Intervista: Hyades

Nessuna Descrizione Alfieri del thrash tricolore gli Hyades portano avanti da anni un discorso musicale decisamente valido, sentiamo cosa Mark Negonda, chitarrista della band, ci ha svelato a proposito del nuovo cd "The Roots of Trash".

 

Come si è evoluto il vostro sound dagli esordi?

Mark Negonda :: L’evoluzione del sound ha seguito un continuo appesantimento sonoro, a partire dallo speed power degli esordi (seconda metà anni Novanta), al power di stampo teutonico dell’attuale metà carriera, fino al thrash metal di oggi, per lo più etichettabile come un’interpretazione del sound americano tra East Coast e West Coast.

E’ gia il vostro terzo lavoro discografico che esce sotto Mausoleum Records. Come vi trovate con questa piccola casa discografica?

Mark Negonda :: Non ci possiamo lamentare del trattamento generale che abbiamo finora avuto con l’etichetta, non ci sono mai stati seri problemi e tutti e tre gli album garantiti dal nostro attuale contratto con loro sono stati pubblicati. Quindi sul piano più prettamente contrattuale, ritardi a parte, possiamo essere soddisfatti, così come della distribuzione decisamente valida. Per quanto riguarda altre iniziative che dovrebbero rientrare nel lavoro di un’etichetta invece avremmo qualcosa da ridire, specie per la scarsa promozione, soprattutto in sede live. Ma da un’etichetta così piccola e al tempo stesso con molte band, onestamente credo sia difficile pretendere qualcosa in più di quello che ad oggi abbiamo avuto.

Siete in giro dal 1996. Cos’è cambiato nella band da allora?

Mark Negonda :: A parte il sound di cui si parlava prima e a parte la formazione che ha subito diversi mutamenti, direi che quello che più è cambiato è lo spirito e l’intenzione, in generale il modo stesso di vivere la band. Se penso ad anche solo 5 o 6 anni fa, la band era tutto per noi, il 90% del nostro tempo e delle nostre energie veniva risucchiato dagli Hyades; oggi per forza di cose il tempo da dedicare è minore, ma ne ha guadagnato in qualità, forti delle esperienze passate siamo in grado di meglio focalizzare le energie per ottenere i risultati migliori possibili da questa band che ancora oggi ci da un sacco di soddisfazioni.

Parlateci un po’ della vostra attività live.

Mark Negonda :: Fino a qualche anno fa suonavamo anche 30/40 concerti in un anno, non risparmiando nemmeno la peggiore bettola della Pianura Padana. Oggi invece, per il discorso che ti facevo, ci concentriamo più sulla qualità che sulla quantità, e questo vuol dire necessariamente ridurre il numero di performance a vantaggio di un risultato migliore, il che molto spesso vuol dire suonare all’estero. In Europa abbiamo sempre un buon seguito e sono sempre molte le richieste di concerti in giro per il Vecchio Continente, al contrario di quanto accade nel Bel Paese, dove sempre meno spesso ci troviamo a suonare (anche se l’ultima data in Italia a Milano è stata una delle migliori della stagione!)

Siete stati inclusi da Metal Hammer U.K. tra le trenta thrash metal band più rappresentative del mondo, assieme a nomi quali Exodus, Forbidden e Municipal Waste. Com’è andata la faccenda e cosa potete dire a riguardo?

Mark Negonda :: Come è andata onestamente non saprei, dovresti chiedere a MH! Siamo venuti a conoscenza del nostro inserimento in classifica solo a posteriori e la notizia non ha potuto che lusingarci e gasarci tantissimo. Quando certi riconoscimenti vengono dall’estero e per di più da una testata così autorevole hanno ancor più significato di quanto possa averne in generale venire considerati una delle band più rappresentative al mondo per un certo genere musicale.

Visto che si parla sempre di competizione tra le varie band italiane volevo chiedervi, al contrario, se siete particolarmente in amicizia con qualcuna e, se potete, di consigliare ai lettori di MetalWave qualche valido gruppo tricolore.

Mark Negonda :: Di vera e propria rivalità non credo si sia mai potuto parlare per quanto riguarda noi e qualsiasi altra band, anche se questo malcostume tipicamente italiano lo conosciamo bene. Abbiamo sempre cercato di essere onesti e di evitare doppi giochi, ma più per carattere personale: così siamo nella vita quotidiana e così siamo sempre stati nella musica e nella vita di band. Che poi qualcuno ci abbia maledetto per qualche rece positiva di troppo o per qualche voto troppo alto, la cosa non mi stupisce ma al tempo stesso mi lascia del tutto indifferente, fa parte dei giochi.

Com’è nata l’idea di riproporre nel vostro ultimo cd una cover degli Offspring, gruppo parecchio lontano dal genere che proponete?

Mark Negonda :: Fare una cover di un pezzo degli Exodus o di qualsiasi altro gruppo thrash metal avrebbe avuto sinceramente poco senso. Per come intendiamo le cover, queste devono essere in primis motivo di divertimento per noi che le suoniamo e per la gente che le ascolta. E rifare un pezzo della nostra adolescenza, di una band così lontana dal nostro sound, è stata sicuramente una cosa molto divertente.

Come si svolge il lavoro all’interno degli Hyades? C’è un compositore principale o i pezzi nascono da tutta la band?

Mark Negonda :: L’idea di un nuovo pezzo nasce e viene sviluppata quasi interamente da Lorenzo, quando arriva agli altri della band il pezzo ha praticamente già tutto, dalla batteria alla linea di voce; il tutto viene poi rivisto da ciascuno di noi e interpretato con il proprio tocco senza snaturare l’idea di fondo, ovviamente se questa è valida (come è nel 90% dei casi...)!

Da qualche tempo in line-up figura come bassista Jerico, già membro di S.R.L. e Subliminal Crusher. Come vi gestite, visto che lui non abita propriamente vicino a voi? E come siete venuti in contatto con lui?

Mark Negonda :: Jerico è amico di vecchia data del nostro batterista Rod, suonano assieme da una vita e quando abbiamo avuto bisogno di un nuovo bassista la scelta è caduta quasi naturalmente su di lui. Entrambi vivono a Terni e questo in parte riequilibra gli assetti geografici della band!

Parlateci un po’ della vostra collaborazione con il famoso Ed Repka, copertinista anche di Megadeth, Death ed altre band.

Mark Negonda :: Il rapporto con Repka è nato quasi per scommessa, non credevamo certo fin da subito che un artista del suo calibro e con certe collaborazioni alle spalle accettasse di lavorare per noi. In realtà il tutto si è svolto in maniera naturale e prolifica per quanto riguarda il primo album, dalla proposta del soggetto da parte nostra alla sua realizzazione, quindi è stato percorso naturale proseguire anche per il terzo disco e vedremo il futuro cosa porterà. Repka è un marchio di fabbrica per il genere come può essere Marshall per il power, diciamo che è un biglietto da visita non indifferente per chiunque presentarsi sul mercato con una copertina firmata da un artista del genere.

A voi l’ultimo spazio per dire quello che volete ai nostri lettori.

Mark Negonda :: Un grazie a voi per lo spazio e la disponibilità e un saluto ai vostri lettori e a chi in generale segue la scena underground!

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Intervista di Clode Articolo letto 2237 volte.

 


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