Intervista: A Day To Remember
Benvenuto su Metalwave.it! “Common Courtesy”, il vostro quinto album è uscito nel novembre 2013. Spiegaci quali sono i concetti alla base di questo album e a cosa vi siete ispirati per comporlo.
Quando compongo in generale vengo ispirato da quello che sta succedendo nelle nostre vite in quel momento, lavoro sempre in questo modo ed è stato lo stesso per questo album, in cui ho sintetizzato le nostre reazioni riguardo al modo in cui il mondo va, a quello che succede dietro le quinte. “Common Courtesy” è questo per noi.
Il fatto che sia un album autoprodotto ha influenzato il vostro metodo compositivo?
In precedenza, quando lavoravamo su un album, c’era sempre quella sensazione di “scadenza” che incombeva, mentre questa volta le cose sono andate diversamente e, sinceramente, si è rivelato un aspetto positivo. Ci abbiamo messo otto mesi per finirlo, non avevamo limiti di tempo ed è la prima volta che sentiamo che un nostro album è veramente completo, che tutte le canzoni sono rifinite e che non c’era veramente niente altro che avremmo potuto aggiungere o perfezionare. E’ esattamente l’album che avevamo pensato di comporre. Se avessimo dovuto farlo con il “vecchio” metodo, avremmo dovuto tralasciare delle cose. Ci sono parti dei precedenti album che non riesco neanche a sentire senza dire “non avrei dovuto farle in questo modo!”.
Dopo il primo ascolto di “Common Courtesy” si può tranquillamente dire che è un album in perfetto stile ADTR, ma dopo il secondo e il terzo ascolto si può percepire che c’è qualcosa di diverso, un sound con uno spessore maggiore, come se foste andati più a fondo e aveste esplorato maggiormente il vostro stile, che è stato portato a un altro livello rispetto ai precedenti lavori. Sei d’accordo?
Grazie! Penso esattamente la stessa cosa! Nella maggior parte dell’album il sound è sempre quello degli ADTR ma ci sono molte canzoni che segnano un passo avanti nello stile degli ADTR.
Penso che il vostro stile sia maturato e, forse, i problemi legali con la vostra etichetta (Victory Records), vi hanno fatto cambiare un po’ il punto di vista con cui approcciate la composizione, la produzione e in generale la carriera musicale...
Si, è esattamente quello che è successo! La composizione di questo album è stato un periodo eccezionale per noi, ma allo stesso tempo è stato molto duro. Ci stavamo veramente giocando la nostra carriera e le nostre vite! Pensa che ci hanno dato il consenso legale a pubblicare l’album solo tre giorni prima della data che avevamo stabilito! Non abbiamo potuto promuoverlo, non abbiamo potuto fare niente se non darlo in mano ai nostri fan e dire.. Aiutateci! E se non lo avessero fatto non so dove saremmo ora.. Abbiamo investito tantissimi nostri soldi in questo album, ci abbiamo creduto tantissimo e speravamo che anche i nostri fan avessero reagito in nostro favore e la loro risposta è stata esageratamente più positiva di quanto noi avremmo mai potuto aspettarci! Considerando il numero di copie che abbiamo venduto dal momento in cui è uscito l’album ad ora, prima che venisse pubblicato ci saremmo ritenuti super soddisfatti anche solo se avessimo potuto vendere questo numero in due o tre anni! 90.000 copie vendute solo nella prima settimana di uscita negli USA, ed è un album autoprodotto! Una cosa così non è mai successa per un album autoprodotto! E’ incredbile ed è solo grazie ai nostri fan!
Band come i Protest The Hero ad esempio, hanno finanziato il proprio album con la campagna “Indiegogo”. Cosa ne pensi? Pensi che questo tipo di crowdfunding possa rappresentare una svolta nell’industria discografica? Pensi che possano attecchire campagne del genere?
Anche noi avevamo pensato di fare una cosa simile, ma vorremmo utilizzare questo tipo di campagne nel modo che noi riteniamo più giusto... perché molti fan la percepiscono come una cosa negativa e un po’ strana. Anche io, sinceramente, non mi trovo molto a mio agio con il modo in cui alcune band stanno utilizzando questo metodo. E’ interessante capire come questi nuovi metodi funzionano e vedere come si evolveranno queste cose nel tempo, magari adesso è un metodo provato da poche band e non è molto popolare, probabilmente nel frattempo altre band lo proveranno, ma non sapremo mai qual’è il futuro di queste campagne se prima non è sperimentato da tante band e non ci saranno dei risultati positivi. C’è sicuramente del buon potenziale e io non ho niente contro questo, ma molti musicisti sono cauti.. ed è proprio il compito di noi musicisti rendere accettabile agli occhi dei fan questo metodo.
Forse molti lo percepiscono come un “chiedere la carità”, ma forse i fan più accaniti, come i vostri fan, sarebbero contenti di prendere parte al finanziamento o anche solo alla promozione di un vostro album. Sarebbe una bella rivoluzione nel campo dell’industria discografica!
