grande musica può fare. I brani e la loro struttura sono ricercati ma mai astrusi, sempre coinvolgenti, con un solido senso della forma canzone e ottime melodie. I suoni sono buoni e ben bilanciati, molto sanguigni e “rock”. Anche l’artwork è molto evocativo e curato e non senza una certa ironia, ironia che caratterizza tutta la proposta della band (d’altra parte Cobbett arriva pur sempre dai Gwar). L’unica cosa di cui mi dolgo e di non aver i testi dei brani...spero che nella versione commerciale (che mi procurerò al più presto) ci siano. Io spero solo che questo disco non passi inosservato dalle nostre parti, certo la proposta è particolare, ma anche qui sta la sua forza; ed in più gli Hammers hanno la “sfortuna” di essere di San Francisco...fossero stati europei forse la loro popolarità sarebbe stata maggiore...Io vi posso solo raccomandare di non lasciarvi scappare questo “The Locust Years”, sarebbe una grossa perdita, per tutti quelli senza paraocchi che amano la buona musica, un disco che si ricorderà. La valutazione numerica di questo disco è stata davvero dura...non ho dato il massimo solo per una sorta di revenza verso i "classici" e perchè ho sempre la speranza che arrivi qualcosa di ancora meglio...

Track by Track
  1. The Locust Years 95
  2. We Are The Widows 95
  3. Trot Out The Dead 95
  4. Famines Lamp 95
  5. Chastity Rides 95
  6. War Anthem 95
  7. Election Day 95
  8. Widows Wall 95
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 90
  • Qualità Artwork: 85
  • Originalità: 95
  • Tecnica: 90
Giudizio Finale
93

 

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