Intervista: To Kill

Nessuna Descrizione Roma Hardcore! Abbiamo l'onore di scambiare 2 chiacchere con Jai, batterista dei To Kill, reduci da un tour che li ha visti in tutta Europa insieme a Parkway Drive, Bury Your Dead e Suicide Silence. Vediamo che ci dice...

 

Cominciamo dall'inizio: com'è iniziato il progetto To Kill?

Jai :: I Tokill hanno cominciato il loro percorso nell’estate del 2004, come un’idea di alcuni amici che, avendo suonato insieme per anni in altri gruppi, avevano voglia di iniziare un nuovo gruppo con l’intento di suonare più possibile, un gruppo che veicolasse i loro stati d’animo e le loro passioni. Il resto poi è venuto abbastanza da sé, da subito abbiamo cominciato a dedicare ai Tokill moltissimo delle nostre vite ed ora dopo 250 concerti in giro per il mondo, siamo ancora qui, con un nuovo disco in uscita e la voglia di suonare che è sempre la stessa.

Il vostro nuovo lavoro, “When Blood Turns Into Stone”, è una vera chicca dell'hardcore odierno. Ci puoi spiegare il percorso che vi ha portati a scrivere questo album?

Jai :: Grazie innanzitutto per le lusinghiere parole, comunque questo disco è nato come i nostri precedenti, cioè con l’impegno di tutti e cinque nel cercare di tirare fuori il meglio gli uni dagli altri. Ovviamente col tempo le influenze che si avvertono musicalmente cambiano e si matura, quindi credo che questo disco sia un po’ diverso dai precedenti. Forse è un po’ più cupo, tutto sommato un po’ più metal, ma questo non significa che non manchino le parti più roccheggianti, anzi. Devo dire che con questo disco il nostro intento, che credo sia riuscito poi nel risultato finale, era di rimarcare tutte le influenze che ci contraddistinguono, cercando di valorizzarle. Credo che tutti gli elementi dei Tokill siano presenti sostanzialemente in misura maggiore: forse è il disco per questo più personale che abbiamo mai realizzato ed è proprio per questo che ne siamo così soddisfatti. Direi che è un disco dove si avverte l’energia e l’urgenza che ci contraddistinguono, un disco assolutamente hardcore proprio per questo.

E per quanto riguarda i testi, avete continuato sulla stessa scia dei precedenti?

Jai :: I nostri testi hanno sempre riflettuto il nostro modo di vedere le cose, le persone, le situazioni che ci circondano, il mondo che sta correndo velocemente in un senso spesso sbagliato, quindi direi che in quest’ottica nulla è cambiato. Di certo non ci siamo messi a scrivere canzoni sulla fidanzata del liceo ecco. I nostri testi sono molto duri, alle volte dolorosi, ma non privi di speranza: c’è sempre una voglia di spronarsi a cambiare in meglio quello che non va nelle cose che ci sono intorno. Definire i nostri testi non è facile perché affrontano molte tematiche diverse, sia sociali che personali, ma direi che rispecchiano il nostro modo di vedere il mondo, la socialità o più semplicemente il microcosmo che ci è più vicino, come la scena hardcore ed i suoi mutamenti nel tempo.

Se dovessi scegliere una canzone preferita di “When Blood Turns Into Stone” quale sceglieresti?

Jai :: Devo dire che ci sono molti pezzi che mi piacciono, anzi forse, per la prima volta in un nostro disco, mi soddisfano tutti i pezzi presenti, ma forse la mia preferita è “Now Or Never”, per via del riff lento e sludgy nel finale e dell riff veloce un po’ thrash.

E dell'intera discografia?

Jai :: Questa è una domanda tostina eh! Sinceramente non so trovare una canzone che sia la mia preferita in assoluto, posso dirti però che la più divertente da suonare è “Commit Suicide” che è presente nel nostro primo disco, perché ogni volta che la facciamo c’è sempre un sacco di gente che canta a squarciagola e fa un casino sotto il palco, che è la più grande soddisfazione per noi cinque.

Come vi trovate con la GSR Record?

Jai :: Assolutamente benissimo. Loro sono una realtà importantissima, forse ormai la più importante, nell’hardcore europeo. Lavorano moltissimo per i loro gruppi ed hanno un roster di gruppi veramente fantastico. Ci hanno inoltre sempre aiutato e supportato in ogni occasione, quindi direi che non potremmo essere più felici con loro

La scena hardcore romana è veramente fitta e in continuo sviluppo, cosa ne pensi? Avete qualche rapporto stretto con qualche band?

