Skull Above the Cannon «Dagos» (2019)
Recensione
“Skull above the Cannon” è un nome che farebbe pensare a qualche band core, ma in realtà questo terzetto siculo di origine e ubicato in parte a Bologna e in parte a Londra ci propone un alternative rock sperimentale e contorto, a scapito della loro autodefinizione “Heavy prog stoner folk”. In particolare, non so cosa ci sia di folk, a parte uno o due interventi nelle fasi calanti e non indispensabili.
Basta l’opener “Away” per capire che qui ci troviamo di fronte a un sound sperimentale, che rimane praticamente sempre all’interno dell’alternative rock ma senza forma canzone, e invece prediligendo un approccio molto istintivo, quasi da jam session riaggiustata, per un risultato certamente interessante e sperimentale, che pur non facendo gridare al miracolo riesce comunque a farsi apprezzare, cosa che avviene anche nella successiva “Devil’s tail” e specialmente nella cangiante e sorniona “Pigmen”. Ne risulta un album che va bene quando gioca a fare lo sperimentale nel proprio genere, mentre mostra i limiti quando prova a cimentarsi coi blast beats con risultati mediocri per quanto sono fuori contesto, come in “Trip to descent”, mentre non capisco cosa c’entra con tutto il resto un brano “core” pieno di breakdowns come “Kaori”, e sempre in questo brano il risultato sembra essere una sperimentazione fine a sé stessa, col brano che non va da nessuna parte di preciso. Qualcosa di simile si può dire per il funk rock di “Burst”, che più che un esercizio di stile sembra una band che non sa di preciso dove andare a parare. Bisogna aspettare la conclusiva “When the music is over” per riascoltare i migliori Skull above the cannon, con una buona summa compositiva.
“Dagos” è un album che cerca subito di suonare sperimentale, e per la verità spesso i risultati sono apprezzabili. Magari non miracolosi, ma sono degni di nota. Tuttavia, a tratti sembra che la band faccia fatica a orientarsi sulla lunga distanza e finisce per perdere un po’ la bussola con influenze estranee e qualche confusione di fondo. Non si tratta di qualcosa di grave, ma relega “Dagos” a disco di nicchia da interessante realtà underground che poteva essere. Ascolto consigliato agli amanti delle sonorità leggere ma sperimentali.
Track by Track
- Away 70
- Devil's tail 70
- B. The fish 70
- Pigmen 75
- Rosa on the train - Intermezzo S.V.
- Trip to descent 60
- Kaori 60
- Serenata - Intermezzo S.V.
- Burst 60
- When the music is over 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
68Recensione di Snarl » pubblicata il 31.03.2020. Articolo letto 1215 volte.
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