Intervista: Spite Extreme Wing
Ave Argento. Innanzitutto i doverosi ringraziamenti per il tempo che ci concedi. E poi lasciami dire che per me è un vero onore intervistarti.
Grazie per l’interessamento e per il supporto
Prima di intraprendere il viaggio che porterà i nostri lettori a conoscere a fondo lo spettacolare “Non Dvcor, Dvco”, volevo chiederti se potresti darci una breve bio della tua Creatura, a vantaggio di chi, ahiloro, non ha avuto modo di conoscervi
Gli Spite Extreme Wing nascono dall’unione di Argento (chitarra e voce), Azoth (basso e keys) e Fog (batteria) nel 1998. Ogni membro annovera diverse precedenti esperienze con altri gruppi (Esmegor, Abside e Sacradis – questi ultimi tuttora attivi). Scelto il nome Spite Extreme Wing viene registrato il demo omonimo nel maggio del 1999. Questo viene stampato in cassetta, limitato a 500 copie, dalla Ordo Obscuri Domini nel 2000. Nello stesso anno il gruppo firma un contratto con la Beyond... Prod. Nel 2002 esce il primo full-lenght ‘Magnificat’. Nel 2003 Fog lascia il gruppo e al suo posto subentra Rigel – ex batterista dei Detestor e degli Antropofagus. Nell’estate del 2003 gli SEW registrano il nuovo full-lenght album – ‘Non Dvcor, Dvco’ – dentro al Forte Geremia, costruzione militare ottocentesca sita sui monti liguri del Faiallo. L’intero album viene registrato sperimentando l’utilizzo dei soli riverberi naturali. Nell’estate 2004 esce per Behemoth Prod ‘Non Dvcor, Dvco’. Dopo questo secondo full-lenght torna dietro le pelli Fog. Nel marzo del 2005 il gruppo registra in presa diretta ‘Kosmokrator’ (Magnificat parte II) all’interno d’un luogo incredibile: una chiesa romanico-gotica del ponente ligure costruita nel XII secolo dai magistri Antelami. Vengono così utilizzati, anche questa volta, solo riverberi naturali. L’album è formato da vecchi pezzi (‘95/’02) mai registrati per cause contingenti, non è quindi da considerarsi un nuovo lavoro, bensì un completamento di Magnificat, che già rappresenta un compendio di anni d’attività. ‘Kosmokrator’, nel momento in cui scrivo, non è ancora edito.
“Non Dvcor, Dvco”. Quali sono le tue sensazioni per il successo riscosso dal vostro secondo album, che ha bissato, se non superato, le favorevoli considerazioni del precedente “Magnificat”?
Non credo che si possa parlare di successo. Il disco, seppur difficile ed ermetico, è piaciuto molto, soprattutto qui in Italia. All’estero però le risposte sono state scarse. In ogni caso, il mio intento primario era – ed è – quello di comunicare agli italiani, e, come suddetto, il pubblico nostrano si è dimostrato ricettivo.
Come per il precedente album hai scelto un titolo in lingua latina: come mai?
L’Occidente cristiano non ha una lingua sacra bensì una lingua liturgica, che è appunto il latino. Ogni parola o motto acquista in latino una grande forza spirituale - anche fuori dallo stesso contesto cristico. Per il lavoro in uscita è stata invece scelta una parola greca: Kosmokrator. Anche questo termine riporta ad una profondità sacra.
Qual è il significato di “Non Dvcor, Dvco”?
‘Non sono guidato, guido!’ E’ un motto carico di significati, è stato scelto come titolo dell’album soprattutto a suggello di una personalità italica oramai scissa dal decadente ‘scandinavismo’.
L’album è un concept? Oppure, pur non essendo un Concept Album, i pezzi sono legati fra loro da un filo conduttore?