Cambierebbe tutto! Non sarebbero più coinvolti grandi business e figure esterne se non l’azienda che gestisce il sito internet! Io e Jordan degli Every Time I Die ne abbiamo discusso alcuni mesi fa e ci siamo chiesti cosa succederebbe se una grande band dicesse ai fan: ok questo è quanto costa un album, se voi poteste aiutarci a mettere insieme questa cifra noi pubblicheremmo l’album immediatamente, il giorno stesso e gratis per tutti. Qualcuno potrebbe dire: ma perché non vi trovate un lavoro e guadagnate del denaro da investire nell’album? In realtà è impossibile fare un lavoro e mettere da parte così tanti soldi per realizzare un album come il nostro: è troppo costoso! Anche perché l’industria musicale cambia continuamente e avere a disposizione strumentazione e elementi necessari per produrre un album esattamente come lo vogliamo noi e poter lavorare con dei professionisti è diventato estremamente costoso e le persone non riescono proprio a permetterselo. Ecco perché molte band ricorrono al crowdfunding!
Cosa consiglieresti a una band emergente che non vede l'ora di ottenere un contratto ma che non si rende conto che potrebbero esserci dei problemi, legati al rapporto con la casa discografica che, come nel vostro caso, addirittura potrebbero impedire o ostacolare l’uscita di un album?
Se sei una band emergente o meno, tutto dipende dai motivi che ti spingono a suonare. Devi amare in modo genuino la musica e devi amare suonare. Ti faccio un esempio, ho passato le due settimane “libere” che abbiamo avuto poco tempo fa registrando tre canzoni o l’altra mattina mi sono svegliato alle cinque e ho cominciato a comporre. Io mi considero un appassionato di musica. Se la musica è veramente la tua passione, seguila. Magari non accadrà oggi, nè domani, né fra dieci anni, ma io credo fermamente che se hai talento, se hai passione e se sei onesto in quello che fai, un giorno tutto questo vedrà la luce, è solo una questione di tempo, continua a lavorarci su e a dedicarti a questa cosa. Guarda a una persona come Morgan Freeman. Gli ci sono voluti tantissimi anni per raggiungere la fama e ora è uno degli attori più famosi al mondo. Quindi la domanda è: quanta passione hai per la musica? Sei pronto a dedicare la tua vita alla musica, alla scrittura, all’essere un’artista? Puoi sacrificarti per anni e anni ed essere comunque tenace? Se la tua risposta è si, allora farai cose straordinarie che il mondo apprezzerà un giorno! Nella musica ultimamente è tutto un chi ha la canzone più radiofonica, chi è il più bello, chi sta uscendo con chi, per il 90% delle band la cosa più importante non è più la musica. Ma per durare in questa era e in questo ambiente devi avere una fan base che ti capisce veramente, che va oltre le mode del momento, che capisce cosa hai passato.
Parlando dei testi delle canzoni, questi sono sempre stati introspettivi, riguardanti questioni e opinioni personali e in “Common Courtesy” le lyrics sembrano ancora più profonde, quasi confessionali e anche più arrabbiate rispetto ai precedenti album...
In effetti tutte le lyrics che ho scritto sono “confessionali” e parlano di cose che è impossibile capire profondamente. Alcune persone notano solo se è un testo accattivante o meno, non riescono veramente a capire cosa voglio dire con quelle parole perché non vogliono capire. Solo chi ha avuto esperienze simili alle mie può cogliere il senso profondo e nascosto di quello che scrivo. Perché tutto viene da situazioni e sentimenti reali che provo: a volte è rabbia, a volte è paura, a volte sono preoccupato per il mio futuro, magari un giorno ti alzi e pensi che sei capace di fare tutto, magari il giorno dopo invece pensi che la tua vita così non va proprio.
Le tematiche che affronti nei testi di “Common Courtesy” sono in qualche modo legate ai problemi con la Victory Records?
La maggior parte di questo album è molto riflessivo. Il modo in cui mi vedo ora è completamente diverso da come mi vedevo anni fa. Quando non sei più coinvolto in avvenimenti che hai vissuto nel passato, hai comunque molto su cui riflettere. Quando stavamo scrivendo l’album stavano accadendo molte cose, pensavamo di essere giunti al capolinea! Così ci siamo detti faremo il migliore album di sempre, almeno un album da far sentire alla mia famiglia e ai miei figli dicendo loro ecco questo è l’album con cui ci siamo rovinati o attraverso il quale ce l’abbiamo fatta! Ci abbiamo messo l’anima e tutto l’album è stato un prepararsi a combattere una battaglia persa in partenza, ma eravamo comunque decisi a non permettere a nessuno di metterci i piedi in testa! Ci siamo detti: ci ribelleremo, faremo quello che ci sembra più giusto, investiremo i nostri soldi per dare un album ai fan!
Siete stati molto coraggiosi! Al posto vostro molte altre band avrebbero comunque cercato un accordo con il “nemico”, anche sottobanco, per far uscire l’album...