Jai :: La scena romana da sempre ha delle potenzialità enormi e dei gruppi assolutamente fantastici, anche attualmente, anche in generi molto diversi tra loro, dal metal all’oldschool, fino allo screamo. Ultimamente con questa enorme ondata dell’emo-metal-core o come si chiama, che sta diventando ormai un genere davvero “mainstream”, ci sono molti ragazzi nuovi ai concerti. Spero che però non siano destinati a scomparire tra poco tempo, quando poi la moda del momento magari finirà. Per quanto riguarda i gruppi, noi siamo legati a molti dei gruppi romani, con i quali siamo molto amici, come Jet Market, Strength Approach, Scenario, Inferno, Think About, Doomsday e tantissimi altri. Inoltre ci sono molti nuovi gruppi che meritano assolutamente, come the Beauty, Curtain, I Am The Tiger per nominarne solo alcuni.

E per quanto riguarda la nuova ondata che fa impazzire i giovani, il cosidetto “Metalcore”, con i classici ritornelli melodici e strofe made in Svezia, cosa ne pensate?

Jai :: Come ti dicevo, spero che molti dei ragazzi che frequentano la scena (perché ora la grande moda è il metalcore) non siano solo di passaggio nella scena hardcore, ma magari possano radicare il loro interesse a partire da qui. Credo che nel metalcore ci siano dei gruppi molto validi, certo è che quando tutti i gruppi cominciano a suonare la stessa cosa, spesso la qualità ne risente e molti dei gruppi non sono che delle fotocopie dei nomi più grandi. Con questo non voglio dire che non si possa fare metalcore senza essere originali, ma che spesso, cercando di suonare come il gruppo alla moda del momento, si perde un po’ di originalità e, forse, di personalità.

Non nascondete il fatto di essere Straight Edge. Questo cosa significa nella vostra vita personale ma sopratutto nella band?

Jai :: Noi siamo un gruppo straightedge, questo però non significa che siamo un gruppo solo per chi è straightedge, anzi. Noi vogliamo portare il nostro messaggio di rispetto a tutti, vogliamo che lo straightedge non sia visto come un pretesto per dividere, ma anzi, per poter apprezzare la diversità, il confronto su temi importanti come, appunto, una scelta di consumo e politica profonda come lo straightedge. Per noi essere straightedge non è soltanto non bere e non fumare, ma una scelta di sobrietà e attenzione verso i problemi nel mondo che ci circonda. Crediamo che sia un punto di partenza per una rivoluzione personale più ampia, non un punto di arrivo, in cui spesso ci si sente soddisfatti tra pochi.

Avete concluso da poco un tour europeo con Parkway Drive, Bury Your Dead e Suicide Silence, che vi ha visti di turno pure a Bologna. Che approccio ha verso i vostri confronti il pubblico delle altre nazioni (contando anche che alcune di queste ultime band fanno un genere ben diverso dal vostro)?

Jai :: Devo dire che in generale, per l’hardcore in genere e quindi anche per noi, c’è molta più attenzione in altri paesi che non in Italia. Ad esempio in Germania, dove la scena hardcore, metal o in genere alternativa ha un riscontro decisamente maggiore. Proprio per questo alcuni dei concerti più incredibili a cui abbiamo mai partecipato sono stati in Germania. Ovviamente poi generalizzare è riduttivo, infatti abbiamo avuto spesso concerti indimenticabili anche in nazioni magari dove l’hardcore è ancora un genere decisamente di nicchia, come la Polonia o, ultimamente, la Russia (assolutamente incredibile!). Il tour con i Parkway Drive, Bury Your Dead e Suicide Silence è stato comunque assolutamente indimenticabile, da ogni punto di vista, anche umano. Infatti ci siamo trovati con tutti i gruppi come se fossero amici da tutta una vita anche dopo pochi giorni, davvero un’esperienza bellissima.

Bene, questo è tutto, a voi lo spazio per i lettori di Metalwave che ancora non vi conoscono!

Jai :: Grazie mille per l’intervista, speriamo di vederci in giro da qualche parte con tutti voi. Nel frattempo, non siate idioti, abbiate rispetto per le differenze, supportate la vostra scena perché i grandi gruppi americani vengono e vanno, ma la scena hardcore vicina a voi va supportata perché è lì che molto ha inizio. Considerate il vegetarianesimo e il veganesimo come scelte di rispetto verso gli animali e il pianeta. Ah si, ultima cosa. Fate stage diving come piovesse ai concerti! Grazie ancora!

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Intervista di Machinesofhate Articolo letto 2105 volte.

 


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