L’album è indubbiamente basato su un Concetto: tutto ruota attorno a ‘le vie della realizzazione di sé’. Inoltre, ogni brano concorre a formare la macrocanzone che è il disco stesso. Posso così concludere asserendo che Non Dvcor, Dvco è un lavoro decisamente omogeneo sia a livello concettuale che musicale.
Cosa pensi di gruppi che, seppur sono italiani, vanno in giro a scopiazzare le bans scandinave? Non sono pochi quelli che inneggiano al “Freddo Nord”, a Odino, a Thor et similia…
La natura nordica e i suoi miti pagani esercitano un grande fascino, ed in questo non vi è nulla di male. Il problema è d’altro ordine: quando ci si cimenta in una forma espressiva è perché si sente l’esigenza di dire qualcosa di sé. Se i testi di un gruppo italiano sono spurie citazioni delle Edda, vuol dire che l’anzidetto gruppo si sente innanzitutto fuori luogo nella sua realtà peninsulare – viene così a mancare il legame tra terra ed espressione che è così forte nei paesi natali del genere. Inoltre, sempre nel suddetto caso, questo gruppo tradirebbe una certa ignoranza in fatto di dottrine e simbolismo tradizionale; infatti, secondo il principio dell’unità trascendente e primigenia dei culti, i miti nordici sono gli stessi – a livello di dottrina e simboli – di quelli che possiamo trovare nel paganesimo solare ‘nostrano’. Molti degli ascoltatori di Black Metal si sentono attratti dalla mitologia nordica perché è l’unica che conoscono.
Credi che l’Italia del Metal guarirà dall’esterofilia e, quindi, guardi di più a bands di casa nostra?
Penso che l’Italia non possa fare altrimenti. Le attuali proposte scandinave sono oramai vuote, prive di contenuti e d’ispirazione. O si accetta la morte del genere o lo si fa rinascere in altra forma ed in altro luogo. L’Italia potrebbe dire molto in futuro. Quale paese riuscirà a prendere in mano lo scettro vacante?
E come vedi la scena Nazionale?
Senza dubbio in ascesa, e ciò è rassicurante ma ancora non basta, manca un cardine.
Per concludere questo discorso: credi che riusciremo a far valore di più i nostri prodotti, però senza bisogno di dar via il culo ad MTV?
Non saprei. La musica è stata divisa in due: da una parte vi è l’industria e il commercio, dall’altra la libera espressione destinata però ad un eterno underground. Tra i due mondi non può esserci più contatto
Dal “Festival della Domanda Ovvia”: cosa ne pensi di Internet quale veicolo per la diffusione di musica attraverso lo scambio di mp3?
Se potessi cancellerei internet dalla faccia della terra, subito e senza il minimo pentimento.
Torniamo ora agli SEW: quali saranno i vostri futuri progetti?
Come ho accennato nella bio: abbiamo appena registrato Kosmokrator (Magnificat parte II), un album contenente vecchi pezzi inediti che non volevo finissero nel dimenticatoio. Sono molto soddisfatto del lavoro che suona grezzo e naturale, ha molto spirito, ed è legato al fantastico luogo in cui è stato registrato: un posto veramente magico.
Stiamo per giungere alla conclusione. Ma prima una domanda alla quale spero tu voglia rispondere. Chi è Argento? Cioè, qual è il tuo pensiero, il tuo approccio alla musica…?
Argento è uno spirito libero anelante conoscenza. La musica degli SEW è la biografia spirituale mia, e di chiunque abbia intrapreso questa via alla conoscenza.
Bene Argento. Quella era l’ultima domanda. Ti saluto e ti ringrazio nuovamente per avermi dato l’opportunità di poterti fare quest’intervista. Vuoi concludere tu salutando come meglio preferisci i lettori di MetalWave.it?
Grazie per l’intervista e per il supporto. SI SPIRITUS PRO NOBIS, QUIS CONTRA NOS?
Intervista di Lord Lucyfer Articolo letto 5825 volte.
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