Si! Logicamente non c’è garanzia che questo non possa ancora accadere nel nostro caso, ma sono comunque molto orgoglioso di me stesso e dei miei amici, abbiamo fatto solo quello che ci sembrava giusto, come tante persone che ogni giorno combattono contro chi possiede un sacco di soldi e crede che solo per questo tutto ciò che fa è giusto! Noi siamo convinti di stare dalla parte della ragione in questa storia e ci difenderemo!
Quale canzone dell’album secondo te sintetizza lo spirito di “Common Courtesy”?
(Ci pensa un pò) Wow! Penso che sia proprio “I remember”. Nella prima canzone dell’album ("City of Ocala") parlo del posto da cui veniamo, di quando eravamo ragazzini, di quando stavo imparando a suonare la chitarra e suonavo le canzoni di fronte a mia madre. Nella canzone successiva ("Right Back at It Again") parlo di come abbiamo formato la band e di come siamo diventati “senza fissa dimora" girando tutti gli USA, ecc.. Cose che oggi non rifarei, ma che ho fatto perché ero giovane, perché ero emozionato, nessuno della mia famiglia aveva mai visitato l’intero continente. Avevamo 19 anni, non ce ne fregava niente se dovevamo dormire sul pavimento, perché non avremmo dovuto farlo?! Quindi questa canzone sintetizza un po’ quello che eravamo e che siamo. In effetti metto in scena una vera e propria conversazione con me stesso a proposito degli alti e bassi dell’essere un musicista che la gente riconosce. Non è una cosa che ho mai cercato di essere. Certe persone vogliono proprio essere famose e riconosciute, io, invece, voglio solo suonare e metto molto impegno in quello che faccio e sono contento se qualcuno lo riconosce. Quando ero più giovane ero molto timido e per me tutto questo è stata un’esperienza formativa: all’inizio il solo fatto di riuscire a comunicare con persone che non conoscevo affatto era un grande risultato!
Parlando del vostro stile, siete stati tra i primi gruppi a mischiare elementi molto diversi come il pop punk e il metal. Questo crea una sorta di contrasto particolare, almeno nelle “orecchie” dell’audience europea! Perché avete avuto l’esigenza di unire queste due tendenze?
All’inizio abbiamo unito questi due generi per un semplice motivo: nella città in cui vivevamo c’era un tipo, Drew Ross, bassista dei Seventh Star, che si occupava di tutto il booking degli show a Ocala (Florida). La maggior parte delle band che si esibiva faceva parte della scena hardcore, quindi siamo cresciuti andando a concerti metal e hardcore, ma al tempo stesso avevamo una grande passione anche per gruppi come i Blink 182 e i New Found Glory. Alla fine degli anni ’90 il pop punk e il punk in generale andavano per la maggiore, infatti, prima di approcciare la musica metal, ho attraversato la fase punk e mi piacevano band come i Rage Against The Machine, Pennywise, Nofx, Less than Jake. Quando è arrivato il nostro turno di suonare dal vivo nella nostra città, non potevi neanche pensare di proporre canzoni che non contenessero parti metal! Era come dire: ok suoniamo pop punk ma ci saranno anche parti heavy! E’ stata, quindi, la scena musicale della nostra città che ha creato il nostro stile.
Sono curiosa di sapere come risponderai a una domanda che faccio spesso ai gruppi: cosa pensi del fatto che nella scena metal ci siano ancora poche musiciste? Quali sono le band in cui suonano delle donne che più ti piacciono?
(Ci pensa un pò) Mi piacciano gli In This Moment. Il fatto che ci siano poche donne nel metal non è molto positivo, mi piacerebbe vedere più musiciste coinvolte nella scena e nell’industria musicale. Sarebbe bello poter confrontarsi con una prospettiva diversa, con un punto di vista femminile sulla vita. Non abbiamo mai fatto un tour con una band in cui suonano donne, ma sarebbe forte incontrare queste band e capire come percepiscono cosa sta accadendo intorno a noi, perché sicuramente il loro punto di vista è diverso da quello di noi uomini! Ma capisco anche che nella musica, in generale, c’è una sorta di censura serpeggiante.. non abbiamo molto la possibilità di avere un’opinione..se hai troppo le idee chiare fai paura. Dipende, quindi, dal messaggio che vuoi mandare e anche dal genere che vuoi suonare. Ci sono molte donne nella musica pop e country, ma come dicevamo, sono molto orientate verso un atteggiamento sensuale.
(Intanto entra il tour manager a dirmi che sta finendo il tempo a disposizione) Dicci quali sono i prossimi impegni live degli ADTR.
Non siamo ancora sicuri dei progetti futuri ma sicuramente dopo questo tour europeo andremo in Australia per il Soundwave Festival, in seguito ritorneremo negli USA per il Self Help Festival, poi sicuramente faremo un tour negli Stati Uniti, ma non abbiamo stabilito ancora niente!
A nome di Metalwave.it ti ringrazio per l’intervista e prima di salutarci ti chiedo di comporre un Haiku!
(Ci pensa un pò) Fuori è buio. Sono in una cella. Lo show andrà bene! (Ride) Grazie e un saluto!
(La stanza dove ho intervistato Jeremy nel backstage dell’Alcatraz assomiglia veramente a un cella del carcere!)
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